Chi è Alfa Romeo ..

:eclipsee_steering: ...Mi ricordo alcuni anni fà, mio fratello maggiore comprò una alfasud "5marce" ottima automobile per quei tempi 1983, e dato che io avevo come prima macchina una 2cv :ass: quando volevo uscire con amici e ragazze, mi precipitavo a chiedere la macchina in prestito :mavieni. devo dire che come motore era ottima, ma come carrozzeria e assemblaccio :fun_033: :fragend008: aveva qualche problemino.Poi c'era la mitica Giulia 1300 di un mio amico, tenuta mozzafiato anima dirompente, però però.... senza essere inriverente con quei mitici modelli, ora sono riusciti a fare ottimi prodotti coniugando tecnologia dei nostri tempi a finiture qualitativamente superiori, iniziando a fare concorrenza alle automobili tedesche che non sono neanche più tutte costruite in gemania :Eye:

Penso anche, che molti Italiani comprino automobili straniere per una questione di esteriorità, mentre c'è differenza tra chi compra ciò che piace :lovekop:(Alfa) e chi compra ciò che piace agli altri!!! :fun_091:
 
Tibe ha detto:
scafnapoli ha detto:
ha scritto una gran cavolata...senza senso auhauhauha

Non credo proprio ... !

Io ho inteso dire: Meglio Fiat che quegli altri marchi.

tibe non prenderla a male la mia frase...ha lo stesso senso di giorgio...nel senso ke non vorrei mai vederla nelle mani della " concorrenza " tutto qui speriamo frainteso risolto :Cool!!!:

jedi si è vero ke gli altri comprano x farsi piacere dagli altri! xò dove in un certo senso sbatto con la testa in un muro di cemento armato è " xkè finire una tradizione di storia con le trazioni posteriori? il rombo? " queste domande me le faccio sempre...alfa è alfa...ma non + come quelle di una volta...si c è stata la fusione ma xkè non continuare a costruire con quella concezione??? saranno soldi???quelli centrano sempre ma... :fragend013:
 
:eclipsee_steering: scafnapoli è vero quello che dici, nelle cose positive dell'Alfa di un tempo c'era proprio la trazione posteriore, ed era da sballo :Diablo: putroppo a questo modo gli interessi commerciali vanno oltre i buoni presupposti. I grandi "capoccioni" che hanno amministrato fino ad ora i nostri gruppi (Alfa Lancia Fiat) hanno spesso guardato di incrementare progettualità non sempre a favore dell'automobile. meno male che negli ultimi tempi c'è un'inversine di tendenza. :mavieni:
 
se con gli interessi commerciali ti riferisci alla trazione posteriore ( come fai capire ) ti potrei rispondere ke anke altre case hanno sempre avuto la TP e anke oggi lo sono! l'incremento di progettualità si è visto ma come dici tu non sempre a favore dell automobile si è visto con dei flop assurdi di auto prodotte e rimaste in officina x il 90% della produzione o fatte malissimo anke con materiali scadentissimi...io personalmente ho avuto una lancia Y elefantino...un vera oscenità tutta plastica...appena posso ti posto le foto di un incidente fatto a 40 km/h e NON frontale...speriamo in meglio x questo cambio di tendenza...sempre nella TP :Cool!!!:
 
:Cool!!!:
Rammentate che Alfa Romeo ere sinonimo di automobile di nicchia, un prodotto esclusivo. Le 1900 ss fanno ancora paura, pensate che che piu' spingete in alto i giri piu' sale e piu' corre, non accenna a fare muro o sforzo, praticamente una macchina da corsa. Le Alfa sono sempre un brutto cliente da superare. Nel passato le Alfa stavano in strada e la concorrenza ci riusciva a stento, (tutta la concorrenza) la tenuta di Alfa non e' leggenda, e' un dato di fatto.
L'unico peccato.......e' che gli hanno tolto voce, il rombo di un'alfa e' caratteristico, cosa che nessuna altra marca ha mai avuto. (tra la 131 e una 200e del 1980 non c'e' differenza, ma tra una 2000 Alfa e altri 2000, l' Alfone nazionale lo si distinguie da distanza ragguardevole, e da vicino sbuffa la polvere da terra come un tornado, fateci caso se vedete qualche esemplare con il caretteristico scarico centrale inclinato e rivolto verso il basso).
Ma la gente che ci trova di buono nei bimmer o nei benz?
 
:Cool!!!: :Cool!!!: :Cool!!!:
Penso anche, che molti Italiani comprino automobili straniere per una questione di esteriorità, mentre c'è differenza tra chi compra ciò che piace (Alfa) e chi compra ciò che piace agli altri!!!
Jedi dici giusto.
 
io credo che la gente compri straniero per la leggenda dell'affidabilità tedesca o per le cattive esperienze del marchio fiat in generale. C'è da dire che la rete di assistenza fiat ha ancora oggi varie pecche indecenti considerando il salto di qualità che ha compiuto tutto il marchio italiano, però non è colpa sua. Per il resto l'affidabilità è, non solo secondo me, alla pari o quasi della concorrenza dei tedescacci. Giorni fa ho chiesto a un amico, che in famiglia ha sempre comprato audi e golf, il perchè della sua scelta. La risposta è stata chiara: le audi e le VW non si rompono mai. Ad un parente, che ha sempre comprato le francesi (brutte) stessa domanda, la risposta è stata: la fiat fa cagare da tutti i punti di vista. "Si ma le cose sono cambiate decisamente negli utlimi 10 anni"rispondo io. "Si ma mi sono trovato troppo male, sono stato trattato male,ora volgio andare sul sicuro,bla bla bla"solite risposte tipiche di chi ha perso fiducia nel gruppo fiat e nell'italia in generale. E così si dimentica la storia dell'alfa romeo, tutti i suoi successi, per andare a comprare schifi totali, magari anche veramente affidabili come si dice, è vero, ma complessivamente auto senza passione e senza originalità. E così si mandano anche a casa i nostri operai.
 
Il problema della fiat degli ultimi anni prima della ripresa credo sia stato no un fatto di affidabilità..forse piu un problema di design e magari anche della qualità non eccelsa con cui venivano fatti certi accessori( ad esempio la plancia).. La stilo che io considero un auto qualitativamente all'altezza della concorrenza e con meccanica ottima, ha solo la linea che nn va.. il che nn è poco.. ed è quanto basta per considerare un auto incomprabile..poi altre macchine che magari hanno plance che a vederle sembrano scrause..ad esempio la punto terza serie che era il restyling della seconda ha un cruscotto che a vederlo sembra molto plasticoso e da l'impressione di materiale nn qualitativo.forse qualche pecca anche nell'elettronica(almeno alcuni modelli... mi sembra che la tipo dgt dasse qualche noia al riguardo).Ma per i motori e meccanica gli italiani nn hanno nulla da invidiare gli stranieri.. mio padre ha sempre avuto fiat e quindi ci son cresciuto.. nn ce n'è stata una che abbia dato problemi al livello meccanico.. giusto piccole stronzate e sono sempre andate benissimo.. quella che mi è rimasta piu impressa è la regata 100s.. con quel carburatore a doppio corpo tirava che era una bellezza.. da 0 a 100 in 10 secondi! e mai un problema.Cmq sia la ripresa dell'azienda sta portando i suoi frutti e di questo sono molto contento..c'è chi ancora è scettico e c'è chi sembra avere come una forma di razzismo contro l'azienda italiana. Almeno questa è la mia impressione
 
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Raga beccatevi la storia completa di un altro mito tutto italiano:

Fabbrica Automobili Isotta Fraschini

La vita dell`uomo è tutta improntata sui ”se”; se non avessi detto ... se non fossi andato ... se non avessi pensato ... ed anche la mitica Isotta Fraschini è figlia di una serie di ”se”.
Se Giuseppe Ricordi non fosse stato il secondogenito di Tino Ricordi, se la Casa Musicale Ricordi non avesse avuto la tradizione di affidare al primogenito la conduzione dell`azienda, se Giuseppe non avesse intrapreso l`attività di importatore di automobili (Rochet-Petit, Panhard & Levassor, De Dietrich, Benz), se Oreste Fraschini in quel pomeriggio uggioso ed immerso nella nebbia non fosse andato ad incontrare Giuseppe Ricordi per acquistare la sua Benz ... adesso non parleremmo di Isotta Fraschini!
Oreste Fraschini, trentenne milanese (era nato il 15 luglio 1867), con una gran passione per la meccanica, appartenente a famiglia agiata ma non ricca, quel pomeriggio si volle concedere il primo regalo da adulto e comprò la sua Benz.
Divenne presto amico di Paolo Meda, forse, affratellati dalla marca della vettura che avevano comprato presso Ricordi che oltre a fare l’importatore aveva istituito un Club adiacente al garage ove gli appassionati si riunivano per discutere di autovetture.
Morto il padre quando lui era ancora in giovane età toccò a lui prendere in mano le sorti dell`azienda di famiglia (pelatura del riso) e, sopratutto, dare il buono esempio ai suoi due fratelli ed alle sorelline.
Abbandonata questa attività assieme al fratello Antonio ed all`amico Rusconi diedero vita ad una fabbrica di laminazione di metalli non ferrosi, la Rusconi & Fraschini, che consentì loro, fondata la Isotta Fraschini di sostenersi nei momenti ricorrenti di scarsa redditività.
Vincenzo Fraschini era il minore dei maschi. Appassionatissimo di motori iniziò una carriera sportiva che fu molto apprezzata.
All` epoca incontrarsi per due gentleman al volante significava far scattare immediatamente una sfida che terminava inevitabilmente con uno scambio di gentilezze.
Fu così che conobbe l` avvocato Isotta, anch’egli grande sportman.
Cesare Isotta, meno dotato fisicamente di Vincenzo Fraschini, smise di correre per primo. Era nato ad Omegna e si era laureato in giurisprudenza giusto per avere una laurea, ma il suo carattere lo portava istintivamente verso le attività amministrative.
Ormai amici divengono cognati. Nel 1902 Antonio Fraschini e Cesare Isotta sposano rispettivamente due sorelle, Carla e Maria Bianchi Anderloni e nel 1907 Vincenzo sposa Dolinda, la più vivace delle sorelle Bianchi Anderloni. Fu fra le prime donne a prendere la patente di guida in Italia.
Da cotanto appassionati non poteva che nascere, il 27 gennaio 1900, come società in accomandita semplice, la Società Milanese Automobili Isotta, Fraschini & C..-
I soci erano Cesare Isotta, i tre fratelli Fraschini, Riccardo Bencetti, Paolo Meda e Ludovico Prinetti.
La ragione sociale era importare, vendere, riparare automobili, ma in seguito si iniziò anche ad assemblare (per ragioni di dazi doganali più favorevoli).
La società inizio importando Renault. Si importavano dalla Francia anche mono e bicilindrici Aster, che andarono ad equipaggiare i telai costruiti dalla stessa Isotta che si avvale del tecnico Giuseppe Stefanini.
A questi fu affiancato in seguito il vicentino ventiquattrenne (formatesi alla scuola del prof. Enrico Bernardi) Giustino Cattaneo che finì per sostituirsi a lui.
Il passo da importatori a costruttori fu breve e già nel 1904 venne costituita la S.A. Fabbrica Automobili Isotta-Fraschini. La vecchia accomandita si scioglie solo un mese dopo e la nuova nata si insedia in via Monterosa in un ambiente più vasto e meglio organizzato.
Presidente il senatore Giuseppe Colombo, Direttori Cesare Isotta e Vincenzo Fraschini.
La prima vettura Isotta Fraschini fu, nel 1902, una 24 HP a quattro cilindri e trasmissione a catena che con la valente guida di Vincenzo Fraschini si impose in molte competizioni conquistando l`attenzione del pubblico.
Tuttavia le officine di via Melzi erano insufficenti e poche delle molte richieste furono soddisfatte.
Nel 1905 fu progettata la mastodontica vettura da 100 HP Grand Pix con ben 17.195 cc. Partecipò alla Coppa Florio, ma la fortuna non le arrise.
La carenza di capitale si faceva sentire per cui nel 1907 si concluse un accordo con la Lorraine Dietrich che avrebbe immesso capitale fresco ed in contropartita metteva a disposizione la organizzazione di vendita in Europa. In più avrebbe dovuto costruire a Luneville ed a Marsiglia 500 chassis Isotta Fraschini all`anno.
Inoltre la Isotta Fraschini si impegnava a non adottare la trasmissione a cardano (specialità della Lorraine Dietrich) oltre che a ritirarsi dai Gran Prix per non ostacolare il tentativo di successo della Lorrain. Questo proprio nel momento in cui la Isotta Fraschini stava riscuotendo enorme successo.
Tentando di dribblare la socia francese ed applicare le trasmissione a cardano, la Isotta Fraschini fittò per un solo anno le officine Adler a Birmingam.
Costruì qualche modello che avrebbe dovuto affiancarsi a quelli costruiti in Italia e a quelli francesi (avevano esattamente le stesse caratteristiche fatta eccezione per le trasmissioni).
Un esempio di vettura costruita in Inghilterra è rappresentato dalla serie FJ che erano la copia esatta delle AN italiane.
Del tipo FJ se ne conosce un solo esemplare sopravvissuto, da restaurare, ed in mano ad un collezionista italiano,
Il 3 febbraio 1910 la Isotta Fraschini ottenne il brevetto 108349 per l`applicazione dei freni alle ruote anteriori.
Intanto la Isotta Fraschini, sull`onda dei successi sportivi ottenuti, divenne la maggiore esportatrice in America delle sue vetture.
Partecipò anche alla 500 miglia di Indianapoli con tre vetture IM che purtroppo non riuscirono a percorrere i 200 giri previsti. Le prime due si fermaro per rottura del serbatoio carburante, la terza al 138 giro per rottura della catena di trasmissione.
Iniziò anche la costruzione di motori per aerei e per la marina (suoi i famosi MAS).
La guerra fece sì che la intera produzione fosse rivolta ai prodotti bellici.
Riprendersi nel dopo guerra non fu facile, ma le sorti dell`azienda furono salvate da una vettura rivoluzionaria, la Tipo 8, che era dotato del primo 8 cilindri della storia dell’automobile.
Di Tipo 8 se ne costruirono tre versioni: la 8 A, la 8B, la 8 C.
La 8 A presentata al salone dell’Automobile di Parigi del 1924 sbalordì immediatamente per la raffinatezza delle finiture e per l’eleganza.
La 8 B subì profonde trasformazioni nell’accensione (divenne a spinterogeno) nella fusione del monoblocco, negli ingranaggi del cambio Wilson con pre selettore.
Ormai nel mondo lo status simbol era rappresentato da tre vetture: la Rolls Royce inglese, la Ispano Suiza spagnola e la italiana Isotta Fraschini.
Tuttavia nell’immaginario collettivo la Isotta Fraschini seppe conquistarsi anche quel pizzico in più che la fece balzare al top della classifica.
Industriali, divi del cinema, finanzieri, miliardari, tutti vollero una Isotta Fraschini che divenne ”il blasone di famiglia” !
Circola la voce che un Marajà si fosse fatta costruire su ordinazione una Tipo 8 con interni in legni pregiatissimi, maniglie e finiture in oro zecchino 24 carati ed avorio. Il costo della vettura sarebbe stato ben 800.000 mila lire (da considerare che l`autotelaio costava all`epoca 90.000 lire e la carrozzeria circa 30.000).
Non si sa se fosse tutta una favola, ma portò enorme prestigio alla Casa milanese.
La Isotta Fraschini aprì officine per assistenza ai clienti a Parigi nelle vicinanze dell` Arco di Trionfo un garage che poteva ospitare ben 200 vetture, altri garages e rappresentanze sorsero a New York, Londra, Bruxelles, Madrid, Basilea, San Paolo, Buenos Aires e Santiago del Chile.
Tuttavia la crisi mondiale, aggravata nella fattispecie dalla morte di Oreste Fraschini, animatore dell`azienda, misero in crisi la casa italiana che nel 1922 registrò una perdita di 1.750.000 lire! L`avv. Isotta ed i fratelli Fraschini si ritirarono dall`azienda che vide ai vertici quale presidente il conte Ludovico Mazzotti e Gianriccardo Cella consigliere delegato.
Giustino Cattaneo fu nominato ingegnere Honoris Causa.
Ma ormai la Casa era in crisi e si tentò di tutto per salvarla anche svalutando il capitale sociale.
Essendo l`America il principale paese importatore di Isotta Fraschini, la crisi del 1928 decretò il tracollo dell`azienda.
Nel disperato tentativo di salvataggio nel 1938 si tentò una nuova gestione con a capo il conte Giovanni Caproni.
Le Tipo 8 finirono di essere prodotte, le nuove 6 cilindri (3000 cc) non entrarono mai in produzione, le catene di montaggio furono convertite alla produzione dei veicoli industriali con motore diesel (licenza MAN).
Poi la seconda guerra mondiale ed il tentativo di repechage della linea vetture con una nuova macchina progettata da L. Fabio Rapi ed Alessandro Baj.
Fu chiamata Isotta Fraschini ”Monterosa” ed aveva un motore di 8 cilindri allocato posteriormente.
Si costruirono solo cinque esemplari carrozzati da Touring Superleggera, Boneschi, Zagato
L’ultima Isotta Fraschini, il mod. Monterosa, con cui la Casa ha ritentato il rilancio nel secondo dopoguerra. Ne furono costruiti solamente 5 esemplari
Il 25 febbraio 1948 la Isotta Fraschini fu messa in amministrazione controllata ed il 24 settembre 1949 fu nominato il liquidatore giudiziale.
Il ”sogno” di tutti i grandi della terra, di tutti i potenti, delle persone ”in” di tutto il mondo si avviava tristemente sul viale del tramonto.
Per una strana coincidenza nel film holliwoodiano ” Il Viale del Tramonto ”, il grande Erich von Stroheim guidava con grande sussiego, nelle vesti di uno chauffeurs, per l’appunto una Isotta Fraschini 8A Landaulet.
Fu l`ultimo film in cui comparve una Isotta Fraschini quale segno di distinzione per una ricchissima famiglia americana che continuava ad usare appunto la Isotta Fraschini, ormai demodée, ma era questo il segno che li distaccava da una società moderna che avanzava ma nella quale ”loro” non volevano identificarsi e con la quale non volevano confordersi!
Si chiude così tristemente la vicenda di questa favolosa Casa che diede lustro e fama all`Italia essendo passata alla storia come la vettura più lussuosa e prestigiosa di tutti i tempi nel Mondo.
Eguale triste sorte toccò a suo tempo alla Ispano Suiza.
Della troica la sola sopravvissuta a questo triste epilogo è l`inglese Rolls Royce.
In questi ultimissimi anni un gruppo di industriali riprese ”il sogno Isotta Fraschini” e la rifondò progettando una vettura che avrebbe dovuto essere costruita nell`area industriale di Gioia Tauro, in Calabria - Italia - ma il progetto non decollò mai anche se sugli stabilimenti troneggia mesto lo stemma ”IF”.