Riferimento: Re: Giulietta spider prima serie...quotazioni etc
Occhio poi alle cosidette "conservate"! La giulietta è stata costruita con un acciaio russo di qualità scadente e con una protezione antiruggine del tutto simbolica o nulla: se sono belle fuori, poco ma sicuro sono marce dentro.
Diramaweb ha detto:
Ancora non ho trovato niente del genere in giro sia su web che su riviste. Dove hai trovato sta cosa??!?!?!
Riesco a crederci a stento, anche perchè l'alfa romeo usava materiale scadente??? bah....
"Bah"? :fragend008:
Beh, non ho documentato questa mia affermazione perché è cosa risaputa: se avessi cercato meglio avresti trovato anche tu dei riferimenti all'acciaio usato dall'Alfa Romeo in quegli anni e oltre:
Dear sirs, I have heard and read a very widespread rumor
regarding Fiat, Alfa Romeo and Lancia. It is
very widely claimed and
reported by just about everyone in the automobile-related media that, in
the 1970s, Fiat, Alfa Romeo and Lancia (although Alfa Romeo did not become
a subsidiary of Fiat until the mid-'80s) used
rusty steel originating from
scrapped soviet ships, which caused their cars to rust profusely and
prematurely. [
fonte]
Ma può darsi che tu abbia ragione, ammettiamo pure che sia una leggenda metropolitana e atteniamoci ai fatti.
Il primo fatto è che l'acciaio è sì un prodotto riciclabile all'infinito, ma assai vulnerabile alla corrossione. Il processo di ossidazione inizia nel momento stesso in cui viene esposto all'ossigeno contenuto nell'aria, e anche se non è immediatamente visibile poco ci vuole: basta lasciar passare una sola giornata fra carteggiatura e verniciatura per riuscire incampularci dentro delle microbolle che, purtroppo, nel tempo faranno il loro implacabile lavoro per venire in superficie.
Il secondo fatto è che negli anni '50 e non solo il processo di lavorazione dell'acciao non era precisamente quello che conosciamo noi oggi, esperti peraltro nel riciclaggio di qualunque cosa sia riciclabile. A quei tempi c'era la tecnologia e il controllo di qualità del dopoguerra e migliaia di tonnellate di residuati bellici da rimettere in circolo, ottenuti a loro volta dal riciclaggio di ferraglia di ogni tipo, elaborato in fretta e furia sotto la pressione della richiesta militare.
Il terzo fatto è che nell'industria automotrice di allora, ma forse anche in quella odierna, non si usava/usa acciaio di primissima qualità.
Il quarto fatto è che l'Alfa Romeo ha alle spalle una simpatica storia di clamorose castronerie in materia di trattamenti antiruggine, come quella di riempire gli scatolati con non ricordo quale resina speciale, soluzione rivoluzionaria salvo poi rivelarsi un flop senza precedenti poiché favoriva la condenza e accelerava il processo al punto che le macchine marcivano nei silos in attesa delle bisarche (e questo l'ho letto su qualche numero di Ruoteclassiche, ti prego non costringermi a cercarlo :fragend013
Dal quinto giù fino all'ennesimo fatto non lo trovo né sui libri né sul web, ma te lo posso riferire per esperienza diretta, alle prese come sono con la scocca della mia giulietta del 60.
Il modo in cui la ruggine fa breccia sulla e oltre la superficie è raccapricciante. Si potrebbe supporre che dopo un'accurata sabbiatura i lamierati siano pronti per il primer e poi via con la verniciatura. Magari! Purtroppo, prima di dare il primer, ripulita e spolverata la scocca bisogna ispezionare accuratamente ogni centimetro quadro della superficie alla ricerca di piccoli focolai di ruggine che potrebbero essere sfuggiti a causa della visibilità ridotta daterminata dalla polvere durante la sabbiatura stessa. E uno ad uno bisogna eliminarli ad olio di gomito: un lavoretto per cui ci vuole la mano del dentista e la pazienza dell'ergastolano :grinser021:
Visto da mezzo metro questo parafango per esempio si presentava perfettamente ripulito. Puntata una lampada e scrutato da vicino, ecco i candidati alla ruggine passante, non subito ovviamente, non fra tre, cinque, ma tra dieci anni, se non rimossi quei piccoli punti non son rose, ma fioriranno! Il materiale è quello che è: l'Alfa ovviamente non faceva apposta: era quel che allora passava il convento.
Ma la sto facendo troppo lunga. Il topic era: 'le quotazioni della giulietta', poi, deragliato,
restaurata o
da restaurare. Vediamo di tornarci dentro. Ho argomentato la mia posizione che riassumo: nessuno ti restaura una giulietta pensando di far cosa gradita ai tuoi nipoti. E oltre alla ruggine impaninata (non esistono "convertitori", ma solo 'incapsulatori' di ruggine") ti può sempre capitare di portarti a casa qualche kilata di stucco, come è successo a questo qui:
che ha dovuto ri-restaurare la sua bella giulia, appesantita da 10 Kg di stucco :lol2:

Ti consiglio vivamente la lettura del topic:
Giulia Spider 1962. Norwegian re-restoration
Quanto alle 'conservate', queste sì, sono una leggenda metropolitana. Ma nemmeno le californiane!
Seguo da vicino il mercato: potrei indicarti diversi rottami imbellettati attualmente offerti in Italia tra i 25 e i 35k e, per contro, esemplari restaurati alla perfezione da gente onesta e capace tra 45 e 55k, fino alla Giulia "normale", a quanto pare eccezionale, messa all'asta da
Goddings con previsione fino a 90.000 dollari più spese di commissione.
Il punto è questo: le "quotazioni" sono solo letteratura. O spendi
quel che ci vuole per un esemplare restaurato alla perfezione e come tale ben documentato, oppure prendi un progetto buono e lo fai restaurare seguendo da vicino i lavori. In entrambi i casi, a parità di qualità,
quel che ci vuole vale quanto
quel che ci vorrà: cifre dell'ordine dei 50k. La terza opzione è sempre pericolosa, come ogni scorciatoia: si rischia di farsi fregare da malfattori artisti dell'autocosmesi. Non conviene persino nel caso ci si voglia pavoneggiare sulla riviera una stagione e poi rivendere: si finirebbe per cadere nello stesso tranello truffaldino al momento di dover passare di mano la macchina senza rimetterci, con buona pace degli sputi in faccia presi da ogni candidato competente cui il pacco verrà proposto.
L'onestà, la competenza, la qualità, la meticolosità, la fatica e la passione messa nel lavoro sono cose che non sempre si ritrovano insieme dentro quel contenitore che oggi, talvolta con troppa leggerezza, chiamiamo "professionalità". Sono valori che devi saper vedere rispecchiati nel prodotto finale, anche sotto i faretti accecanti di qualche concessionario ben arredato e dietro la retorica da commerciante professionista; oppure devi cercarli ogni giorno per un paio d'anni se bastano e vederli spuntare piano piano dal tuo lavoro, assieme ai calli alle mani, alle caccole nere alle narici dopo una sessione antiruggine, alle borse sotto gli occhi a forza di fare le tre del mattino su ebay per becarti un componente originale introvabile etc. etc.
Ed ecco il serpente che si morde la coda: questi valori, per saperli davvero 'riconoscere' nel prodotto finito ed essere in grado di capirne il
valore, bisogna prima averli inseguiti sulla strada più impervia. Non è detto che tutti possano o devano farlo. Ecco perché, in tutta amicizia, ti suggerisco, se stai per fare un acquisto, di portarti appresso un esperto della massima fiducia al momento dell'ispezione della vettura. Io non mi candido perché sono a metà strada :lachen001: ma ti lascio questo consiglio e i miei migliori auguri di buona fortuna.
:decoccio: