Ieri ho viaggiato a finestrini aperti da Mantova a Milano nel cuore della notte.
Luna rossa, gonfia, nuvole a tratti.
Faceva fresco, 18 gradi, qualche brivido, i capelli in faccia, non correvo, troppo bello fondersi con la Giulia e la campagna. Nessuno per strada, un vivo deserto quieto.
Abbaglianti automatici, il balletto dei fari a seguire ogni curva.
Ho visto volpi attraversare la strada ricambiando, immobili, lo sguardo degli xenon con due puntini brillanti prima di scappare a salvarsi.
Civette e gufi cibarsi della poltiglia dei ricci triturati nel lento attraversamento, che volavano via dal banchetto interrotto sfiorando il parabrezza.
Ho persino udito, molto chiaramente, il lontano ululato di uno dei lupi ritornati a vivere nelle campagne del mantovano. Mi si sono drizzati peli e capelli in una reazione ancestrale.
In mezzo ai suoni della vita ascoltavo gli scarichi aperti borbottare tra loro con qualche scoppiettio permaloso. Mai sguaiati.
Una notte da godere senza eccessi, solo un paio di accelerate rabbiose per sorpassi rapidi e per sfidare il lontano lupo capobranco.
E poi ho sentito un rumore nuovo...
Un rumore viscerale, arcano, suggestivo.
Non si può descrivere, si deve sentire.
E per sentirlo bisogna vedere un filmato di un bombardiere Vulcan che dà tutta manetta.
Si chiama "howl" ed è il suono dell'aria che precipita dentro le turbine.
Dai 2500 giri, accelerando con un piede di velluto, aumentando giro per giro, si genera, per una frazione di secondo, una risonanza nei condotti di aspirazione che non noti se guidi e acceleri normalmente.
Devi centellinare l'acceleratore e allora lo senti, profondo e arcano.
Mi ha accompagnato per chilometri e chilometri, evidente solo a finestrini aperti.
Risuonava dal motore agli scarichi, amplificato dalle valvole aperte, percepibile solo quando il tuono degli scarichi non lo sovrastava.
Per una notte ho volato anch'io con le ali a delta.
Giulia è viva...
Giulia è un lupo...