
Bertone Pandion
L'ALFA CON LE ALI
Pubblicata il 16/02/2010
Si chiama Pandion e, come il rapace a cui il nome latino fa riferimento, ha un'apertura "alare" di tutto rispetto: quando è spalancata, la portiera si erge in verticale! L'ardita concept a Ginevra segna il ritorno della Bertone dopo oltre un anno di tormentate vicende che hanno visto l'impresa fondata nel 1912 da Giovanni Bertone, e resa grande dal figlio Nuccio negli anni Cinquanta e Sessanta, finire in amministrazione controllata e cedere la storica Carrozzeria, cioè il comparto produttivo, alla Fiat. Ora Lilli Bertone, vedova di Nuccio, ha rifondato la società e ha ripreso il controllo del comparto di design, la Stile Bertone, e del marchio. Il Salone di Ginevra rappresenta la prima "uscita pubblica" del nuovo gruppo.
Occasione ghiotta. Quando i vertici Alfa hanno chiesto ai carrozzieri italiani (oltre a Bertone, anche Pininfarina) di interpretare lo spirito del marchio in occasione del centenario del Biscione, alla Bertone non ci hanno pensato due volte: quale modo migliore per celebrare il ritorno di un nome la cui storia è stata costellata di mitiche auto con lo scudetto a V sulla calandra, dalla Giulietta Sprint alla recente GT? E, guardando la Pandion, una coupé 2+2 su meccanica 8C, non si può certo dire che il gruppo di designer guidati da Mike Robinson, abbia scelto l'understatement come registro espressivo.
Esagerata.La Pandion è un'Alfa estrema, spavalda, che non si rifugia nel rétro, ma interpreta gli stilemi Alfa con uno sguardo al futuro, senza paura di mettersi in gioco. Molte le concessioni allo spettacolo, prima di tutto l'apertura della porta, che si preannuncia scenografica, come sarà compiutamente illustrato sul prossimo numero di Quattroruote (a fine mese). Tetto e fiancata sono trasparenti, facendo intravvedere la struttura portante dell'auto.
Laboratorio. Ma la Pandion non è soltanto spettacolo fine a se stesso. I progettisti hanno lavorato per ottenere una macchina leggerissima. La Pandion - che è lunga quattro metri e 82 (ma alta soltanto 1,28) - pesa all'incirca 1000 kg, cioè solo una manciata di chili in più di una Fiat Panda a gasolio, che però di metri ne misura soltanto 3,54. "E se non avesse la meccanica pesante dell'Alfa 8C, peserebbe ancora meno", dice Mike Robinson. L'obiettivo è stato raggiunto con l'impiego di fibra di carbonio sia nella carrozzeria sia negli interni. Interessante la struttura ramificata del tunnel centrale e dei pannelli porta, che fanno anche da barre anti-intrusione.
Nome curioso. Pandion è il nome latino di un uccello rapace di medie dimensioni, molto diffuso in Nord America, che gli anglosassoni chiamano Osprey e gli italiani Falco pescatore. Il riferimento è alla singolare apertura delle portiere, che ricordano le ali di un volatile, ma anche all'aspetto dei proiettori anteriori della concept, che sono infossati nella fenditura orizzontale che taglia la calandra, un po' come gli occhi di un rapace.
Bertone Pandion/2
ROBINSON SPIEGA IL DESIGN
Mike Robinson distende il volto in un sorriso divertito mentre riconosce che "Sì, questa macchina è piuttosto fuori di testa", e un lampo furbo negli occhi rivela quanto il designer americano, ora a capo dello Stile e del Brand della Bertone, già pregusti la ridda di commenti contrastanti che la sua ultima creazione inevitabilmente susciterà al Salone di Ginevra. Provocatore lo è sempre stato, Robinson, e neppure con la Pandion smentisce la sua fama. Sì, è innegabile che la concept che Bertone presenterà a Ginevra, e che noi vi sveliamo qui con tutti i suoi segreti in anteprima mondiale, sia una concept scenografica e, per certi versi, un po' folle. Ma nel crearla la squadra guidata da Robinson ha seguito logiche e obiettivi assai precisi. Ecco come è nata.
Pelle e ossa. O piuttosto, detto all'inglese, "frame and skin": è stato il motivo conduttore della ricerca stilistica. Fare una macchina essenziale costruita su questi due elementi contrapposti e complementari, un frame, una struttura portante, tecnologica e visibile, e una pelle – cioè una carrozzeria - morbida, fluida, seducente. L'ispirazione ondeggia tra il mondo dei cyborg e dei transformer – a cui s'ispirano i ragazzi di oggi, sottolineano alla Bertone – e quello della biologia: ossa e muscolatura umane, radici arboree. Il corpo della Pandion si sviluppa lungo una sorta di colonna vertebrale che attraversa l'abitacolo come tunnel centrale e che sostiene la "pelle esterna".
Alfa al futuro. La calandra è il luogo dove maggiormente si gioca l'identità Alfa, un'identità che nel tempo si è cristallizzata in un segno forte, lo scudetto triangolare, le prese d'aria laterali e i fari tondi. Ebbene, a ben guardare, nel muso della Pandion c'è tutto questo, ma in qualche modo il linguaggio è nuovo. Lo scudetto è stretto e aperto alla base, andando idealmente a raccordarsi con le prese d'aria, piuttosto discrete, mentre alla sommità si allarga verso i lati con due braccia, due fenditure che sottolineano il taglio orizzontale dell'imponente cofano e inglobano i proiettori.
Coda smaterializzata. La grafica posteriore è altrettanto originale: racchiuso tra i gusci bianchi della carrozzeria, lo specchio di coda è una superficie nera opaca irregolare, tutta piena di lamelle orizzontali che fuoriescono, come se la materia si scomponesse, si sfilacciasse per effetto della velocità. "Questo effetto pixelato" racconta Robinson "fa sembrare la Pandion in movimento anche quando è ferma".
Largo ai giovani. "I designer che hanno lavorato al progetto", spiega ancora Robinson, "sono facilmente tra i più giovani del panorama automobilistico mondiale: l'età media del team è di 23 anni". Molte delle idee affascinanti della Pandion, che trovate compiutamente illustrate su Quattroruote di marzo, vengono dal lavoro di ricerca di questi ragazzi. Tra gli altri, Matteo de Petris e Giulio Partisani per gli esterni, Stefano De Simone e Teresa Mendicino per gli interni e Giulia Cinti per tessuti e colori.

... sicuramente avveneristica, magari auto così le potremmo vedere tra moooooooolto tempo, però le linee di pensiero della Bertone non mi sembrano malvage, anzi opportunamente applicate alla produzione di serie, si potrebbe dare un altro smacco di stile alla concorrenza 
