Spiego brevemente dove arriva la mia passione per Lancia. Innanzitutto arriva dai miei familiari che ne hanno sempre apprezzato l’eleganza, un marchio “nobile” del nostro Made in Italy.
Poi nella zona dove vivo erano parecchio quotate quando ero giovanissimo, spesso non “puzzavano” di Fiat anche a chi la stessa disprezzava; c’era un famoso concessionario (il proprietario aveva anche l’hobby dei rally) che, narra leggenda, nel periodo clou vendeva una bisarca di Thema a settimana: un numero molto alto per un’attività di provincia.
Il resto lo fecero le numerose vittorie nei rally, ancora oggi “We are the champions” dei Queen mi ricorda una pubblicità dell’epoca in TV che celebrava le vittorie della Delta; vederne una in tenuta da corsa Martini Racing continua a suscitarmi più di un’emozione: è tutto quello che potevo desiderare avere da “grande”.
Come descrivere poi lo stupore quando vidi la 8.32 per la prima volta?
Un’altra Italia, che tristezza e quanto orgoglio perduto...
Le Alfa più numerose che ricordo all’epoca erano Alfetta e Giulietta seconda serie, la successiva 75 era un po’ meno comune della Thema: l’ultima Alfa TP dell’epoca non era per me un’auto civile, ma l’auto delle forze dell’ordine per definizione (si narrava che quelle in loro possesso fossero elaborate, chissà se era proprio così). Da appassionato di motorsport in generale, ho iniziato ad appassionarmi davvero ad Alfa dalle vittorie al DTM in avanti.
Parentesi Audi: non erano così comuni le 80 (chi voleva il prodotto tedesco si rivolgeva alle più nobili Mercedes 190) ed un “vaggaro” moderno non crederebbe mai che erano considerate (a ragione) “asfittiche” rispetto a tutte le concorrenti.
Sono uno dei pochi che apprezza ancor oggi la Beta Trevi, non tanto per gli esterni ma proprio per quel cruscotto, era davvero originale. Anche quello della Delta prima serie non era affatto banale, forse quello che le diede il restyling esterno venne tolto agli interni.