Il primo giro è spettacolare: distacchi non ancora abissali, tutti in gruppo, la competitività si taglia col coltello.
Visiere alzate, piede destro a tavoletta, cominciano le danze.
Alla prima curva seria un ballerino fa una piroetta seguito da altri due alla seconda, in perfetta sincronia. Li evito per un pelo ma la storia si ripeterà per i primi giri.
Qualcuno rischia di stamparsi sulle barriere, trattengo il fiato...si riprende, scatta in avanti.
Tutti tesi allo spasimo, le bestie ti schiacciano con la loro forza G. E sono ancora nulla rispetta Kart da competizione.
Nella foschia bagnata le curve ancora tradiscono. Le ruote stridendo asciugano la pista ma l’umidià ti cola in grembo, ti inzuppa cosce, ginocchia e stinchi.
E cominciano i tempi: ad ogni curva devo guardare con la coda dell’occhio se qualcuno sta sfrecciandomi via per evitare la frittata.
Ho tempo pima che gli altri tornino, sono ultimo ma spingo al massimo, come dovessi vincere. Una, due, tre curve prese bene, il motore imballato, ce la faccio! Ma sul tornante quasi mi giro. Il Kart geme, si ribella, lo spingo coi fianchi, sembra ripartire e...zac...un fulmine mi passa. Ma come cavolo fanno! Stringo denti e volante, studio le traiettorie, affronto le curve col casco che sembra voglia andarsene, mi concentro, accelero. Questa volta sono a tavoletta, non mollo!
Arriva il curvone. Riacchiappo il cuore e lo spingo giù dalla gola e tengo schiacciato: il kart saltella, il bordo si avvicina ma reggo, ce la faccio, riguadagno qualcosa sull’ombra indistinta che mi precede, poi la riperdo nella foschia.
Resto ancora solo io, le braccia che piangono, il sedere che spoppa fuori dal sedile, il collo che si flette.
Sento rombi indistinti alle mie spalle, no perdio, non voglio farmi passare ancora!
Ma uno, due, tre figure mi sorpassano.
Mi accodo: in curva tengo il loro ritmo ma in rettilineo non ce n’è per me, ritornano a scomparire nella nebbia.
E ancora via, imparando metro dopo metro, sasso e terra dopo sasso e terra in faccia.
Il contagiri scandisce il tempo ma lo odio: voglio più giri, voglio più tempo per rifarmi! Ma tuti i miei muscoli gridano pietà. Non li ascolto, mi stacco da loro.
E arriva l’ultimo giro, la bandiera a scacchi...
Peccato!
Ma una giornata così con tanti amici non avrà mai una bandiera a scacchi...
Testimoni tutti, a fine gara le sue mani tolti i guanti grondavano sangue! per l'impegno che ha dimostrato (e per essersi fatto onore anche con le gambe sotto il tavolo) @MPP è l'indiscusso vincitore morale!