- 25 Aprile 2011
- 265
- 46
- 46
- Regione
- Abruzzo
- Alfa
- 75
- Motore
- 1.8 Turbo Q.V. ASN #836
- Altre Auto
- Lancia Delta 1.6 LE
Fiat Bravo 1.4 Tjet 150
Toyota Auris TS HSD
Ieri sera vedevo un servizio di Report, trasmissione di inchiesta di Rai Tre. Si parlava di Fiat e - a parte il taglio incisivo e tendenzialmente orientato alla critica verso la gestione Marchionne - ho colto un messaggio fondamentale.
Praticamente, hanno descritto che in base ad arzigogolati meccanismi finanziari la scalata di Fiat in Chrysler sarebbe tanto più vantaggiosa per Fiat tanto più il margine di guadagno dall'operazione si assottigli. In pratica Fiat deve dimostrare ad ogni acquisizione di quote, che l'acquisto di Chrysler non è speculazione ma un "sincero" impegno a salvare l'azienda Americana. Tuttavia Chrysler il suo bacino, seppur molto ridimensionato rispetto a decenni fa, l'aveva già. Inoltre non si poteva affossare ulteriormente l'azienda, viste le clausole che impegnano ad un ben determinato turn over di modelli americani con tecnologia Fiat, nonchè ad una profonda e valida ristrutturazione aziendale. Pertanto, per dimostrare contabilmente l'assenza di profitto, e riuscire a scalare il colosso americano a costi limitati, sarebbe necessario "togliere da qualche parte..." Ecco spiegata la scissione del gruppo in Fiat e Fiat Industrial (che tra veicoli industriali, da cantiere, motori e macchine operatrici è forse leader mondiale... e macina profitti), ecco spiegato l'immobilismo del settore auto del gruppo in Europa, dove ormai ci si basa solo sulla Panda e sulla 500. Non ha senso la rinuncia ad una nuova Punto, che sarebbe un assegno in buona parte d'Europa e il tragico abbandono di Bravo, come l'agonia di Lancia e l'asfissia di Alfa Romeo. Non avrebbero senso se non ci fosse un secondo fine che non fosse il puro e semplice suicidio commerciale.
Mi si è accesa, a questo punto una lampadina: e se completata la scalata, di botto, ritrovino il vigore perduto?
Praticamente, hanno descritto che in base ad arzigogolati meccanismi finanziari la scalata di Fiat in Chrysler sarebbe tanto più vantaggiosa per Fiat tanto più il margine di guadagno dall'operazione si assottigli. In pratica Fiat deve dimostrare ad ogni acquisizione di quote, che l'acquisto di Chrysler non è speculazione ma un "sincero" impegno a salvare l'azienda Americana. Tuttavia Chrysler il suo bacino, seppur molto ridimensionato rispetto a decenni fa, l'aveva già. Inoltre non si poteva affossare ulteriormente l'azienda, viste le clausole che impegnano ad un ben determinato turn over di modelli americani con tecnologia Fiat, nonchè ad una profonda e valida ristrutturazione aziendale. Pertanto, per dimostrare contabilmente l'assenza di profitto, e riuscire a scalare il colosso americano a costi limitati, sarebbe necessario "togliere da qualche parte..." Ecco spiegata la scissione del gruppo in Fiat e Fiat Industrial (che tra veicoli industriali, da cantiere, motori e macchine operatrici è forse leader mondiale... e macina profitti), ecco spiegato l'immobilismo del settore auto del gruppo in Europa, dove ormai ci si basa solo sulla Panda e sulla 500. Non ha senso la rinuncia ad una nuova Punto, che sarebbe un assegno in buona parte d'Europa e il tragico abbandono di Bravo, come l'agonia di Lancia e l'asfissia di Alfa Romeo. Non avrebbero senso se non ci fosse un secondo fine che non fosse il puro e semplice suicidio commerciale.
Mi si è accesa, a questo punto una lampadina: e se completata la scalata, di botto, ritrovino il vigore perduto?