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"È l'ultima occasione di rilancio per Seat. Se oggi ci volessimo liberare del marchio bisognerebbe pagare qualcuno perché lo prenda". Parole durissime quelle pronunciate da James Muir, amministratore delegato della Casa spagnola di proprietà Volkswagen, chiamato a raddrizzare il timone in mezzo a un mare in tempesta. Già, perché la Seat naviga in acque agitate ormai da anni. Vediamo perché.
Poca "fiesta" e tanti problemi. Da quando Seat è entrata nell'orbita di Volkswagen (è del 1982 il primo accordo tra le due case, mentre negli anni Novanta venne perfezionata l'acquisizione da parte di Wolfsburg) la Seat ha raggiunto l'apice del successo nel 2000, ma in seguito le vendite sono calate fino alle 303.230 unità dell'anno scorso. Inoltre, la fabbrica iberica di Martorell sta lavorando al 60% delle sue capacità (301.287 unità prodotte nel 2009): per saturare gli impianti il gruppo Volkswagen ha deciso di assemblare qui la futura Audi Q3, una Suv compatta che dovrebbe far concorrenza alla BMW X1.
Obiettivo per il 2018: 800 mila vetture l'anno. È quanto prevedono gli ambiziosi piani di Volskwagen per Seat. In base a quest'ipotesi le vendite della Casa spagnola dovrebbero più che raddoppiare nel giro di pochi anni, un dato che la dice lunga su quanto siano delicate le prossime tappe, a cominciare dal lancio dei nuovi prodotti. Inoltre, le ottime performance di Skoda (684.226 unità vendute nel 2009) hanno messo ancor di più in risalto le difficoltà di Seat all'interno del gruppo Volkswagen. Così Muir sta pensando a un modo per ritrovare un'identità di marca, che oggi appare confusa, nonostante buone vetture, come la Ibiza, dall'estate disponibile anche in versione station wagon, o come la Exeo, l'ammiraglia derivata dalla vecchia Audi A4. Infine, in autunno sarà in vendita pure la rinnovata monovolume Alhambra.
"L'Alfa Romeo di Spagna". Ritrovare lo spirito latino del marchio e proporre vetture meno tradizionali e più emozionanti. È questa la ricetta, che riprende un precedente piano stilato dai tedeschi per fare della Seat "l'Alfa Romeo di Spagna", per i prossimi modelli: in rampa di lancio, nel 2011, c'è la nuova Leon, che sarà declinata in tre diverse varianti di carrozzeria, inclusa una familiare. Le sue soluzioni stilistiche dovrebbero ispirarsi al design del prototipo IBE mostrato a marzo al Salone di Ginevra. In futuro (non prima del 2012), la Seat avrà anche una citycar realizzata sulla base della Volskwagen Up!.
Parola agli analisti. Per Ian Fletcher di IHS Global Insight "la dipendenza di Seat dal mercato spagnolo e la mancanza di diffusione globale del marchio non aiutano, soprattutto alla luce della difficile congiuntura economica in Spagna. È naturale chiedersi se Seat ce la farà in così poco tempo: per raggiungere gli obiettivi, non potrà nemmeno ricorrere ai licenziamenti, perché James Muir è stato già costretto a fare marcia indietro su 300 esodi programmati. A questo punto, con il mercato dell'auto europeo in flessione, la Seat dovrà puntare sui paesi emergenti, come Brasile, Russia, India e Cina. Il guaio è che Volkswagen ha già una forte presenza in questi mercati insieme a Audi e Skoda. Per conquistare i clienti, quindi, dovrà tentare una strategia diversa, aggressiva e concreta".
Daniele Sparisci
Quattroruote
Il futuro di Seat - "È L'ULTIMA CHANCE" - News - Quattroruote
Fa pensare che rischi la chiusura Seat che vende comunque il triplo dell'Alfaromeo (105.000 auto prodotte nel 2009), mi viene da dire che dal punto di vista finanziario Marchionne non avesse poi tutti i torti.
Quello che manca a Seat è una precisa identità di marca, persino Skoda è riuscita a proporre sul mercato modelli interessanti, innovativi e con un più che valido rapporto qualità/prezzo che sono andati anche in concorrenza con la casa spagnola.
A Seat è rimasta solo un Ibiza che non sfonda ed un restyling (anche ben riuscito tutto sommato...) dell'ultima Audi A4, a mio parere già 300.000 auto sono un miracolo.
"È l'ultima occasione di rilancio per Seat. Se oggi ci volessimo liberare del marchio bisognerebbe pagare qualcuno perché lo prenda". Parole durissime quelle pronunciate da James Muir, amministratore delegato della Casa spagnola di proprietà Volkswagen, chiamato a raddrizzare il timone in mezzo a un mare in tempesta. Già, perché la Seat naviga in acque agitate ormai da anni. Vediamo perché.
Poca "fiesta" e tanti problemi. Da quando Seat è entrata nell'orbita di Volkswagen (è del 1982 il primo accordo tra le due case, mentre negli anni Novanta venne perfezionata l'acquisizione da parte di Wolfsburg) la Seat ha raggiunto l'apice del successo nel 2000, ma in seguito le vendite sono calate fino alle 303.230 unità dell'anno scorso. Inoltre, la fabbrica iberica di Martorell sta lavorando al 60% delle sue capacità (301.287 unità prodotte nel 2009): per saturare gli impianti il gruppo Volkswagen ha deciso di assemblare qui la futura Audi Q3, una Suv compatta che dovrebbe far concorrenza alla BMW X1.
Obiettivo per il 2018: 800 mila vetture l'anno. È quanto prevedono gli ambiziosi piani di Volskwagen per Seat. In base a quest'ipotesi le vendite della Casa spagnola dovrebbero più che raddoppiare nel giro di pochi anni, un dato che la dice lunga su quanto siano delicate le prossime tappe, a cominciare dal lancio dei nuovi prodotti. Inoltre, le ottime performance di Skoda (684.226 unità vendute nel 2009) hanno messo ancor di più in risalto le difficoltà di Seat all'interno del gruppo Volkswagen. Così Muir sta pensando a un modo per ritrovare un'identità di marca, che oggi appare confusa, nonostante buone vetture, come la Ibiza, dall'estate disponibile anche in versione station wagon, o come la Exeo, l'ammiraglia derivata dalla vecchia Audi A4. Infine, in autunno sarà in vendita pure la rinnovata monovolume Alhambra.
"L'Alfa Romeo di Spagna". Ritrovare lo spirito latino del marchio e proporre vetture meno tradizionali e più emozionanti. È questa la ricetta, che riprende un precedente piano stilato dai tedeschi per fare della Seat "l'Alfa Romeo di Spagna", per i prossimi modelli: in rampa di lancio, nel 2011, c'è la nuova Leon, che sarà declinata in tre diverse varianti di carrozzeria, inclusa una familiare. Le sue soluzioni stilistiche dovrebbero ispirarsi al design del prototipo IBE mostrato a marzo al Salone di Ginevra. In futuro (non prima del 2012), la Seat avrà anche una citycar realizzata sulla base della Volskwagen Up!.
Parola agli analisti. Per Ian Fletcher di IHS Global Insight "la dipendenza di Seat dal mercato spagnolo e la mancanza di diffusione globale del marchio non aiutano, soprattutto alla luce della difficile congiuntura economica in Spagna. È naturale chiedersi se Seat ce la farà in così poco tempo: per raggiungere gli obiettivi, non potrà nemmeno ricorrere ai licenziamenti, perché James Muir è stato già costretto a fare marcia indietro su 300 esodi programmati. A questo punto, con il mercato dell'auto europeo in flessione, la Seat dovrà puntare sui paesi emergenti, come Brasile, Russia, India e Cina. Il guaio è che Volkswagen ha già una forte presenza in questi mercati insieme a Audi e Skoda. Per conquistare i clienti, quindi, dovrà tentare una strategia diversa, aggressiva e concreta".
Daniele Sparisci
Quattroruote
Il futuro di Seat - "È L'ULTIMA CHANCE" - News - Quattroruote
Fa pensare che rischi la chiusura Seat che vende comunque il triplo dell'Alfaromeo (105.000 auto prodotte nel 2009), mi viene da dire che dal punto di vista finanziario Marchionne non avesse poi tutti i torti.
Quello che manca a Seat è una precisa identità di marca, persino Skoda è riuscita a proporre sul mercato modelli interessanti, innovativi e con un più che valido rapporto qualità/prezzo che sono andati anche in concorrenza con la casa spagnola.
A Seat è rimasta solo un Ibiza che non sfonda ed un restyling (anche ben riuscito tutto sommato...) dell'ultima Audi A4, a mio parere già 300.000 auto sono un miracolo.