Bertone Pandion/2
ROBINSON SPIEGA IL DESIGN
Mike Robinson distende il volto in un sorriso divertito mentre riconosce che "Sì, questa macchina è piuttosto fuori di testa", e un lampo furbo negli occhi rivela quanto il designer americano, ora a capo dello Stile e del Brand della Bertone, già pregusti la ridda di commenti contrastanti che la sua ultima creazione inevitabilmente susciterà al Salone di Ginevra. Provocatore lo è sempre stato, Robinson, e neppure con la Pandion smentisce la sua fama. Sì, è innegabile che la concept che Bertone presenterà a Ginevra, e che noi vi sveliamo qui con tutti i suoi segreti in anteprima mondiale, sia una concept scenografica e, per certi versi, un po' folle. Ma nel crearla la squadra guidata da Robinson ha seguito logiche e obiettivi assai precisi. Ecco come è nata.
Pelle e ossa. O piuttosto, detto all'inglese, "frame and skin": è stato il motivo conduttore della ricerca stilistica. Fare una macchina essenziale costruita su questi due elementi contrapposti e complementari, un frame, una struttura portante, tecnologica e visibile, e una pelle – cioè una carrozzeria - morbida, fluida, seducente. L'ispirazione ondeggia tra il mondo dei cyborg e dei transformer – a cui s'ispirano i ragazzi di oggi, sottolineano alla Bertone – e quello della biologia: ossa e muscolatura umane, radici arboree. Il corpo della Pandion si sviluppa lungo una sorta di colonna vertebrale che attraversa l'abitacolo come tunnel centrale e che sostiene la "pelle esterna".
Alfa al futuro. La calandra è il luogo dove maggiormente si gioca l'identità Alfa, un'identità che nel tempo si è cristallizzata in un segno forte, lo scudetto triangolare, le prese d'aria laterali e i fari tondi. Ebbene, a ben guardare, nel muso della Pandion c'è tutto questo, ma in qualche modo il linguaggio è nuovo. Lo scudetto è stretto e aperto alla base, andando idealmente a raccordarsi con le prese d'aria, piuttosto discrete, mentre alla sommità si allarga verso i lati con due braccia, due fenditure che sottolineano il taglio orizzontale dell'imponente cofano e inglobano i proiettori.
Coda smaterializzata. La grafica posteriore è altrettanto originale: racchiuso tra i gusci bianchi della carrozzeria, lo specchio di coda è una superficie nera opaca irregolare, tutta piena di lamelle orizzontali che fuoriescono, come se la materia si scomponesse, si sfilacciasse per effetto della velocità. "Questo effetto pixelato" racconta Robinson "fa sembrare la Pandion in movimento anche quando è ferma".
Largo ai giovani. "I designer che hanno lavorato al progetto", spiega ancora Robinson, "sono facilmente tra i più giovani del panorama automobilistico mondiale: l'età media del team è di 23 anni". Molte delle idee affascinanti della Pandion, che trovate compiutamente illustrate su Quattroruote di marzo, vengono dal lavoro di ricerca di questi ragazzi. Tra gli altri, Matteo de Petris e Giulio Partisani per gli esterni, Stefano De Simone e Teresa Mendicino per gli interni e Giulia Cinti per tessuti e colori.