“Alfa e le sue concorrenti di un tempo: Lancia

Io sin da piccolo sono stato appassionato del mondo delle automobili e sinceramente non saprei il motivo siccome in famiglia nessuno lo è.

L'immagine di Lancia per me e per molti credo sia la Delta HF Integrale con livrea Martini che ha dato uno schiaffo a tutti per 6 volte nei rally. Poi ci sono i mostri sacri come Delta S4 e Stratos. Se di Delta HF Integrale se ne vedono di stradali e credo sia d'obbligo girarsi dicendo "ehi guarda, una Delta", non si può dire lo stesso per S4 e Stratos.
L'anno scorso ad Arezzo ho visto per la prima volta una Stratos nel suo habitat preferito, Rally Storico delle Vallate Aretine, e mi sono sentito come un bambino: sono corso a veder sostituire uno scarico in assistenza e per sentirla ripartire. Quello che non mi dimenticherò è che sentivo vibrare la cassa toracica ma pare sia "normale" a quanto pare sentendo anche pareri di altri ragazzi: eravamo tutti malati di cervello o la Stratos ci faceva battere troppo forte il cuore.

Con quel passo così corto la Stratos è una delle poche belle da vedere anche nelle gimkane, incredibilmente rapida e reattiva non è per niente impacciata...poi il sound è poesia Ferrari
 
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Che bella storia, peccato la Lancia sia messa da parte. Per me ha una spanna in più rispetto alle altre in tecnologia e interni, anche l'Alfa. Solo che l'Alfa deve rimanere sportiva, per esempio Giulia e Stelvio sono perfette dentro, ma se si mettono a fare 3000 schermi come golf e Mercedes o un tablet come Tesla va in errore, invece la Lanvia potrebbe fare qualcosa di molto originale a riguardo
Concordo, molte Lancia erano originali negli interni già in passato
 
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Mi faccio portavoce di una "vecchia" conoscenza del forum, Sabryina

Lancia non è solo un marchio.
Lancia è uno stile, è supremazia, è la storia.
Da navigatrice e pilota di rally, con debutto per l'appunto su Lancia degli anni '70, posso certamente affermare che Lancia aveva quel "di più" di qualsiasi altro marchio.
Aveva i piloti: come dimenticare il "Drago di Cavarzere" Sandro Munari, oppure Kankkunen, Biasion oppure i compianti Toivonen o Bettega?
Aveva il team: un "branco" di furbissime persone che, laddove la macchina arrancava, riuscivano a raggirare le regole in stile "all'italiana", ma perfettamente in regola.
Avevano la macchina? Quello forse no. Lancia aveva auto forse leggermente inferiori ai competitors. Basti ricordare anche la Delta, non era un'auto veramente affidabile strutturalmente ma il team intero riusciva a compensare le lacune. Anche la 037 aveva la trazione posteriore, mentre le rivali avevano le 4 ruote motrici. Poi è chiaro, avevano anche mostri come la Delta S4 e la Strato's (sì, Strato's e non Stratòs né Stratos). E la Fulvia? Come la faceva danzare quel tale Munari...
Quarantatré anni dopo il debutto della Fulvia nei rally, avrei fatto anch'io il mio debutto come navigatrice. Improvvisata, peraltro. Non avevo mai avuto contatti con il mondo dei rally storici, per cui salire su quell'auto con mio cugino era tutta una novità. L'auto era (ed è ancora) una Lancia Fulvia Sport Zagato S 1.3 color aragosta, per i più tecnici comunemente chiamato "Rosso San Siro". Bassa, lunga, aerodinamica. Con quel 1298cc 4 cilindri a V stretta e i pistoni a fetta di salame... Ma l'avete mai visto quel motore? E' semplicemente geniale. Compatto e "ignorante" quanto basta.
In prova speciale la Fulvia si comporta come una finta trazione anteriore: la distribuzione dei pesi facilita la perdita del posteriore, ma all'anteriore è ancorata a terra, salda. Meglio perdere il didietro che il davanti. Non è difficile capire perché Munari la facesse danzare con tanta maestria, magari nei tornanti della PS "Valstagna" in Veneto. Quel 1298 non fa rumore: ruggisce, sbrana, aggredisce i rivali.
Neanche un anno dopo, mi ritrovai a correre con la Fulvia Montecarlo. Sempre da navigatrice. Stile diverso, ma scocca uguale alla Zagato e interni "quasi" uguali. Il cruscotto di entrambe le Fulvia sono in legno. Sportività unita ad una sofisticata eleganza, perché Lancia è una signora che veste raffinato, ma sa graffiare quando ce n'è bisogno.
L'anno dopo ancora, evoluzione della specie. Evoluzione, perché ebbi la fortuna di poter salire sulla Delta Evoluzione, una gruppo N iscritto in quell'occasione in gruppo A (è possibile farlo), che anch'essa ruggiva. I motori Lancia nel corso degli anni non hanno variato questa melodia. Purtroppo non finì bene, perché la Delta è una signora volubile, mal sopportava la calura aretina di luglio inoltrato.
Infine, dicembre 2017: il mio debutto al volante di una Fulvia Montecarlo, la stessa che nel 2014 mi fece emozionare. Non mi pareva il vero... sicuramente non l'ho usata come meritava, ma la mia paura di poterla danneggiare senza conoscerla era tanta. La Fulvia non perdona, ma insegna. Traversi in ogni curva, emozioni, divertimento assoluto. Non era facile comunque utilizzare un cambio ad H rovesciata, con la seria possibilità di inserire la retromarcia anziché la 1°, per abitudine col cambio moderno.
Nel 2018 finalmente ho potuto dire di aver vinto contro un'altra Fulvia presente.
Nella mia carriera ho provato diverse auto, sia moderne che storiche, ma la Lancia rimane ciò che mi ha segnata ed emozionata nel corso degli anni. Il mito della Lancia vincente nei rally esiste ancora adesso, tant'è che nei rally storici attuali vincono sia Delta che 037. Lancia rimane insuperata.


 
Mi faccio portavoce di una "vecchia" conoscenza del forum, Sabryina

Lancia non è solo un marchio.
Lancia è uno stile, è supremazia, è la storia.
Da navigatrice e pilota di rally, con debutto per l'appunto su Lancia degli anni '70, posso certamente affermare che Lancia aveva quel "di più" di qualsiasi altro marchio.
Aveva i piloti: come dimenticare il "Drago di Cavarzere" Sandro Munari, oppure Kankkunen, Biasion oppure i compianti Toivonen o Bettega?
Aveva il team: un "branco" di furbissime persone che, laddove la macchina arrancava, riuscivano a raggirare le regole in stile "all'italiana", ma perfettamente in regola.
Avevano la macchina? Quello forse no. Lancia aveva auto forse leggermente inferiori ai competitors. Basti ricordare anche la Delta, non era un'auto veramente affidabile strutturalmente ma il team intero riusciva a compensare le lacune. Anche la 037 aveva la trazione posteriore, mentre le rivali avevano le 4 ruote motrici. Poi è chiaro, avevano anche mostri come la Delta S4 e la Strato's (sì, Strato's e non Stratòs né Stratos). E la Fulvia? Come la faceva danzare quel tale Munari...
Quarantatré anni dopo il debutto della Fulvia nei rally, avrei fatto anch'io il mio debutto come navigatrice. Improvvisata, peraltro. Non avevo mai avuto contatti con il mondo dei rally storici, per cui salire su quell'auto con mio cugino era tutta una novità. L'auto era (ed è ancora) una Lancia Fulvia Sport Zagato S 1.3 color aragosta, per i più tecnici comunemente chiamato "Rosso San Siro". Bassa, lunga, aerodinamica. Con quel 1298cc 4 cilindri a V stretta e i pistoni a fetta di salame... Ma l'avete mai visto quel motore? E' semplicemente geniale. Compatto e "ignorante" quanto basta.
In prova speciale la Fulvia si comporta come una finta trazione anteriore: la distribuzione dei pesi facilita la perdita del posteriore, ma all'anteriore è ancorata a terra, salda. Meglio perdere il didietro che il davanti. Non è difficile capire perché Munari la facesse danzare con tanta maestria, magari nei tornanti della PS "Valstagna" in Veneto. Quel 1298 non fa rumore: ruggisce, sbrana, aggredisce i rivali.
Neanche un anno dopo, mi ritrovai a correre con la Fulvia Montecarlo. Sempre da navigatrice. Stile diverso, ma scocca uguale alla Zagato e interni "quasi" uguali. Il cruscotto di entrambe le Fulvia sono in legno. Sportività unita ad una sofisticata eleganza, perché Lancia è una signora che veste raffinato, ma sa graffiare quando ce n'è bisogno.
L'anno dopo ancora, evoluzione della specie. Evoluzione, perché ebbi la fortuna di poter salire sulla Delta Evoluzione, una gruppo N iscritto in quell'occasione in gruppo A (è possibile farlo), che anch'essa ruggiva. I motori Lancia nel corso degli anni non hanno variato questa melodia. Purtroppo non finì bene, perché la Delta è una signora volubile, mal sopportava la calura aretina di luglio inoltrato.
Infine, dicembre 2017: il mio debutto al volante di una Fulvia Montecarlo, la stessa che nel 2014 mi fece emozionare. Non mi pareva il vero... sicuramente non l'ho usata come meritava, ma la mia paura di poterla danneggiare senza conoscerla era tanta. La Fulvia non perdona, ma insegna. Traversi in ogni curva, emozioni, divertimento assoluto. Non era facile comunque utilizzare un cambio ad H rovesciata, con la seria possibilità di inserire la retromarcia anziché la 1°, per abitudine col cambio moderno.
Nel 2018 finalmente ho potuto dire di aver vinto contro un'altra Fulvia presente.
Nella mia carriera ho provato diverse auto, sia moderne che storiche, ma la Lancia rimane ciò che mi ha segnata ed emozionata nel corso degli anni. Il mito della Lancia vincente nei rally esiste ancora adesso, tant'è che nei rally storici attuali vincono sia Delta che 037. Lancia rimane insuperata.



La dichiarazione di amore più bella che abbia mai letto. Da ex Lancista leggendola mi sono veramente emozionato
 
Io sin da piccolo sono stato appassionato del mondo delle automobili e sinceramente non saprei il motivo siccome in famiglia nessuno lo è.

L'immagine di Lancia per me e per molti credo sia la Delta HF Integrale con livrea Martini che ha dato uno schiaffo a tutti per 6 volte nei rally. Poi ci sono i mostri sacri come Delta S4 e Stratos. Se di Delta HF Integrale se ne vedono di stradali e credo sia d'obbligo girarsi dicendo "ehi guarda, una Delta", non si può dire lo stesso per S4 e Stratos.
L'anno scorso ad Arezzo ho visto per la prima volta una Stratos nel suo habitat preferito, Rally Storico delle Vallate Aretine, e mi sono sentito come un bambino: sono corso a veder sostituire uno scarico in assistenza e per sentirla ripartire. Quello che non mi dimenticherò è che sentivo vibrare la cassa toracica ma pare sia "normale" a quanto pare sentendo anche pareri di altri ragazzi: eravamo tutti malati di cervello o la Stratos ci faceva battere troppo forte il cuore.

Di Stratos ne sono state dichiarate prodotte 515 (era una "Gruppo 4"), ma sembra che in realtà il numero fosse inferiore, di Delta S4 200 esemplari e cioè il numero minimo per poter rientrare nel "Gruppo B". La Delta HF integrale era una gruppo A e quindi ne sono state costruite varie migliaia, perciò se trovano di più in giro.
 
Di Stratos ne sono state dichiarate prodotte 515 (era una "Gruppo 4"), ma sembra che in realtà il numero fosse inferiore, di Delta S4 200 esemplari e cioè il numero minimo per poter rientrare nel "Gruppo B". La Delta HF integrale era una gruppo A e quindi ne sono state costruite varie migliaia, perciò se trovano di più in giro.
Infatti Stratos, 037 e S4 hanno raggiunto quotazioni allucinanti
 
Ci voleva anche della sana pazzia a correre con una 037, non era propriamente sicura per i piloti! Avete visto la puntata di "the gran tour" sulla 037?...
 
Ci voleva anche della sana pazzia a correre con una 037, non era propriamente sicura per i piloti! Avete visto la puntata di "the gran tour" sulla 037?...
Non esisteva una Group B sicura, i piloti di allora oltre dei gran manici dovevano essere anche coraggiosi. Poi le successive S4 e 205 T16 erano ancor più potenti...
 
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Non esisteva una Group B sicura

Si ma l'attenzione dei commissari era.. come dire... relativamente bassa.... In quel documentario raccontano che per far passare i controlli di sicurezza quelle auto dovevano montare il roll bar, non previsto sulla 037, il giorno stesso del controllo Lancia prese dei tubi di cartone, li verniciò color alluminio e li montò..... Andarono bene.... o_O:eek::confused:
 
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Si ma l'attenzione dei commissari era.. come dire... relativamente bassa.... In quel documentario raccontano che per far passare i controlli di sicurezza quelle auto dovevano montare il roll bar, non previsto sulla 037, il giorno stesso del controllo Lancia prese dei tubi di cartone, li verniciò color alluminio e li montò..... Andarono bene.... o_O:eek::confused:
Senza offesa, non credere troppo alle sparate di quel programma, devono far spettacolo ed alcune panzane fan parte di quello...non erano un branco di sprovveduti come Clarkson vuol far credere, ai tempi c’erano organizzazioni che spendevano miliardi di lire per quelle competizioni. Fa un po’ parte degli stereotipi verso gli italiani che vinciamo per furbizia e non per bravura.
Oltretutto Röhrl non era uno sprovveduto, non rischiava la pelle senza un calcolo, tanto che alla gara secondo lui più pericolosa non vi partecipò
 
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