E perchè no? Dopo tanti album per tanti figli, un album per l'Alfa Romeo ci voleva. La sua storia infinita fatta di tanti personaggi e tanti progetti mai realizzati, o forse si.... ne basta una.
Come disse Preston Tucker nel famoso film diretto da Francis Ford Coppola nel 1988 "Tucker - Un uomo e il suo sogno", cosa importa realizzare una o mille auto, l'importante è realizzare il sogno, e lui ne realizzò ben 51 delle famose Topedo Tucker nel 1947, auto mai viste fino ad allora.
La linea, caratterizzata da un profilo a cuneo, accentua maggiormente la ridotta altezza della vettura (solo 99 cm). Le porte si aprono a taglio di forbice; una soluzione che Marcello Gandini, proggetista del corpo vettura. In verità la linea della Carabo, prima opera di Gandini (allora trentenne) ad aver raggiunto un successo internazionale, getta le basi per altre due vetture di enorme successo, sempre disegnate da lui: la Stratos Zero e la Lamborghini Countach.
In origine il prototipo era equipaggiato con il medesimo motore 8 cilindri a V a doppia accensione da 1.995 della 33 Stradale, in grado di erogare 230 CV di potenza a 8.800 giri, sistemato in posizione centrale. In data e per motivi sconosciuti il propulsore originale è stato sostituito con il "V8" da 2.593 cm³ e 200 CV, costruito in serie per la Montreal.
La concept-car, secondo i dati dichiarati dalla Bertone, era in grado di raggiungere la velocità massima di 250 km/h e poteva accelerare da 0 a 100 Km/h in 6,5 secondi.
Progettato in sole 10 settimane, il prototipo "Carabo" venne realizzata in un unico esemplare, attualmente conservato nel Museo Storico Alfa Romeo di Arese.
La vettura è stata sviluppata sull'autotelaio a struttura tubolare della "TZ", con motore longitudinale a quattro cilindri in linea da 170 CV a 7500 giri. La trazione è posteriore con il cambio manuale a cinque rapporti.
Particolarmente innovativa la soluzione adottata per le superfici vetrate che furono incollate alle cornici della carrozzeria. Tale sistema, mutuato dalla tecnica aeronautica, consentì di ridurre l'altezza della vettura a soli 105 cm.
Il prototipo, disegnato da Giugiaro fu presentato al Salone di Parigi nel 1964, ma pochi mesi dopo andò distrutto, durante un test per la stampa specializzata sulla pista di Monza.
Il relitto della "Canguro" rimase per una decina d'anni in un deposito demolizione, fino a quando fu scoperto da un collezionista tedesco che l'acquistò per la cifra di 80.000 lire con l'intento di restaurarlo.
L'assenza del motore e di molte parti meccaniche e di carrozzeria rese piuttosto complesso il restauro che fu più volte accantonato da vari collezionisti, fino all'ultimo proprietario, un collezionista giapponese, che assunse il pesante onere economico, ottenendo anche la consulenza dello stesso Museo di Arese.
L'opera di certosina ricostruzione fu eseguita dalla Cecomp (Centro Esperienze Costruzione Modelli e Prototipi) di La Loggia e ultimata nel 2005, in tempo per esporre la vettura restaurata al Concorso d'eleganza Villa d'Este.