Per un curioso caso del destino (o per opera della Divina Provvidenza, chissà...) a differenza di Somalia, Etiopia e Libia sulle quali la Storia ha lasciato segni indelebili e dove i segni della presenza italiana sono quasi del tutto scomparsi, in Eritrea i segni della presenza italiana di tanti decenni fa sono non solo ancora ben presenti, ma quotidianamente vissuti dai suoi abitanti.
Non solo gli edifici, ma anche gli arredi, le suppellettili, le macchine per il caffè espresso, persino tante vecchie 600 ancora, ehm... marcianti, sono di uso quotidiano e straordinariamente ben conservate.
E solo un amore per l'Italia che spesso nemmeno noi proviamo può aver reso possibile una cosa del genere.
Il popolo eritreo ha conservato nei decenni un patrimonio inestimabile di Architettura, di Ingegneria, di Arte italiana del '900 come non ce n'è nell'intera Italia. Si calcola circa 700 edifici di pregio nella sola Asmara, con arredi d'autore e opere d'arte originali al loro interno. Il popolo eritreo conserva e parla da decenni la nostra lingua grazie alle numerose e affollatissime scuole italiane di Asmara.
Un progetto serio e soprattutto onesto di cooperazione farebbe dell'Eritrea un autentico gioiello di civiltà in Africa e sarebbe per noi motivo di orgoglio, con grandissime opportunità in ogni campo: Scuole di Architettura e Ingegneria per progettare il restauro di edifici e infrastrutture, costruzione di abitazioni popolari accoglienti e salubri, avvio di imprese e attività commerciali, sviluppo delle potenzialità portuali già a suo tempo intuite dai primi colonizzatori italiani.
Laggiù c'è una parte consistente del nostro passato, che evidentemente tanto vergognoso non deve essere se qualcuno lo conserva con cura da oltre un secolo. Sarebbe nostro dovere contribuire molto concretamente per preservarlo e valorizzarlo.