Cercherò di trasmettere lo stupore che la visita in Dallara mi ha regalato.
Chiedo venia per eventuali imprecisioni ma non ho copiato da Wikipedia e la memoria di quanto ho visto e sentito di persona comincia a perder colpi...noi vecchiotti...
Premetto che ero passato tante volte davanti alla modernissima entrata dello stabilimento di Rizzone, la frazione prima di Varano de' Melegari, senza soffermarmici. Avevo solo notato il cartello "Motor Valley" domandandomi "ma perché qui c'è quel cartello?".
Ma questa volta non ero solo di passaggio, avevamo prenotato una tour guidato. Noi, un gruppo di amici, quasi tutti Alfisti lombardi ma non solo: c'erano anche alfisti arrivati dalla Toscana, dal Veneto, persino da Malta, giusto per ricordarne qualcuno.
Non mi aspettavo molto da questa visita ma ero contento della compagnia e delle guidate che ci saremmo fatti prima di pranzo.
Con queste premesse mi ero svegliato prima dell'alba e avevo già macinato qualche centinaio di chilometri prima di trovarci. Guidate bellissime su strade meravigliose, come ho descritto.
Alle 9:30, puntuali, ci siamo finalmente riuniti nel parcheggio sopra la palazzina della reception. Sono subito partiti gli sfottò per chi era venuto in Porsche o Audi, il tutto condito da abbracci, pacche sulle spalle, calore.
Siamo quindi entrati nella reception e ci hanno affidati a due giovani ingegneri dell'Accademy, a farci da cicerone.
E qui inizia l'avventura...
Già solo dalla galleria di fotografie mi rendo conto che Dallara significa anche Formula Indy, che ha una sede a Indianapolis, che produce, in pratica, telai e parti in carbonio per ogni formula, per le auto di serie, per AR (ad esempio la 4C), per la Bugatti (i telai della Chiron e della Veyron) e per molti altri grandi brand, che ha corso e anche vinto a Le Mans...
Non possiamo entrare nella galleria del vento: accordi commerciali vietano che si possano scoprire i segreti delle auto in test in quel momento ma l'occhio intravede (o immagina) livree prestigiose su scocche in carbonio...
Ci spiegano che spesso si testano modelli in scala 1/2 o 1/4 realizzati con stampanti 3D, con ogni parte in test derivata dal progetto originale per poter riprodurre fedelmente ogni dettaglio aerodinamico, comprese le ruote che, per riprodurre fedelmente ogni vortice, rotolano alla stessa velocità del vento che soffia.
Ammiriamo due file di grandi stampanti 3D intente a stampare in resina bracci di sospensioni, dischi freni, ogni parte, sotto la luce azzurrina di un laser che intanto solidifica il materale liquido amorfo.
Passiamo al simulatore di guida: ne esistono tre, creati dalla Dallara. Uno a Varano, uno a Indianapolis, uno in Ferrari.
Sono probabilmente i più avanzati al mondo. Il costo? Circa 15 milioni di Euro. L'affitto? Circa 15.000 € al giorno.
Permettono di raggiungere i 3G di accelerazione (non sostenuti nel tempo), si possono programmare con ogni dettaglio di un particolare circuito, persino con dettagli presi in pista da filmati recentissimi, con tutti i riferimenti del caso. E si possono introdurre tutti i parametri che una F1, ad esempio, riporta in una certa configurazione. In pratica puoi compiere "n" giri di prova pre-gara senza che gli avversari sgamino i tuoi segreti...
Per avere risposte immediate gli attuatori non sono idraulici ma meccanici.
Il posto guida, il volante, ogni cosa è configurabile come l'auto che guiderai.
Avevamo iniziato una colletta per farci almeno un ora...ma ci abbiamo rinunciato...
Quindi è la volta di passare a vedere come viene lavorata la fibra di carbonio ed il sandwich di carbonio.
Prima di entrare nello stabilimento chiediamo se l'Ingegner Dallara si vede mai in giro. Quasi a risponderci si apre la porta ed esce proprio l'Ingegner Dallara. Ho messo una foto nel thread precedente: è un giovanotto di 86 anni, ben portati, lucido come un furetto.
Va verso la sua 500, prende qualcosa e poi si avvicina. Mi prende sottobraccio e chiede chi siamo. Si ferma con noi a chiaccherare. Di tutto, del futuro dell'auto, delle sue fabbriche, dei suoi sogni, della gioia che prova ancora a guidare la "sua" Stradale, l'auto che ha creato per desiderio personale, che guida di oersona e che, ci confida, "è comoda, viaggia attaccata alla strada, mi porta a Portovenere e, al ritorno, a dare la paga a qualche Porsche e Ferrari al Mugello". E aggiunge. "tenetevi care le vostre 4C!" con l'aria di chi sa. E non stento a crederlo.
Ma deve andare, ci saluta da vecchio emiliano. E la leggenda vuole che alla Domenica vada al bar, a Varano, a giocare a carte con i vecchi amici.
Lui che ha preferito restare a Varano potendo vivere ovunque nel mondo.
Arriviamo ai box dove artigiani creano le sagome in carbonio sugli stampi. Sono maestri d'altri tempi, mano, occhio, perizia. E poi tanta tecnologia: autoclavi maestose e nuove presse per scaldare-fondere-creare parti più piccole.
Nei corridoi, puliti come quelli di una clinica, scocche e scocche, pezzi e teali di ogni formula. Tanti stemmi prestigiosi...
Usciamo frastornati guardandoci negli occhi senza parlare, le bocche allungate sotto il naso nella smorfia "miiinchia!"
E quindi la penultima tappa: la fabbrica di auto, l'ultimo sogno dell'Ingegnere.
Rappresentano si e no il 20% del fatturato della Dallara ma occupano un posto carismatico tra le sue attività.
Voluta perché l'uomo che smette di sognare non è più un uomo ma un'ombra che scompare...
La fabbrica è in paese, nel vecchio stabilimento. Piccola ma organizzatissima. Tutto viene fatto a mano in una mini catena di montaggio, con arte di altri tempi. "per favore non fate foto" ci sono targhe di ogni dove e la riservatezza fa parte della cultura aziendale.
E' Sabato, non ci sono gli operai. Il silenzio è rotto solo dalle nostre esclamazioni di stupore e approvazione
Sento il fremito che ho provato acquistando la Giulia: mi si drizzano i peli sulle braccia accarezzando tanta bellezza. 850 Kg per 400 CV, una deportanza a 250 Km/h di 820 Kg, carbonio, carbonio, carbonio, carbonio...E tanto analogico, solo analogico tutto essenziale.
Il condizionatore solo nella versione chiusa, l'infotainment? Non pervenuto.
Mi spunta una lacrima e vedo che non sono il solo. Penso quanto possa valere un mio rene, tanto ne ho due...
Bravo Ingegnere! L'incarnazione del tuo sogno!
E alla fine, tornati alla reception, visitiamo il museo.
Non mi dilungo sulle meraviglie, tutte frutto della Dallara ma mi fermo solo sulla prima icona: la Lamborghini Miura.
Disegno Gandini, progetto Dallara.
E poi le auto di F3, Formula E, Indy, rally e tante, tante altre...
Usciamo per la foto di gruppo che siamo ancora frastornati.
La successiva zingarata, su e giù per la Cisa fino al ristorante, con i tornanti presi di traverso e l'adrenalina alle stelle, il buon pranzo in amicizia, tutto il pomeriggio è stato bello.
Ma l'orgoglio italiano di quello che avevamo appena visto ha spesso stemperato i discorsi e ci ha fatto riflettere fino a casa.
Quando parliamo male del nostro Paese forse, a volte, abbiamo ragione.
Ma esiste anche un Paese grande che genera eccellenze meravigliose, dà lavoro ai giovani, tiene alto il nome Italia.
Ecco, credo di averlo visto.