Nel 1972 anche per l'Alfa Romeo arriva la trazione anteriore che già all'epoca fece storcere il naso a più di qualche purista del Marchio… il modello, pur se perfettibile, è razionale e moderno: quattro porte, interni abbastanza comodi, motore all'altezza della Casa del Biscione, frenata con quattro dischi (unica nella sua categoria) e tenuta di strada destinata a diventare proverbiale. Tutto questo, pur se unito ad un prezzo non proprio concorrenziale, ne fa sicuramente un modello appetibile per il mercato del tempo ed infatti all'Alfasud arriderà un notevole successo di vendita.
La piccoladi Casa Alfa, disegnata da Giugiaro nel 1971, è stata però qualcosa di più di una discussione tecnica, fu anche una questione sociale.
Gli anni settanta furono anni di forti contestazioni sindacali e la decisione di produrre la nuova piccola Alfa nello stabilimento di Pomigliano d'Arco, vicino a Napoli approntato dal 1968, creò non poche polemiche per i notevoli problemi di avvio. A qualcuno non piacque l'idea che scomparisse dal marchio Alfa Romeo la scritta Milano, specie agli operai del nord in cassa integrazione; ...pur tra proteste e contestazioni, l'Alfasud inizia la sua avventura commerciale.
La vettura è dapprima disponibile in versione berlina a quattro porte con motore 4 cilindri boxer 1186cc per 73cv-SAE, ma era prevista fin dall'inizio una versione a due porte, che nel 1973 diede vita alla versione TI.
Contraddistinta esteticamente dal frontale a quattro fari circolari, spoiler anteriore e posteriore e nuovi cerchi, manteneva la medesima motorizzazione 1186 ma con cambio a 5 marce e potenza portata a 68cv-DIN grazie all'adozione di un carburatore doppio corpo e di un maggior rapporto di compressione.
Gli interni erano caratterizzati sportivamente, anche grazie all'adozione di serie del contagiri e alla presenza della strumentazione supplementare al centro della plancia. Nuovo anche il disegno dei sedili con fascia centrale in tessuto.
Le prestazioni, per l'epoca, erano di tutto rispetto e il canto roco del boxer cominciava ad affascinare sempre di più.
Nel 1975 si punta all'arricchimento della gamma: arriva infatti l'Alfasud versione Lusso, con dotazione di serie significativamente migliorata e alcuni particolari interni modificati per aumentare il livello di confort del modello, aspetto che, finora, fu un po' trascurato. Contemporaneamente inizia la produzione della poco conosciuta versione Giardinetta, la station wagon a tre porte, più lunga di circa 40 centimetri rispetto alla berlina, con una capacità di carico che poteva arrivare a 1300 litri: come la rispettiva versione berlina 1200, anche questa versione divenne disponibile, dal 1976, nel nuovo allestimento "5m" ovvero con cambio a cinque velocità di serie.
Se il successo non arrise alla Giardinetta anche per colpa del non particolarmente indovinato design, questo fu invece uno dei punti di forza dell'accattivante versione coupè, la Sprint del 1976, ancora una volta opera della matita di Giugiaro.
Con questo modello arriva anche un più adeguato motore di 1286 cc per una potenza di 75 cavalli che dal 1977 equipaggerà anche la berlina nel nuovo allestimento Super. Quest'ultima versione, ancora una volta prevede modifiche agli interni: nuovi il volante, il disegno della plancia e i fianchetti delle porte, nonché i sedili bicolore; mentre, esternamente, solo i paraurti con fascia plasticata e pochi altri particolari secondari differenziavano il nuovo modello.
L'allestimento Super era disponibile anche con il vecchio 1200 a cinque marce che equipaggiava la versione base che rimase in listino.
La successiva tappa evolutiva risale al 1978: dapprima con la TI e la Sprint e poi anche con la Super, diventano disponibili due nuove motorizzazioni: si tratta di un 1350cc da 79 cavalli e di un 1490cc da 85cv, propulsori che contribuirono ad innalzare notevolmente le prestazioni della vettura che in questi anni cominciava a patire un po' gli attacchi della concorrenza sempre più agguerrita.
Il 1500 costituì anche l'apice dell'evoluzione del boxer Alfa negli anni settanta, nonché, ovviamente, la punta di diamante della gamma Alfasud, che nel 1979 arrivò a contare nove modelli tra berlina, Giardinetta e coupè Sprint, come si vede dal listino di quell'anno:
Alfasud N 1200 4m 4 porte
Alfasud Super 1200 4 porte
Alfasud Super 1300 4 porte
Alfasud Super 1500 4 porte
Alfasud TI 1300 2 porte
Alfasud TI 1500 2 porte
Alfasud Giardinetta 1300 3 porte
Alfasud Sprint 1300 3 porte
Alfasud Sprint 1500 3 porte
La piccola di casa Alfa ha avuto una vita di costante evoluzione senza nessuna particolare rivoluzione rispetto al primo modello. Il primo vero restyling degno di questo nome arriva solo nel 1980, quando viene lanciata sul mercato la nuova Alfasud con un riuscito aggiornamento estetico. Nonostante i lamierati siano gli stessi, la nuova versione presenta innumerevoli modifiche esterne dovute a sovrastrutture plastiche un po' pesanti ma capaci di rammodernare il disegno della vettura che risale a ben otto anni prima.
Le innovazioni riguardano anche gli interni ancora ridisegnati, ma per avere il tanto agognato portellone posteriore bisognerà attendere l'anno successivo: nel 1981, il debutto delle versioni a tre e cinque porte contribuiranno a dare al modello volumi di vendita dignitosi nonostante l'anzianità del progetto si faccia sentire.
L'arrivo della pensione, infatti, non tarderà ancora molto: nel 1983 viene presentata l'erede "Alfa 33", un auto con carrozzeria totalmente nuova ma che riprende comunque le vincenti soluzioni meccaniche della progenitrice.
La berlina esce dai listini nel 1984, ma le versioni Sprint, invece, godranno di ottima salute fino al 1989, perdendo il nome Alfasud e adottando motori fino al potente boxer 1700 con 118 cavalli (versione "Quadrifoglio Verde").
Scheda tecnica della prima Alfasud berlina 4 porte:
Motore anteriore longitudinale 4 cilindri orizzontali (boxer)
Trazione anteriore
Cilindrata di 1186 cc
Potenza di 63cv-DIN a 6000 giri/minuto
Freni a disco sulle quattro ruote
Dimensioni: lunghezza 389 cm, larghezza 159 cm
Peso: 830 kg
Velocità massima: 150 km/h
Consumo medio dichiarato di 7,6 litri per 100km
Prezzo: Lire 1.420.000 (1972, versione 1200 4 porte)
Curiosità:
Come già detto l'Alfasud utilizza un avantreno che, per quel che riguarda i freni, assomiglia al retotreno dell' Alfetta e delle eredi, poiché caratterizzato dai freni "on board". Questa soluzione limitava sicuramente le masse non sospese, ma dava luogo a due effetti indesiderati, sull'Alfasud (poi corretti con l'erede 33, dove i dischi tornano in posizione normale):
1. Poiché non opportunamente coperti, in caso di strada bagnata, i dischi freni venivano investiti dall'acqua scaricata dagli pneumatici. Questo si traduceva in un forte ritardo della prima frenata, poiché parte dell'energia della frenata veniva spesa per far evaporare l'acqua sul disco, aumentando di molto gli spazi d'arresto. La cosa era particolarmente evidente viaggiando in autostrada poiché le frenate sono rare e molto distanziate tra loro.
2. Il freno a mano, diversamente da altre auto, agisce sulle ruote anteriori anziché sulle posteriori. Mancando il tipico sollevamento del muso che si ha quando si parte col freno di stazionamento inserito, era frequente dimenticare il freno inserito senza accorgersene. Inoltre questa caratteristica rendeva inutilizzabile l'Alfasud nei rally su sterrato, dove spesso le curve vengono affrontate con l'ausilio del freno a mano.
La piccoladi Casa Alfa, disegnata da Giugiaro nel 1971, è stata però qualcosa di più di una discussione tecnica, fu anche una questione sociale.
Gli anni settanta furono anni di forti contestazioni sindacali e la decisione di produrre la nuova piccola Alfa nello stabilimento di Pomigliano d'Arco, vicino a Napoli approntato dal 1968, creò non poche polemiche per i notevoli problemi di avvio. A qualcuno non piacque l'idea che scomparisse dal marchio Alfa Romeo la scritta Milano, specie agli operai del nord in cassa integrazione; ...pur tra proteste e contestazioni, l'Alfasud inizia la sua avventura commerciale.
La vettura è dapprima disponibile in versione berlina a quattro porte con motore 4 cilindri boxer 1186cc per 73cv-SAE, ma era prevista fin dall'inizio una versione a due porte, che nel 1973 diede vita alla versione TI.
Contraddistinta esteticamente dal frontale a quattro fari circolari, spoiler anteriore e posteriore e nuovi cerchi, manteneva la medesima motorizzazione 1186 ma con cambio a 5 marce e potenza portata a 68cv-DIN grazie all'adozione di un carburatore doppio corpo e di un maggior rapporto di compressione.
Gli interni erano caratterizzati sportivamente, anche grazie all'adozione di serie del contagiri e alla presenza della strumentazione supplementare al centro della plancia. Nuovo anche il disegno dei sedili con fascia centrale in tessuto.
Le prestazioni, per l'epoca, erano di tutto rispetto e il canto roco del boxer cominciava ad affascinare sempre di più.
Nel 1975 si punta all'arricchimento della gamma: arriva infatti l'Alfasud versione Lusso, con dotazione di serie significativamente migliorata e alcuni particolari interni modificati per aumentare il livello di confort del modello, aspetto che, finora, fu un po' trascurato. Contemporaneamente inizia la produzione della poco conosciuta versione Giardinetta, la station wagon a tre porte, più lunga di circa 40 centimetri rispetto alla berlina, con una capacità di carico che poteva arrivare a 1300 litri: come la rispettiva versione berlina 1200, anche questa versione divenne disponibile, dal 1976, nel nuovo allestimento "5m" ovvero con cambio a cinque velocità di serie.
Se il successo non arrise alla Giardinetta anche per colpa del non particolarmente indovinato design, questo fu invece uno dei punti di forza dell'accattivante versione coupè, la Sprint del 1976, ancora una volta opera della matita di Giugiaro.
Con questo modello arriva anche un più adeguato motore di 1286 cc per una potenza di 75 cavalli che dal 1977 equipaggerà anche la berlina nel nuovo allestimento Super. Quest'ultima versione, ancora una volta prevede modifiche agli interni: nuovi il volante, il disegno della plancia e i fianchetti delle porte, nonché i sedili bicolore; mentre, esternamente, solo i paraurti con fascia plasticata e pochi altri particolari secondari differenziavano il nuovo modello.
L'allestimento Super era disponibile anche con il vecchio 1200 a cinque marce che equipaggiava la versione base che rimase in listino.
La successiva tappa evolutiva risale al 1978: dapprima con la TI e la Sprint e poi anche con la Super, diventano disponibili due nuove motorizzazioni: si tratta di un 1350cc da 79 cavalli e di un 1490cc da 85cv, propulsori che contribuirono ad innalzare notevolmente le prestazioni della vettura che in questi anni cominciava a patire un po' gli attacchi della concorrenza sempre più agguerrita.
Il 1500 costituì anche l'apice dell'evoluzione del boxer Alfa negli anni settanta, nonché, ovviamente, la punta di diamante della gamma Alfasud, che nel 1979 arrivò a contare nove modelli tra berlina, Giardinetta e coupè Sprint, come si vede dal listino di quell'anno:
Alfasud N 1200 4m 4 porte
Alfasud Super 1200 4 porte
Alfasud Super 1300 4 porte
Alfasud Super 1500 4 porte
Alfasud TI 1300 2 porte
Alfasud TI 1500 2 porte
Alfasud Giardinetta 1300 3 porte
Alfasud Sprint 1300 3 porte
Alfasud Sprint 1500 3 porte
La piccola di casa Alfa ha avuto una vita di costante evoluzione senza nessuna particolare rivoluzione rispetto al primo modello. Il primo vero restyling degno di questo nome arriva solo nel 1980, quando viene lanciata sul mercato la nuova Alfasud con un riuscito aggiornamento estetico. Nonostante i lamierati siano gli stessi, la nuova versione presenta innumerevoli modifiche esterne dovute a sovrastrutture plastiche un po' pesanti ma capaci di rammodernare il disegno della vettura che risale a ben otto anni prima.
Le innovazioni riguardano anche gli interni ancora ridisegnati, ma per avere il tanto agognato portellone posteriore bisognerà attendere l'anno successivo: nel 1981, il debutto delle versioni a tre e cinque porte contribuiranno a dare al modello volumi di vendita dignitosi nonostante l'anzianità del progetto si faccia sentire.
L'arrivo della pensione, infatti, non tarderà ancora molto: nel 1983 viene presentata l'erede "Alfa 33", un auto con carrozzeria totalmente nuova ma che riprende comunque le vincenti soluzioni meccaniche della progenitrice.
La berlina esce dai listini nel 1984, ma le versioni Sprint, invece, godranno di ottima salute fino al 1989, perdendo il nome Alfasud e adottando motori fino al potente boxer 1700 con 118 cavalli (versione "Quadrifoglio Verde").
Scheda tecnica della prima Alfasud berlina 4 porte:
Motore anteriore longitudinale 4 cilindri orizzontali (boxer)
Trazione anteriore
Cilindrata di 1186 cc
Potenza di 63cv-DIN a 6000 giri/minuto
Freni a disco sulle quattro ruote
Dimensioni: lunghezza 389 cm, larghezza 159 cm
Peso: 830 kg
Velocità massima: 150 km/h
Consumo medio dichiarato di 7,6 litri per 100km
Prezzo: Lire 1.420.000 (1972, versione 1200 4 porte)
Curiosità:
Come già detto l'Alfasud utilizza un avantreno che, per quel che riguarda i freni, assomiglia al retotreno dell' Alfetta e delle eredi, poiché caratterizzato dai freni "on board". Questa soluzione limitava sicuramente le masse non sospese, ma dava luogo a due effetti indesiderati, sull'Alfasud (poi corretti con l'erede 33, dove i dischi tornano in posizione normale):
1. Poiché non opportunamente coperti, in caso di strada bagnata, i dischi freni venivano investiti dall'acqua scaricata dagli pneumatici. Questo si traduceva in un forte ritardo della prima frenata, poiché parte dell'energia della frenata veniva spesa per far evaporare l'acqua sul disco, aumentando di molto gli spazi d'arresto. La cosa era particolarmente evidente viaggiando in autostrada poiché le frenate sono rare e molto distanziate tra loro.
2. Il freno a mano, diversamente da altre auto, agisce sulle ruote anteriori anziché sulle posteriori. Mancando il tipico sollevamento del muso che si ha quando si parte col freno di stazionamento inserito, era frequente dimenticare il freno inserito senza accorgersene. Inoltre questa caratteristica rendeva inutilizzabile l'Alfasud nei rally su sterrato, dove spesso le curve vengono affrontate con l'ausilio del freno a mano.
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