C
celicared
Utente Cancellato
Forse la più grande innovazione di questo modello, che contribuì al suo successo planetario, fu la presenza di una carrozzeria portante, che sostituiva il telaio e che copriva integralmente il motore e le parti meccaniche principali, con i risultati di una protezione efficace dalle intemperie e del poter utilizzare finalmente la motocicletta con l'abbigliamento di tutti i giorni, sfatando la nomea della motocicletta che imbrattava il guidatore.
La posizione del motore consentiva la trasmissione diretta dal cambio alla ruota posteriore senza catena, che faceva parte della semplicità progettuale che ha favorito il successo planetario della Vespa.
La prima Vespa aveva una cilindrata di 98 cm3, motore a due tempi, tre marce, accensione a volano magnete, potenza max 3,2 cavalli a 4500 giri che consentivano una velocità massima di 60 km/h e il superamento di pendenze del 20%. . Costava all'epoca 90.000 lire e si comprava a rate in una concessionaria Lancia: questo perché nel '46 non era stata ancora creata una rete di distribuzione Piaggio[senza fonte].
Il prezzo di 90.000 lire, che oggi fa sorridere, equivaleva a diversi mesi di lavoro di un impiegato. Nonostante ciò, la possibilità del pagamento rateizzato fu uno stimolo notevole per le vendite: la Vespa è stato il primo impulso alla motorizzazione di massa in Italia, prima ancora dell'avvento dell'altra grande protagonista, la Fiat 500.
[URL]http://it.wikipedia.org/skins-1.5/common/images/magnify-clip.png[/URL]
Vespa 125 Primavera del 1968
Anche i modelli successivi avevano rigorosamente motori a 2 tempi, cioè funzionanti con miscela di benzina e olio (in una prima fase al 6% e al 5%, successivamente al 2%). Il motore era sostenuto posteriormente dalla carrozzeria portante nelle vicinanze della ruota, il serbatoio situato anch'esso posteriormente dal lato opposto del motore e, perlomeno in alcuni modelli, con la presenza anche della ruota di scorta. Il cambio a 3 o 4 marce era comandato rigorosamente dal manubrio tramite la rotazione della manopola in blocco unico con la leva di comando della frizione.
Con questo modello si inaugura la caratteristica della posizione di guida con le gambe non più separate dal serbatoio e appoggiate su una larga pedana posizionata dietro lo scudo di protezione, caratteristica precipua che si ritrova anche negli scooter odierni.
La Vespa è stata prodotta con varie motorizzazioni. Dalla Vespa 50 cm3 (1963) (per uso dai 14 anni senza patente e rigorosamente senza passeggero), alle 125 cm3 che potevano ospitare anche un passeggero (in particolare il modello Primavera) guidabili in Italia a partire dai 16 anni, fino ai modelli da 150 e 200 cm3 autorizzate anche al transito autostradale.
Nonostante lo scorrere degli anni, Vespa rimane uno degli esempi di design industriale più riuscito al mondo. La sua linea, pur variando nel particolare, rimane inconfondibile nell'insieme: qualsiasi sia il modello, qualsiasi sia l'anno di produzione, le sue caratteristiche fondamentali rimangono impresse a tal punto che l'oggetto Vespa è identificabile in modo univoco. Tanto è vero che come conseguenza di questo successo, la parola Vespa oramai sta ad indicare un genere di veicolo: lo scooter.
L'unico scooter "rivale" degno di nota, è stato la "Lambretta" della Innocenti, nata un anno dopo, ma nonostante abbia riscosso un grande successo, tanto da dividere gli scooteristi in due grandi famiglie, i Vespisti e i Lambrettisti, nel 1971 ha cessato la produzione in Italia, per poi trasferire gli impianti in India, dove è stata costruita ancora per alcuni anni.
La posizione del motore consentiva la trasmissione diretta dal cambio alla ruota posteriore senza catena, che faceva parte della semplicità progettuale che ha favorito il successo planetario della Vespa.
La prima Vespa aveva una cilindrata di 98 cm3, motore a due tempi, tre marce, accensione a volano magnete, potenza max 3,2 cavalli a 4500 giri che consentivano una velocità massima di 60 km/h e il superamento di pendenze del 20%. . Costava all'epoca 90.000 lire e si comprava a rate in una concessionaria Lancia: questo perché nel '46 non era stata ancora creata una rete di distribuzione Piaggio[senza fonte].
Il prezzo di 90.000 lire, che oggi fa sorridere, equivaleva a diversi mesi di lavoro di un impiegato. Nonostante ciò, la possibilità del pagamento rateizzato fu uno stimolo notevole per le vendite: la Vespa è stato il primo impulso alla motorizzazione di massa in Italia, prima ancora dell'avvento dell'altra grande protagonista, la Fiat 500.
[URL]http://it.wikipedia.org/skins-1.5/common/images/magnify-clip.png[/URL]
Vespa 125 Primavera del 1968
Anche i modelli successivi avevano rigorosamente motori a 2 tempi, cioè funzionanti con miscela di benzina e olio (in una prima fase al 6% e al 5%, successivamente al 2%). Il motore era sostenuto posteriormente dalla carrozzeria portante nelle vicinanze della ruota, il serbatoio situato anch'esso posteriormente dal lato opposto del motore e, perlomeno in alcuni modelli, con la presenza anche della ruota di scorta. Il cambio a 3 o 4 marce era comandato rigorosamente dal manubrio tramite la rotazione della manopola in blocco unico con la leva di comando della frizione.
Con questo modello si inaugura la caratteristica della posizione di guida con le gambe non più separate dal serbatoio e appoggiate su una larga pedana posizionata dietro lo scudo di protezione, caratteristica precipua che si ritrova anche negli scooter odierni.
La Vespa è stata prodotta con varie motorizzazioni. Dalla Vespa 50 cm3 (1963) (per uso dai 14 anni senza patente e rigorosamente senza passeggero), alle 125 cm3 che potevano ospitare anche un passeggero (in particolare il modello Primavera) guidabili in Italia a partire dai 16 anni, fino ai modelli da 150 e 200 cm3 autorizzate anche al transito autostradale.
Nonostante lo scorrere degli anni, Vespa rimane uno degli esempi di design industriale più riuscito al mondo. La sua linea, pur variando nel particolare, rimane inconfondibile nell'insieme: qualsiasi sia il modello, qualsiasi sia l'anno di produzione, le sue caratteristiche fondamentali rimangono impresse a tal punto che l'oggetto Vespa è identificabile in modo univoco. Tanto è vero che come conseguenza di questo successo, la parola Vespa oramai sta ad indicare un genere di veicolo: lo scooter.
L'unico scooter "rivale" degno di nota, è stato la "Lambretta" della Innocenti, nata un anno dopo, ma nonostante abbia riscosso un grande successo, tanto da dividere gli scooteristi in due grandi famiglie, i Vespisti e i Lambrettisti, nel 1971 ha cessato la produzione in Italia, per poi trasferire gli impianti in India, dove è stata costruita ancora per alcuni anni.