Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio - 2.9 v6 510cv - MT6 - Rosso Alfa - 2016 - mi

Grazie ma non sono io, è lei che mi ispira.
;)

Un po' meno forte ma è lui!
:eek:
Splendida narrativa e meravigliose sensazioni trasmesse...ma parti avvantaggiato, con 500 cv sotto le terga e volante e cambio manuale tra le due mani e la strumentazione della QV davanti agli occhi è più semplice diventare scrittori😉😉...comunque bravissimo!
 
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Ieri ho viaggiato a finestrini aperti da Mantova a Milano nel cuore della notte.
Luna rossa, gonfia, nuvole a tratti.
Faceva fresco, 18 gradi, qualche brivido, i capelli in faccia, non correvo, troppo bello fondersi con la Giulia e la campagna. Nessuno per strada, un vivo deserto quieto.
Abbaglianti automatici, il balletto dei fari a seguire ogni curva.
Ho visto volpi attraversare la strada ricambiando, immobili, lo sguardo degli xenon con due puntini brillanti prima di scappare a salvarsi.
Civette e gufi cibarsi della poltiglia dei ricci triturati nel lento attraversamento, che volavano via dal banchetto interrotto sfiorando il parabrezza.
Ho persino udito, molto chiaramente, il lontano ululato di uno dei lupi ritornati a vivere nelle campagne del mantovano. Mi si sono drizzati peli e capelli in una reazione ancestrale.
In mezzo ai suoni della vita ascoltavo gli scarichi aperti borbottare tra loro con qualche scoppiettio permaloso. Mai sguaiati.
Una notte da godere senza eccessi, solo un paio di accelerate rabbiose per sorpassi rapidi e per sfidare il lontano lupo capobranco.
E poi ho sentito un rumore nuovo...
Un rumore viscerale, arcano, suggestivo.
Non si può descrivere, si deve sentire.
E per sentirlo bisogna vedere un filmato di un bombardiere Vulcan che dà tutta manetta.
Si chiama "howl" ed è il suono dell'aria che precipita dentro le turbine.
Dai 2500 giri, accelerando con un piede di velluto, aumentando giro per giro, si genera, per una frazione di secondo, una risonanza nei condotti di aspirazione che non noti se guidi e acceleri normalmente.
Devi centellinare l'acceleratore e allora lo senti, profondo e arcano.
Mi ha accompagnato per chilometri e chilometri, evidente solo a finestrini aperti.
Risuonava dal motore agli scarichi, amplificato dalle valvole aperte, percepibile solo quando il tuono degli scarichi non lo sovrastava.
Per una notte ho volato anch'io con le ali a delta.
Giulia è viva...
Giulia è un lupo...
Leggerti è sempre un piacere. Ciao Alfista Romantico
 
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"Il tempo passa".
Questa stupida, semplice frase l'avrò sentita migliaia di volte ma non aveva mai superato la soglia necessaria a farmici pensare davvero, a fare qualche riflessione.
Ieri sono sceso in garage a controllare che il mantenitore di carica non fosse in corto e che lei fosse a posto.

Per un momento ho provato un sincero affetto per questa automobile. Cose che di solito provi per esseri senzienti che ricambiano il sentimento, non per un'auto.
Però era affetto, non esaltazione, non sollucchero per soluzioni tecniche, non infatuazione per il profondo, lucido rosso.
E ammirazione.

E stranamente mi sono reso conto che mai, neppure per un momento, ho pensato di cambiarla per un'altra auto, magari più veloce, bella, tecnologica, perché "il tempo passa".

Quindi il tempo c'entrava.
Ma non capivo perché.

Poi, pian piano, credo di aver capito.

Una cosa che il tempo non ha mai scalfito è la profonda passione, la profonda innovazione che ogni Alfa, scolpita col cervello e col cuore, ha significato decennio dopo decennio.
Spesso imparagonabili tra loro e con la successiva per le diverse soluzioni tecniche ma legate dallo stesso fil-rouge: uniche nel loro genere anche quando imperfette.
La pura perfezione è fredda, la continuità scalda e ti lega a lei.

Non puoi paragonare una Giulia di oggi ad altre Alfa del passato. Questo se ragioni con gli occhi.
Ma molte hanno segnato un'epoca e ritrovi in tutte la passione di chi le ha progettate, testate e prodotte.
Meritano tutte lo stesso rispetto e suscitano le stesse passioni, anche a metà della velocità e a un terzo dell'accelerazione.

Non le cambi come un calzino per qualche transistor in più...

E all'improvviso, imposto dall'alto (alto?) ti obbligano al cambiamento. Ma non a un cambio di passo, a un cambiamento radicale capace di appiattire tutto, di fermare il tempo. Di annullare la storia.

Il tempo passa...

Ma non deve fermarsi per Alfa Romeo!
 
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Mauro, come al tuo solito esprimi i tuoi pensieri in modo poetico e fine. Un piacere leggerti e un onore avere la tua stessa passione per l'Alfa!
 
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Che dire... Condivido pienamente.
Sempre bello leggerti.
Buona notte
 
"Il tempo passa".
Questa stupida, semplice frase l'avrò sentita migliaia di volte ma non aveva mai superato la soglia necessaria a farmici pensare davvero, a fare qualche riflessione.
Ieri sono sceso in garage a controllare che il mantenitore di carica non fosse in corto e che lei fosse a posto.

Per un momento ho provato un sincero affetto per questa automobile. Cose che di solito provi per esseri senzienti che ricambiano il sentimento, non per un'auto.
Però era affetto, non esaltazione, non sollucchero per soluzioni tecniche, non infatuazione per il profondo, lucido rosso.
E ammirazione.

E stranamente mi sono reso conto che mai, neppure per un momento, ho pensato di cambiarla per un'altra auto, magari più veloce, bella, tecnologica, perché "il tempo passa".

Quindi il tempo c'entrava.
Ma non capivo perché.

Poi, pian piano, credo di aver capito.

Una cosa che il tempo non ha mai scalfito è la profonda passione, la profonda innovazione che ogni Alfa, scolpita col cervello e col cuore, ha significato decennio dopo decennio.
Spesso imparagonabili tra loro e con la successiva per le diverse soluzioni tecniche ma legate dallo stesso fil-rouge: uniche nel loro genere anche quando imperfette.
La pura perfezione è fredda, la continuità scalda e ti lega a lei.

Non puoi paragonare una Giulia di oggi ad altre Alfa del passato. Questo se ragioni con gli occhi.
Ma molte hanno segnato un'epoca e ritrovi in tutte la passione di chi le ha progettate, testate e prodotte.
Meritano tutte lo stesso rispetto e suscitano le stesse passioni, anche a metà della velocità e a un terzo dell'accelerazione.

Non le cambi come un calzino per qualche transistor in più...

E all'improvviso, imposto dall'alto (alto?) ti obbligano al cambiamento. Ma non a un cambio di passo, a un cambiamento radicale capace di appiattire tutto, di fermare il tempo. Di annullare la storia.

Il tempo passa...

Ma non deve fermarsi per Alfa Romeo!
Chiosare molti tuoi pensieri mi sembra come deturpare la pennellata di un grande artista contemporaneo che gratifica i piu' fortunati tra i suoi lettori.
Opto quindi per un campo dialettico diverso.
Storicamente, Alfa, riesce a sorprendere per la continuita' di afflato, come se tencici e stilisti, via via avvicendatisi, si siano detti, tutti insieme: individualmente possiamo fare poco, ma quel pochissimo facciamolo rapidamente, cavando da noi stessi il nostro meglio.
Queste vene di soggettive ispirazioni, questi canali linfatici di trasferimento identitario, paradossalmente, confliggono con una storia tormentata, tra vette realizzative e oscuri abissi d'impresa. Sarà anche questa connotante storia ad infondere comune pathos, altrove non riscontrabile.
Grazie @MPP.
 
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Chiosare molti tuoi pensieri mi sembra come deturpare la pennellata di un grande artista contemporaneo che gratifica i piu' fortunati tra i suoi lettori.
Opto quindi per un campo dialettico diverso.
Storicamente, Alfa, riesce a sorprendere per la continuita' di afflato, come se tencici e stilisti, via via avvicendatisi, si siano detti, tutti insieme: individualmente possiamo fare poco, ma quel pochissimo facciamolo rapidamente, cavando da noi stessi il nostro meglio.
Queste vene di soggettive ispirazioni, questi canali linfatici di trasferimento identitario, paradossalmente, confliggono con una storia tormentata, tra vette realizzative e oscuri abissi d'impresa. Sarà anche questa connotante storia ad infondere comune pathos, altrove non riscontrabile.
Grazie @MPP.
Non potevi dire meglio!
Alfa possiede un dono: non importa chi sia a progettare, non importa chi sia a dirigere, non importa chi sia a disegnare, non importa chi sia a farle del male il dono sopravvive come fosse soprannaturale, come se avesse vita propria e passa inconsciamente di mano in mano, di decennio in decennio e nel cuore di chi le guida.
Alti e bassi, vette sublimi nelle tempeste più oscure, sprazzi di genio nella calma più piatta quest'anima impalpabile ma forte e vitale riaffiora sempre, magari non nei numeri ma nel cuore.
Ma ora i numeri diventano di nuovo tutto.
Ora una ingannevole necessità di fare in fretta, di fare diverso, di fare "meglio", di fare "naturale" (come nello scialbo spot che parla subliminalmente alla fredda ragione, con gli stilemi della decisione presa anni fa da pochi che nascondono interessi in Oriente, ma non alla pancia di un Alfista) metterà di nuovo alla prova questo dono.
Ci sarà ancora Alfa Romeo?
Io mi consolo accarezzando il mio pezzo di storia.
Tutti gli Alfisti terranno stretto il loro fino a che non sapremo.
Se falliranno e il dono per la prima volta si spegnerà e non passerà di mano non ci saranno neppure i numeri...
Solo una diaspora verso il meno peggio, solo per muoversi, tutti ammassati nell'imposto egualitarismo ecologico, della falsa salvezza per il mondo che transiterebbe solo attraverso il bzzzzzz dell'auto mentre tutto il resto parla diversamente.
E mai più Alfa Romeo.
 
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