Nel 1984 quando l’Acciaieria di Torino dove lavoravo divenne “romana”, la prima conseguenza furono i prezzi più favorevoli delle Alfa Romeo : grandioso! Ne approfittai presto , prenotando la Giulietta ti due litri, il colore : quello disponibile ! Argento se possibile.
Mi piaceva la linea spiccatamente a cuneo dal frontale spigoloso e spiovente , il mezzo volume posteriore alto e bombato , la parte centrale con parabrezza e lunotto alla giusta inclinazione per conferire dinamismo e nel contempo buona abitabilità.
Le sue caratteristiche erano note : 4 cilindri di 1.962 cm³, basamento e testata in lega leggera, doppio albero a camme in testa , due carburatori orizzontali Dell’Orto, 130 CV a 5400 giri/min. Il sistema “transaxle” a suo tempo adottato da Vittorio Jano per la Lancia Aurelia , vettura di classe elevata, fu ripreso da Giuseppe Busso per la nuova Giulietta. Consisteva nel posizionamento del cambio a 5 marce al retrotreno in blocco con differenziale e frizione per migliorare la ripartizione dei pesi. Le sospensioni anteriori a ruote indipendenti, quadrilateri trasversali, barre di torsione, ammortizzatori idraulici, barra stabilizzatrice, mentre le posteriori adottavano il ponte De Dion per la riduzione delle masse non sospese. A tale scopo i freni a disco posteriori vennero spostati dalle ruote alla flangia dei semiassi sul differenziale.
Ansioso di provarla, fui subito conquistato dalla briosità del motore due litri Alfa, peraltro già nota, ma soprattutto la tenuta di strada superlativa del “transaxle” , che garantiva in ogni condizione l’allineamento sempre perpendicolare delle ruote posteriori con il terreno. Il rombo rauco tipico del motore Alfa associato al caratteristico scatto del ponte De Dion, in fase di cambio di marcia e di accelerazione , rendevano elevata la tenuta di strada della Giulietta, come pure il piacere di guidarla. Il tutto tuttavia in parte offuscato dalla manovrabilità della leva del cambio, a volte laboriosa. Peccato veniale, peraltro facilmente perdonato.
Quante corse con la Giulietta per giungere in tempo agli appuntamenti, non solo di lavoro ma anche familiari. Già dall’Aprile 1986 , con l’arrivo di Annalisa, per rispettare l’ orario di uscita dall’asilo : il record ? Saronno – Lodi in circa un’ora, attento però agli autovelox , al traffico ed alla Stradale.
Ed i viaggi di piacere , quando più si apprezzano le persone , i luoghi , le cose ?? Indimenticabili, … Champorcher ,
lungo le strette vie in salita che portano in vetta ed ammirare la torre merlata del Castello, oppure alla Chiesa di “Notre Dame de la Guèrison” in Val Veny, il silenzio intorno , le pause di riflessione, gli attimi in contemplazione delle
bellezze naturali…..quali gli altri ?? Molti, tutti bellissimi.
Quando potremo rivivere questi momenti indimenticabili?? !!
Antonio
Mi piaceva la linea spiccatamente a cuneo dal frontale spigoloso e spiovente , il mezzo volume posteriore alto e bombato , la parte centrale con parabrezza e lunotto alla giusta inclinazione per conferire dinamismo e nel contempo buona abitabilità.
Le sue caratteristiche erano note : 4 cilindri di 1.962 cm³, basamento e testata in lega leggera, doppio albero a camme in testa , due carburatori orizzontali Dell’Orto, 130 CV a 5400 giri/min. Il sistema “transaxle” a suo tempo adottato da Vittorio Jano per la Lancia Aurelia , vettura di classe elevata, fu ripreso da Giuseppe Busso per la nuova Giulietta. Consisteva nel posizionamento del cambio a 5 marce al retrotreno in blocco con differenziale e frizione per migliorare la ripartizione dei pesi. Le sospensioni anteriori a ruote indipendenti, quadrilateri trasversali, barre di torsione, ammortizzatori idraulici, barra stabilizzatrice, mentre le posteriori adottavano il ponte De Dion per la riduzione delle masse non sospese. A tale scopo i freni a disco posteriori vennero spostati dalle ruote alla flangia dei semiassi sul differenziale.
Ansioso di provarla, fui subito conquistato dalla briosità del motore due litri Alfa, peraltro già nota, ma soprattutto la tenuta di strada superlativa del “transaxle” , che garantiva in ogni condizione l’allineamento sempre perpendicolare delle ruote posteriori con il terreno. Il rombo rauco tipico del motore Alfa associato al caratteristico scatto del ponte De Dion, in fase di cambio di marcia e di accelerazione , rendevano elevata la tenuta di strada della Giulietta, come pure il piacere di guidarla. Il tutto tuttavia in parte offuscato dalla manovrabilità della leva del cambio, a volte laboriosa. Peccato veniale, peraltro facilmente perdonato.
Quante corse con la Giulietta per giungere in tempo agli appuntamenti, non solo di lavoro ma anche familiari. Già dall’Aprile 1986 , con l’arrivo di Annalisa, per rispettare l’ orario di uscita dall’asilo : il record ? Saronno – Lodi in circa un’ora, attento però agli autovelox , al traffico ed alla Stradale.
Ed i viaggi di piacere , quando più si apprezzano le persone , i luoghi , le cose ?? Indimenticabili, … Champorcher ,
lungo le strette vie in salita che portano in vetta ed ammirare la torre merlata del Castello, oppure alla Chiesa di “Notre Dame de la Guèrison” in Val Veny, il silenzio intorno , le pause di riflessione, gli attimi in contemplazione delle
bellezze naturali…..quali gli altri ?? Molti, tutti bellissimi.
Quando potremo rivivere questi momenti indimenticabili?? !!
Antonio