James Woods filma la sua villa in fiamme e piange. California, Hollywood, gennaio 2025.
Un pianto disperato, informa Open, che probabilmente mira a far commuovere l'utente medio del web.
E chi è l'utente medio della rete, o per meglio dire del webete? È colui che in un anno di genocidio a Gaza, di fronte ai bambini arsi vivi nelle tende di nylon colpite dai missili dell'entità coloniale, non ha proferito verbo, ma che è sempre molto rapido nel raccogliere gli stimoli lanciati dai media mainstream, i quali indirizzano gli umori del pubblico e decidono per chi si debba piangere e per chi no.
E quindi ci si aspetta commozione per le perdite materiali di un pugno di stramiliardari, a loro volta silenti e complici del genocidio in atto.
James Woods è tra quelli. Poiché il webete non perdona, è saltato fuori uno dei suoi tweet migliori, quello in cui dà sfogo alla sua enorme crudeltà personale, indirizzato alla gente di Gaza:
" Nessun cessate il fuoco. Nessun compromesso. Nessun perdono". Agghiacciante l'hashtag finale: "Uccideteli tutti".
E ciò dà la misura di quali esseri umani sia oggi popolato anche il mondo dell'arte. E uso l'aggettivo "umani" per comodità di ragionamento, 'che di umano costoro hanno pochissimo.
Un mondo che dovrebbe essere contro.
Contro il potere costituito che diviene strumento di oppressione e morte per tanta parte dell'umanità.
Contro il silenzio imposto sulle questioni cruciali del nostro tempo.
Contro il predominio del pensiero unico, per cui alla gente comune viene persino impedito o ostacolato l'esercizio dei propri diritti, primo tra tutti il diritto al dissenso.
E invece.
Come ebbe giustamente a dire Roger Waters, il mondo dell'arte oggi è un agglomerato di yes men, legati al carro della politica come mai accaduto prima nella storia.
Questo in generale. In particolare, Hollywood è espressione del più becero sionismo e dell'adesione più acritica all'agenda israeliana.
Questione di contratti, di opportunità, di visibilità, di semplice vigliaccheria e mediocrità oppure di malvagità personale. Esiste anche quest'ultima, non dimentichiamolo.
Il sionismo becero di Hollywood non è cosa nuova.
Ricordo il video di una grande donna, e straordinaria attrice - tra i pochissimi ad uscire fuori dagli schemi, dai recinti e dalle imposizioni; che non si curano del personale interesse ma rivendicano con orgoglio la dignità del proprio pensiero e, nel farlo, brillano di luce propria come gemme preziose - la quale, in occasione di una premiazione, utilizzò lo straordinario palcoscenico e la visibilità che le veniva concessa per denunciare l'appiattimento e la connivenza del mondo del cinema verso lo sterminio dei palestinesi. Non utilizzò mezze frasi, né allegorie e neanche metafore. Il sionismo è un cancro, ed Hollywood ne è pregna. Il suo nome, luminoso, è Vanessa Redgrave ed il video risale, pensate, agli anni '70.
Lo sterminio dei palestinesi è cosa assai antica. Dovrebbe saperlo anche James Woods, giunto quasi al termine di una vita platealmente inutile.
Piangi pure per la tua villa che scompare nel fuoco. Tra le fiamme, guarda meglio.
Ci sono occhi, e sorrisi, e voci, e capelli, e mani infantili che hai visto bruciare, godendone.
Che siate maledetti per sempre.