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Non vorrei andare OT, e la discussione andrebbe rinominata "boxer varii", ma visto che è forse il primo boxer 4 cilindri italiano a sbalzo dell'avantreno e raffreddato ad acqua, altre notizie sulla Cemsa Caproni F11 sono qui: Antonio Fessia in Dizionario Biografico da cui:

Al Salone di Parigi dell'ottobre 1947oltre all'Isotta Fraschini 8C Monterosa fu presentata la F11 berlina, la cui sigla significava Fessia 1100. Essa fu una prefigurazione della famosa Flavia, che il F. realizzò nel 1960 per la Lancia. Della Flavia la F11 anticipava infatti il motore boxer a 4 cilindri, a sbalzo rispetto alle ruote anteriori, ma le sue sospensioni erano più complicate e costose di quelle realizzate per la Flavia stessa.
Nel corso della sperimentazione furono realizzati motori con alesaggi e corse diverse: 72×67,5 (1099 cmc), 70×71 (1093 cmc) e 75 ×71 (1250 cmc) con potenze crescenti da 40 a 46 cavalli. Si erano inoltre utilizzati giunti cardanici semplici sul lato differenziale e doppi sul lato ruote dei semiassi. Più tardi, sulla Flavia vennero invece installati giunti omocinetici Rzeppa-Birfield che eliminarono completamente gli inconvenienti dei giunti cardanici semplici.

COme cilindrate non ricorda un po' le prime Alfasud (80x59=1186 80x64=1286)?

Chirico scrive che quello che lo lasciava perplesso era la scelta di montare tutto il gruppo motopropulsore e le sospensioni anteriori su un telaietto separato, che migliorava il confort, ma appesantiva molto la vettura (in Alfa erano molto attenti a fare auto leggere). Infatti la Flavia 1500 deluse perchè troppo pesante per quel motore, ed ebbe più successo quando fu portata a 1800, da Lancia Flavia, compie cinquant'anni la signora che segnò un'epoca - Il Sole 24 ORE

sul finire degli anni cinquanta del secolo scorso, la Lancia (allora da poco di proprietà dell'industriale del cemento Carlo Pesenti) decide opportunamente di riempire il vuoto nella propria gamma tra l'Appia e la Flaminia, deve fare i conti con la forte personalità del proprio Capo Progettista Antonio Fessia, da sempre tenace propugnatore della trazione anteriore.

Egli ha finalmente l'occasione di portare alla produzione in serie quei concetti rivoluzionari che aveva presentato sulla Cemsa Caproni F11 nel 1947, progetto poi morto sul nascere a causa del fallimento della Caproni aeronautica: simile tra le due auto è sia la disposizione del motore a quattro cilindri contrapposti posto a sbalzo sulle ruote anteriori motrici sia lo schema delle sospensioni anteriori indipendenti con balestra trasversale.

Il tutto, naturalmente, aggiornato alle evoluzioni tecniche intervenute nei tredici anni che separano i due progetti: la Flavia, infatti, abbandona il telaio scatolato della Cemsa a favore della scocca portante ed inoltre è frenata da quattro dischi: prima auto italiana con questa prerogativa.
Non che ci fosse molto da frenare perché nella definizione del motore si compie l'unico errore grave di tutta la gestazione della Flavia ritenendo sufficiente una cubatura di 1,5 litri per una berlina da 12 quintali a secco, predisposta oltretutto, visto il pavimento perfettamente piatto ed il comando del cambio al volante, per trasportare sei persone: i notevoli 78 CV erogati dal generoso motore non riescono infatti a rendere brillante la marcia della Flavia.

Il rimedio consiste nell'aumento della cilindrata fino a 1,8 litri per 92 CV nell'estate del 1963 e poi nell'adozione dell'alimentazione ad iniezione meccanica per 102 CV nel Novembre 1965 fino alla primavera del 1967 quando nasce la seconda serie di questa vettura.

Mi pare che la piattaforma Tipo (da cui sono derivate 145/6 e 155) avesse proprio un telaietto anteriore separato su cui è montato il grippo motopropulsore e le sospensioni (economici McPherson, non quadrilateri come nei boxer di Fessia), e che 145/6 sono molto più pesanti delle Alfasud/33 con la stessa motorizzazione.

Su Quattroruote l'abbandono del boxer da parte della Fiat per i motori Pratola-Serra fu spiegato sia per i costi, che per la difficoltà di mettere un catalizzatore molto vicino alle valvole di scarico come necessario per le norme antiinquinamento più recenti (nella mia 33 il catalizzatore è all'altezza dei sedili anteriori, con un giro dei tubi di scrico anche trasversali davanti e dietro la coppa olio, diverso da quello classico delle Alfasud (che si riunivano a coppi per bancata, usato anche sulle 33 ie.cat di poco precedenti), e per la difficoltà di tirarci fuori un Diesel (Subaru c'è arrivata solo pochi anni fa all'unico Diesel boxer).
Scarichi lunghi penalizzano anche la risposte del Turbo. Però la Subaru coi boxer turbo benzina ha avuto successo nei rally con la Impreza.
Il vantaggio del boxer a sbalzo dell'avantreno è il baricentro molto basso e la facilità di passare da trazione anteriore a integrale (come nelle Alfa).
Quindi i boxer erano ottimi come benzina aspirati fatti per girare in alto (motori a corsa corta) senza problemi di catalizzatori. AHM fa girare i boxer alfa a 9400 giri/min (come i motori moto con simili misure interne) http://www.ahmotorsports.co.uk/index2.htm
Con l'andare avanti delle norme antiinquinamento ho notato che la Subaru, che ai tempi della 33 aveva motori anche più superquadri degli Alfa (p.es 92 alesaggio con corsa 60) è passata prima a motori quadri (il 2.0 86x86, montato anche oggi sulle sportive Subaru BRZ e Toyota 86) e gli ultimi a corsa lunga (hanno un 1.6 e un 2.0 con misure di alesaggio e corsa molto simili ai classici bialbero di Arese a corsa lunga). Questo penalizza il boxer che ha come limite l'ingombro trasversale.

E' da notare che il primo gruppo automobilistico al mondo (Toyota, quello che ha implementato la qualità totale), per fare oggi una sportiva a trazione posteriore aspirata (più controllabile al limite di un Turbo) ha chiesto a Subaru il boxer, per montarlo a cavallo dell'avantreno (Toyota 86 e Subaru BRZ, il motore sembra un po' più in lato di qaundo è a sbalzo, ma resta sempre un baricentro basso). Se ho capito è simile lo schema che Chirico descrive per l'Alfa tutta nuova che avrebbe dovuto inizialemente sostituire le 116 Alfetta e Giulietta (e che aveva il numero di progetto 156, ma nulla a che vedere con la 156 degli anni '90) e doveva montare sia i motori boxer fatti a Pomigliano, che gli altri fatti ada Arese, ma che per mancanza di soldi per investimenti non entrò in produzione e allora ripiegarono su un aggiornamento delle 116 che ha portò alle 162 (75 e 90).
 
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Buone letture e buona memoria. Ho ampliato con altre cose che mi parevano attinenti quando è nel libro suddetto. Ma se non si cambia il titolo della discussione con tutti questi OT finisce che mi sanzionano.
 
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oggi vado a vedere se trovo il libro di chirico sono proprio curioso anke perchè sono un amante e appassionatissimo del boxer..cmq sul video su youtube dei segreti di arese cè la foto del boxer 2.0 mi sa.provate a vedere..

Urka..grazie per la segnalazione..
al minuto 5.09 si vede un boxer 16v a carburatori con testate
diverse da quelle del 1.7..potrebbe essere uno dei prototipi di Chiti?
(quello abbandonato da Fiat e di cui si spettegolezza i disegni
furono poi venduti da Chiti a Subaru dopo aver lasciato nell'84
Autodelta - Alfa romeo reparto corsa per finanziare i suoi nuovi progetti)
..ci sarebbe da fare una bella petizione per aprire il museo al pubblico..
..o se rendessero disponibile qualche foto/disegno tecnico..
.. un boxer rivisto, evoluto ed elaborato a 2000cc direttamente da Alfa,
così non saremmo qui a leccarci i baffi con gli elaboratori inglesi
(senza niente togliere ai capaci artigiani di AHM) :p

Alfa Romeo,nelle "segrete" di Arese - YouTube
 
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