La società attuale, globalizzata, è regolata dal mercato e dalle regole della libera concorrenza. Può piacere o non piacere, ma è così. Quindi, se nella percezione dell'opinione pubblica, non solo italiana, a quanto pare, la Giulia e lo Stelvio erano un passo indietro rispetto alle marche tedesche, cosa già ben conoscibile nel 2016, allora bisognava collocare il prezzo di listino al di sotto di quello delle corrispondenti marche premium tedesche, a prescindere da ogni giudizio sulla validità oggettiva del prodotto.
Voleva dire "confessare" una presunta inferiorità ? Pazienza, se tale era la percezione del mercato, i vertici FCA dovevano adeguarsi.
In altre parole, occorreva limitare al minimo il margine di guadagno nel breve periodo, per cercare di vendere il più possibile e rioccupare maggiori spazi di mercato.
Dopotutto, in tempi non lontanissimi l'Alfa 156 fece buoni numeri di vendita.
In questo modo, si sarebbe trasmessa un'immagine di successo che avrebbe trascinato le vendite. Se poi il prodotto valeva davvero, allora i clienti sarebbero rimasti soddisfatti e, con il tempo, il prestigio del marchio sarebbe stato riconquistato. Solo in un secondo momento, in una strategia di lungo periodo, si poteva alzare il prezzo. Invece si è voluto recuperare i soldi investiti e massimizzare il guadagno subito, parificando i prezzi alle tedesche. La risposta del mercato è stata "a parità di prezzo, prendiamo le tedesche". Adesso siamo già entrati nella spirale delle promozioni per abbassare il prezzo, ma l'idea che si trasmette è quella del prodotto che avuto poco successo.