Quei maghi italiani della tecnologia innovativa spopolano nei nuovi combustibili. Dopotutto, è nato in casa Magneti Marelli il multiflex che permette alle auto di mezzo mondo (dal Brasile alla Svezia) di usare l’alcol. Ma quale alcol? Ecco una nuova idea italiana: nei motori si potrebbe usare l’alcol ottenuto dalle canne palustri. Potrebbe essere una rivoluzione motoristica capace di far impallidire gli sceicchi, tant’è che il gruppo tortonese Mossi e Ghisolfi – il primo produttore mondiale di plastica poliestere Pet per bottiglie, maglioni e imbottiture – non ha esitato a diversificare.
L’idea potrà risolvere l’obiettivo irraggiungibile che l’Europa si è data, cioè aggiungere entro dodici anni a benzina e gasolio il 10% di carburanti di origine vegetale.
“Con la tecnologia d’oggi – afferma l’imprenditore Guido Ghisolfi – i terreni d’Europa non basteranno a ospitare le colture di granturco o di colza necessarie per produrre l’alcol e il biodiesel chiesti da Bruxelles. Noi invece riusciremo con la tecnologia di seconda generazione”.
Guido Ghisolfi a l’azienda di famiglia vogliono puntare sull’innovazione. Bassissimo impatto ambientale. Rendimenti strepitosi. Guadagni per tutti, compresi agricoltori, consumatori e ambiente, perfino se il greggio tornasse a prezzi umili. A Rivalta Scrivia – industrializzata e combattiva frazione di Tortona (Al) – i Ghisolfi stanno costruendo il più grande impianto europeo che produrrà alcol per motori.
Uno degli elementi del progetto della Mossi e Ghisolfi è evitare il ricorso a granturco e frumento, come fanno gli Stati Uniti. La materia prima sarà la canna gentile, la comune canna da palude che in Italia cresce spontanea nei terreni incolti, ricchissima di cellulosa, dalla crescita sprint e, al contrario del granturco, poco affamata di concimi e poco assetata.
“Nei carburanti vegetali di oggi c’è il problema della sostenibilità”, osserva Corrado Clini, l’italiano che presiede la Global bioenergy partnership (organismo internazionale del G8 che promuove le energie di origine biologica), ieri a Tortona insieme a un gruppo di scienziati e imprenditori arrivati da mezzo mondo per un convegno sull’etanolo di seconda generazione.
“Le colture di mais, che hanno risultati energetici e ambientali modesti, non devono togliere spazio – conclude Clini – al cibo o provocarne rincari”.
La tecnologia convenzionale spesso chiede per la coltivazione più energia di quanta non se ne ottenga e “il programma europeo – ricorda Ghisolfi – imporrà un import di biocarburanti del 30% al 2010 e del 50% entro il 2020. Con la nuova tecnologia, invece, il nostro impianto dal 2009 fornirà il 20% dell’intera domanda europea”. Sceicchi tremate. :cool001:
L’idea potrà risolvere l’obiettivo irraggiungibile che l’Europa si è data, cioè aggiungere entro dodici anni a benzina e gasolio il 10% di carburanti di origine vegetale.
“Con la tecnologia d’oggi – afferma l’imprenditore Guido Ghisolfi – i terreni d’Europa non basteranno a ospitare le colture di granturco o di colza necessarie per produrre l’alcol e il biodiesel chiesti da Bruxelles. Noi invece riusciremo con la tecnologia di seconda generazione”.
Guido Ghisolfi a l’azienda di famiglia vogliono puntare sull’innovazione. Bassissimo impatto ambientale. Rendimenti strepitosi. Guadagni per tutti, compresi agricoltori, consumatori e ambiente, perfino se il greggio tornasse a prezzi umili. A Rivalta Scrivia – industrializzata e combattiva frazione di Tortona (Al) – i Ghisolfi stanno costruendo il più grande impianto europeo che produrrà alcol per motori.
Uno degli elementi del progetto della Mossi e Ghisolfi è evitare il ricorso a granturco e frumento, come fanno gli Stati Uniti. La materia prima sarà la canna gentile, la comune canna da palude che in Italia cresce spontanea nei terreni incolti, ricchissima di cellulosa, dalla crescita sprint e, al contrario del granturco, poco affamata di concimi e poco assetata.
“Nei carburanti vegetali di oggi c’è il problema della sostenibilità”, osserva Corrado Clini, l’italiano che presiede la Global bioenergy partnership (organismo internazionale del G8 che promuove le energie di origine biologica), ieri a Tortona insieme a un gruppo di scienziati e imprenditori arrivati da mezzo mondo per un convegno sull’etanolo di seconda generazione.
“Le colture di mais, che hanno risultati energetici e ambientali modesti, non devono togliere spazio – conclude Clini – al cibo o provocarne rincari”.
La tecnologia convenzionale spesso chiede per la coltivazione più energia di quanta non se ne ottenga e “il programma europeo – ricorda Ghisolfi – imporrà un import di biocarburanti del 30% al 2010 e del 50% entro il 2020. Con la nuova tecnologia, invece, il nostro impianto dal 2009 fornirà il 20% dell’intera domanda europea”. Sceicchi tremate. :cool001: