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ueshiba69
Utente Cancellato
Su "Quattroruote", nell'articolo sul caro carburanti intitolato "E questa la chiamano concorrenza…", si sottolineava come nel 2006 non fosse esistita di fatto una vera concorrenza sui prezzi, che pure erano stati liberalizzati nel 1994. Mentre, all'estero, quanto meno, vi è l'alternativa dei carburanti no logo e degli impianti gestiti direttamente dagli ipermercati.
Abbiamo visto che i prezzi della benzina e del gasolio in concomitanza dei ponti del 25 aprile e del 1° maggio sono decisamente lievitati: "Ogni anno, in occasione degli esodi, i listini alla pompa si scaldano, e i prezzi aumentano concretizzando una vera e propria mazzata a danno degli automobilisti", lamenta il Codancons. Con il record storico dell'euro sul dollaro, che ha raggiunto 1,3682 sul dollaro e si è rivalutato di oltre il 10 per cento negli ultimi mesi, i rincari dei prezzi delle benzine (1,3 euro al litro la verde, 1,150 il gasolio da autotrazione) sono "assurdi ed irragionevoli", protestano le associazioni dei consumatori, Adusbef e Federconsumatori.
"Siamo d'accordo con i benzinai quando parlano di eccessivo peso fiscale sul prezzo della benzina, ma non bisogna dimenticare che sulla restante parte non coinvolta da accise e Iva, non esiste concorrenza". Così il Codacons risponde alla campagna lanciata oggi dai gestori, secondo cui un litro di verde costerebbe meno di un litro d'acqua o di latte. "Sul peso fiscale i benzinai non hanno torto – afferma il presidente Codacons, Carlo Rienzi – e su tale aspetto il Governo ha una pesante responsabilità, avendo annunciato una sterilizzazione dell'Iva, che di fatto non si è mai vista.
Ma se da un litro di verde togliessimo tasse e accise, scopriremmo che su ciò che resta (ossia il prezzo che dovrebbe essere regolato dal mercato) non esiste concorrenza, e le differenze di prezzo tra gestori sono minime e irrisorie. Il Governo non può più latitare – conclude Rienzi – e deve intervenire per ridurre le tassazioni sui carburanti sterilizzando l'Iva come annunciato tempo fa o tagliando i contributi per guerre e calamità varie che da decenni gravano sulle tasche degli automobilisti".
Le industrie petrolifere, dal canto loro, mostrano i loro dati e ricordano le tappe che hanno portato nel 1994 alla liberalizzazione dei prezzi di benzina e gasolio. Potete leggere il loro punto di vista sul sito dell'Unione Petrolifera.
! E’ dal 1935 infatti che alla benzina vengono annesse imposizioni fiscali per far fronte ad un impegno militare o ad un disastro civile.
Non volendo scendere nel merito del perché debba essere tassata la benzina per far fronte a tali spese, viene da chiedersi: “come mai queste tasse non siano mai state tolte ???”.
L’Adoc ha reso nota, tutte le tappe di questi aumenti, una lista ingiustificabile di tutte le voci aggiunte negli anni (e mai tolte!) al totale dei distributori.
I prezzi finali dei carburanti attualmente sono dati dal prezzo industriale a cui va aggiunta l'accisa e l'Iva al 20% sul totale delle prime due voci.
Nonostante le punte di 1,2 toccate in alcuni distributori italiani, del prezzo pagato per un litro di verde, solo 0,419 euro sono legati all'effettivo costo del carburante: la parte rimanente, pari a 0,754 euro è riconducibile a tasse (0,56 euro il peso dell'accisa e 0,195 quello del'Iva).
Il discorso può sembrare quasi incomprensibile se non si conosce cos'è l'accisa.
Le accise, non più al singolare ma al plurale, sono le imposte sui carburanti che da Mussolini in avanti i vari governi hanno aggiunto al prezzo della benzina come “una tantum”, dimenticando poi di cancellarle ad emergenza finita, divenendo così “una semper”
e sono: (IN LIRE)
* 1,90 lire per la guerra di Abissinia del 1935;
* 14 lire per la crisi di Suez del 1956;
* 10 lire per il disastro del Vajont del 1963;
* 10 lire per l'alluvione di Firenze del 1966;
* 10 lire per il terremoto del Belice del 1968;
* 99 lire per il terremoto del Friuli del 1976;
* 75 lire per il terremoto dell'Irpinia del 1980;
* 205 lire per la missione in Libano del 1983;
* 22 lire per la missione in Bosnia del 1996;
* 39 lire per il rinnovo del contratto degli autoferrotranviari del 2004.
Secondo voi navigatori cosa dovrebbe fare concretamente il Governo per fare sì che vi sia vera concorrenza e che le compagnie petrolifere aggiornino immediatamente i prezzi alla pompa quando scende il costo del barile di petrolio e l'euro guadagna forza sul dollaro e non aumentino immediatamente i prezzi al minimo segnale d'aumento del barile?
Pensate che il Governo debba congelare la tassazione su benzina e gasolio per evitare che anche la componente fiscale lieviti insieme al prezzo del petrolio o, al contrario, considerate che il continuo aumento dei prezzi dei combustibili alla lunga sarà un bene in quanto renderà più rapidamente competitive le energie alternative (biocombustibili, eolico, solare)?
Abbiamo visto che i prezzi della benzina e del gasolio in concomitanza dei ponti del 25 aprile e del 1° maggio sono decisamente lievitati: "Ogni anno, in occasione degli esodi, i listini alla pompa si scaldano, e i prezzi aumentano concretizzando una vera e propria mazzata a danno degli automobilisti", lamenta il Codancons. Con il record storico dell'euro sul dollaro, che ha raggiunto 1,3682 sul dollaro e si è rivalutato di oltre il 10 per cento negli ultimi mesi, i rincari dei prezzi delle benzine (1,3 euro al litro la verde, 1,150 il gasolio da autotrazione) sono "assurdi ed irragionevoli", protestano le associazioni dei consumatori, Adusbef e Federconsumatori.
"Siamo d'accordo con i benzinai quando parlano di eccessivo peso fiscale sul prezzo della benzina, ma non bisogna dimenticare che sulla restante parte non coinvolta da accise e Iva, non esiste concorrenza". Così il Codacons risponde alla campagna lanciata oggi dai gestori, secondo cui un litro di verde costerebbe meno di un litro d'acqua o di latte. "Sul peso fiscale i benzinai non hanno torto – afferma il presidente Codacons, Carlo Rienzi – e su tale aspetto il Governo ha una pesante responsabilità, avendo annunciato una sterilizzazione dell'Iva, che di fatto non si è mai vista.
Ma se da un litro di verde togliessimo tasse e accise, scopriremmo che su ciò che resta (ossia il prezzo che dovrebbe essere regolato dal mercato) non esiste concorrenza, e le differenze di prezzo tra gestori sono minime e irrisorie. Il Governo non può più latitare – conclude Rienzi – e deve intervenire per ridurre le tassazioni sui carburanti sterilizzando l'Iva come annunciato tempo fa o tagliando i contributi per guerre e calamità varie che da decenni gravano sulle tasche degli automobilisti".
Le industrie petrolifere, dal canto loro, mostrano i loro dati e ricordano le tappe che hanno portato nel 1994 alla liberalizzazione dei prezzi di benzina e gasolio. Potete leggere il loro punto di vista sul sito dell'Unione Petrolifera.
L’Associazione consumatori commenta e approfondisce la notizia secondo cui per ogni € 25,82 (le vecchie 50.000 lire) di benzina pagate
al distributore € 18,07 (35 mila di vecchie lire) sarebbero di tasse tra accise e Iva.
al distributore € 18,07 (35 mila di vecchie lire) sarebbero di tasse tra accise e Iva.
Non volendo scendere nel merito del perché debba essere tassata la benzina per far fronte a tali spese, viene da chiedersi: “come mai queste tasse non siano mai state tolte ???”.
L’Adoc ha reso nota, tutte le tappe di questi aumenti, una lista ingiustificabile di tutte le voci aggiunte negli anni (e mai tolte!) al totale dei distributori.
I prezzi finali dei carburanti attualmente sono dati dal prezzo industriale a cui va aggiunta l'accisa e l'Iva al 20% sul totale delle prime due voci.
Nonostante le punte di 1,2 toccate in alcuni distributori italiani, del prezzo pagato per un litro di verde, solo 0,419 euro sono legati all'effettivo costo del carburante: la parte rimanente, pari a 0,754 euro è riconducibile a tasse (0,56 euro il peso dell'accisa e 0,195 quello del'Iva).
Il discorso può sembrare quasi incomprensibile se non si conosce cos'è l'accisa.
Le accise, non più al singolare ma al plurale, sono le imposte sui carburanti che da Mussolini in avanti i vari governi hanno aggiunto al prezzo della benzina come “una tantum”, dimenticando poi di cancellarle ad emergenza finita, divenendo così “una semper”
e sono: (IN LIRE)
* 1,90 lire per la guerra di Abissinia del 1935;
* 14 lire per la crisi di Suez del 1956;
* 10 lire per il disastro del Vajont del 1963;
* 10 lire per l'alluvione di Firenze del 1966;
* 10 lire per il terremoto del Belice del 1968;
* 99 lire per il terremoto del Friuli del 1976;
* 75 lire per il terremoto dell'Irpinia del 1980;
* 205 lire per la missione in Libano del 1983;
* 22 lire per la missione in Bosnia del 1996;
* 39 lire per il rinnovo del contratto degli autoferrotranviari del 2004.
Secondo voi navigatori cosa dovrebbe fare concretamente il Governo per fare sì che vi sia vera concorrenza e che le compagnie petrolifere aggiornino immediatamente i prezzi alla pompa quando scende il costo del barile di petrolio e l'euro guadagna forza sul dollaro e non aumentino immediatamente i prezzi al minimo segnale d'aumento del barile?
Pensate che il Governo debba congelare la tassazione su benzina e gasolio per evitare che anche la componente fiscale lieviti insieme al prezzo del petrolio o, al contrario, considerate che il continuo aumento dei prezzi dei combustibili alla lunga sarà un bene in quanto renderà più rapidamente competitive le energie alternative (biocombustibili, eolico, solare)?
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