La Dauphine Alfa Romeo : è da considerarsi ALFA ?? 1966 : Dauphine, l’auto da pr

anviott

Nuovo Alfista
24 Febbraio 2015
15
4
4
SV
Regione
Liguria
Alfa
GTV
Motore
2.0 6V Turbo
Altre Auto
Fiat Spider 1.4
Fiat Coupé 2.0 5valvole Turbo
Fiat Coupé 2.0 5 valvole
Matra Bagheera 1.3
Lancia Beta coupé 1600
Delta 1600 Lancia
Lancia Fulvia
Parlare di “Dauphine Alfa Romeo” vuol dire anche parlare della conclusione dei miei studi a Genova e l’avvio dell‘attività lavorativa. L’impatto con la grande città , Milano, si rilevò però traumatico fin dal primo giorno. Infatti, quando al mattino non ritrovai più la “Dauphine”, là dove era stata parcheggiata la sera prima, pensai subito al furto. Il posteggiatore presente, molto gentile, consigliò di cercarla al comando dei Vigili di Piazza Pagano, ove mi precipitai. Mi dissero sghignazzando : “Ma da voi non si puliscono le strade?” Naturalmente, la vettura giaceva nel loro deposito. Che spavento !!
Ma “Dauphine”, vuol dire anche l’accordo tra Alfa Romeo e Renault per l’assemblaggio della vettura a Pomigliano d’Arco (NA) e i conseguenti risparmi di costi. Che dire della vettura ? La stampa dell’epoca giudicava l’estetica piacevole e moderna, l’assetto di guida soddisfacente e buona l’abitabilità.
Onesta viaggiatrice, abbastanza silenziosa, caratterizzata da una tenuta di strada “ballerina”e dalle sospensioni rigide e poco confortevoli.
Motore posteriore a 4 cilindri, cc. 850, valvole in testa, asse a camme laterale, potenza : circa 32 HP.
Trasmissione motore cambio e frizione al retrotreno , così pure la trazione, sospensioni a ruote indipendenti , cambio a 4 marce con leva al pavimento. Velocità massima : circa 115 km/h. Cara “Dauphine”, quali viaggi vuoi ricordare?
Condotta da un principiante che vuole farsi le ossa.
Come quella tirata tutta d’un fiato fino a Bardonecchia, vicino al confine francese, allora senza l’autostrada del Frejus, ma passando da Torino, poi Cesana e Sauze d’Oulx , su e giù per le valli dell’Alta Val Susa, con l’occhio fisso alla temperatura dell’acqua per il timore che salisse troppo. Finalmente alla meta, il ricordo dei momenti indimenticabili trascorsi in questi luoghi, non mi lasciava più . Rivissi in un attimo le lunghe passeggiate sotto i platani di Viale Medail e in cima il rinomato circolo del tennis e le tante partite giocate. Più avanti il palazzo delle feste e il laghetto, frequentato spesso da noi giovani.
Più oltre, in fondo alla valle, l’antico borgo Melezet e l’attiguo valico di frontiera. A sera, ritornando a casa, ripensai soddisfatto alla giornata felicemente trascorsa.
La domanda sorge spontanea : ne valse la pena ?? Perché rivangare il passato che non ritorna più ?
Oppure sull’autostrada Torino-Milano, tutta diritta a rischio di abbiocco, attento a rimanere nella corsia più a destra , a non ostacolare i macchinoni milanesi che sopraggiungendo di gran carriera , sorpassandomi , facevano sobbalzare la esile “Dauphine”.
Ma potrei non ricordare il viaggio di fine Settembre del 1967 in Val Tidone, nel piacentino, per incontrare Marisa ? Finalmente , dopo le tante missive scambiate , era giunto il sospirato momento di incontrarci. L’amicizia epistolare si trasformò allora in qualcosa di più profondo e duraturo. Alla sera passeggiando a lungo sul viale Faxsal, al fresco dei platani che circondano tutto il paese, parlammo degli studi ormai prossimi a finire e anche del futuro che ci attendeva . Quale destino Lassù avevano designato per noi ? Lo avremmo scoperto insieme, così decidemmo.
Quando calò la notte , partii con l’inseparabile “Dauphine”.
Ricordo Marisa che mi salutò dandomi il primo bacio di gioventù, entrambi emozionatissimi e felici. Serata indimenticabile !
Ritornando a casa, ripercorrevo a mente gli avvenimenti della giornata mentre procedevo spedito verso Genova, su quell’autostrada percorsa più volte, soprannominata la camionale. Non mi resi conto, dopo Serravalle Scrivia, che la famosa curva prima di Ronco , in quel tratto a fianco della strada ferrata, è traditrice e non finisce mai. Per l’eccessiva velocità , aggravata dalla repentina frenata, innescai una tremenda sbandata che mi sballottò più volte da un guardrail all’altro. Errore madornale! Chissà cosa vide l’autista del camion che mi seguiva e che subito si fermò allarmato, chiedendomi se fossi ancora vivo.!
Dopo la fermata all’Autogrill , per fortuna vicino , riuscii a sostituire la ruota, e proseguire fino a casa, ma con i segni dell’impatto sulla fiancata sinistra. Cos’altro ?
I molti viaggi nel piacentino, quando da fidanzati andavamo a volte a visitare i paesi e le colline circostanti , attenti a non spendere troppo, limitando gli spostamenti : Velleja Romana, Agazzano, Rivalta, Grazzano Visconti, Bobbio, la tenuta di Croara, S. Stefano d’Aveto e altri luoghi caratteristici dell’appennino emiliano.
Anche l’ultimo viaggio sulla camionale, l’ autostrada per Milano, al casello di Volpedo , prima di Serravalle Scrivia, fui quel giorno costretto a fermarmi per la temperatura dell’acqua salita troppo . Dopo il riposo d’obbligo, l’inversione di marcia e il mesto ritorno a casa , con la coda tra le gambe.
“Dauphine” cara : quanti momenti felici e avventurosi mi hai regalato.
Con le tue debolezze, i tuoi tentennamenti , le tue mancanze che ti perdono volentieri”.
 

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Parlare di “Dauphine Alfa Romeo” vuol dire anche parlare della conclusione dei miei studi a Genova e l’avvio dell‘attività lavorativa. L’impatto con la grande città , Milano, si rilevò però traumatico fin dal primo giorno. Infatti, quando al mattino non ritrovai più la “Dauphine”, là dove era stata parcheggiata la sera prima, pensai subito al furto. Il posteggiatore presente, molto gentile, consigliò di cercarla al comando dei Vigili di Piazza Pagano, ove mi precipitai. Mi dissero sghignazzando : “Ma da voi non si puliscono le strade?” Naturalmente, la vettura giaceva nel loro deposito. Che spavento !!
Ma “Dauphine”, vuol dire anche l’accordo tra Alfa Romeo e Renault per l’assemblaggio della vettura a Pomigliano d’Arco (NA) e i conseguenti risparmi di costi. Che dire della vettura ? La stampa dell’epoca giudicava l’estetica piacevole e moderna, l’assetto di guida soddisfacente e buona l’abitabilità.
Onesta viaggiatrice, abbastanza silenziosa, caratterizzata da una tenuta di strada “ballerina”e dalle sospensioni rigide e poco confortevoli.
Motore posteriore a 4 cilindri, cc. 850, valvole in testa, asse a camme laterale, potenza : circa 32 HP.
Trasmissione motore cambio e frizione al retrotreno , così pure la trazione, sospensioni a ruote indipendenti , cambio a 4 marce con leva al pavimento. Velocità massima : circa 115 km/h. Cara “Dauphine”, quali viaggi vuoi ricordare?
Condotta da un principiante che vuole farsi le ossa.
Come quella tirata tutta d’un fiato fino a Bardonecchia, vicino al confine francese, allora senza l’autostrada del Frejus, ma passando da Torino, poi Cesana e Sauze d’Oulx , su e giù per le valli dell’Alta Val Susa, con l’occhio fisso alla temperatura dell’acqua per il timore che salisse troppo. Finalmente alla meta, il ricordo dei momenti indimenticabili trascorsi in questi luoghi, non mi lasciava più . Rivissi in un attimo le lunghe passeggiate sotto i platani di Viale Medail e in cima il rinomato circolo del tennis e le tante partite giocate. Più avanti il palazzo delle feste e il laghetto, frequentato spesso da noi giovani.
Più oltre, in fondo alla valle, l’antico borgo Melezet e l’attiguo valico di frontiera. A sera, ritornando a casa, ripensai soddisfatto alla giornata felicemente trascorsa.
La domanda sorge spontanea : ne valse la pena ?? Perché rivangare il passato che non ritorna più ?
Oppure sull’autostrada Torino-Milano, tutta diritta a rischio di abbiocco, attento a rimanere nella corsia più a destra , a non ostacolare i macchinoni milanesi che sopraggiungendo di gran carriera , sorpassandomi , facevano sobbalzare la esile “Dauphine”.
Ma potrei non ricordare il viaggio di fine Settembre del 1967 in Val Tidone, nel piacentino, per incontrare Marisa ? Finalmente , dopo le tante missive scambiate , era giunto il sospirato momento di incontrarci. L’amicizia epistolare si trasformò allora in qualcosa di più profondo e duraturo. Alla sera passeggiando a lungo sul viale Faxsal, al fresco dei platani che circondano tutto il paese, parlammo degli studi ormai prossimi a finire e anche del futuro che ci attendeva . Quale destino Lassù avevano designato per noi ? Lo avremmo scoperto insieme, così decidemmo.
Quando calò la notte , partii con l’inseparabile “Dauphine”.
Ricordo Marisa che mi salutò dandomi il primo bacio di gioventù, entrambi emozionatissimi e felici. Serata indimenticabile !
Ritornando a casa, ripercorrevo a mente gli avvenimenti della giornata mentre procedevo spedito verso Genova, su quell’autostrada percorsa più volte, soprannominata la camionale. Non mi resi conto, dopo Serravalle Scrivia, che la famosa curva prima di Ronco , in quel tratto a fianco della strada ferrata, è traditrice e non finisce mai. Per l’eccessiva velocità , aggravata dalla repentina frenata, innescai una tremenda sbandata che mi sballottò più volte da un guardrail all’altro. Errore madornale! Chissà cosa vide l’autista del camion che mi seguiva e che subito si fermò allarmato, chiedendomi se fossi ancora vivo.!
Dopo la fermata all’Autogrill , per fortuna vicino , riuscii a sostituire la ruota, e proseguire fino a casa, ma con i segni dell’impatto sulla fiancata sinistra. Cos’altro ?
I molti viaggi nel piacentino, quando da fidanzati andavamo a volte a visitare i paesi e le colline circostanti , attenti a non spendere troppo, limitando gli spostamenti : Velleja Romana, Agazzano, Rivalta, Grazzano Visconti, Bobbio, la tenuta di Croara, S. Stefano d’Aveto e altri luoghi caratteristici dell’appennino emiliano.
Anche l’ultimo viaggio sulla camionale, l’ autostrada per Milano, al casello di Volpedo , prima di Serravalle Scrivia, fui quel giorno costretto a fermarmi per la temperatura dell’acqua salita troppo . Dopo il riposo d’obbligo, l’inversione di marcia e il mesto ritorno a casa , con la coda tra le gambe.
“Dauphine” cara : quanti momenti felici e avventurosi mi hai regalato.
Con le tue debolezze, i tuoi tentennamenti , le tue mancanze che ti perdono volentieri”.
bellissimo pezzo! complimenti.
la Dauphine, pero, era una bara volante. c'era da aver paura davvero. le alfa giulietta 1290 o la 1900 era altra cosa, con altri prezzi, ci mancherebbe....