Ieri facevo notare a qualcuno che il proprietario, nonché conducente di un veicolo, ha l'obbligo di assicurare l'auto e per fare ciò necessita di entrate finanziarie, conseguentemente di un lavoro (labor = fatica, ovvero la propria esistenza, la propria energia vitale). L'assicurazione varia in base alla provincia, non frega niente a nessuno se il conducente è prudente e se abita in una provincia sfigata paga di più a prescindere. Mentre il conducente di un mezzo pubblico, il cui proprietario è lo "STATO" (Che vi ricordo essere in realtà una SOCIETÀ PER AZIONI E NON una REPUBBLICA), non paga l'assicurazione, anzi è pagato dallo "STATO" per il suo servizio (servo), nonotante abbia più probabilità di essere coinvolto in un incidente data la peculiarità del suo lavoro. Il conducente privato, altresì, paga imposte per garantire il servizio pubblico. A questo punto, come per incanto, arriva la solita frase fatta, frutto dell'atavico condizionamento: "eh ma quello è un servizio pubblico, è di tutti". Ribatto: Innanzitutto non è di tutti ma é per tutti, essendo privatissimo e non pubblico come può apparire, tant'è che si pagano le imposte per averlo garantito, alla pari di qualsiasi altro servizio privato. Se fosse pubblico sarebbe garantito indipendentemente dalle imposte.
Lo "STATO" ha la sua assicurazione e se un mezzo pubblico causa un incidente non é il conducente a pagare ma lo "STATO", che finge di prelevare denaro dalle casse e quindi dalle imposte, quando in realtà lo crea (o lo richiede) dal nulla, all'occorrenza, mentre in un sinistro di un mezzo privato paga il proprietario del veicolo ed il conducente. Allora qual è lo scopo dell'assicurazione se non quello di costringere al lavoro e conseguente schiavitù il cittadino, dal momento che il denaro può essere creato dal nulla e all'occorrenza, come fa lo "Stato"?. Ecco che la risposta non è pervenuta, gli occhi ruotano a vuoto sulle proprie orbite, segno di un cervello - semmai ce ne fosse ancora uno - in pappa, e la tendenza è al cambio discorso o al fuggi fuggi. Sono sempre più convinto che lo schiavo rimane tale e merita la sua condizione.
Il confine tra pubblico e privato é assai labile. Non è forse vero che anche il "privato" contribuisce col suo operato a rendere efficente la società nella quale vive? Non sarà che é più privato il pubblico e più pubblico il privato? Oppure che la distinzione è solo fittizia, un ennesimo espediente per creare divisione ?