Arrivano i prezzi provinciali di benzina e gasolio.
Ad Abbiategrasso (Milano) il gasolio potrebbe costare 4 o 6 centesimi in meno o in più rispetto a Vigevano (Pavia), a 11,4 chilometri di distanza.
Lo stesso tra Sant'Antonio Abate (Napoli) e Scafati (Salerno), che distano 4,1 chilometri pari a tre minuti di motorino.
Sono esempi immaginari. Ma non è immaginario il fatto che la Shell ha già varato i prezzi provinciali, ieri l'Esso ha deciso la sperimentazione e fra tre settimane i suoi distributori applicheranno il prezzo locale. Ma presto anche le altre compagnie seguiranno la stessa strada, indicata dall'Antitrust. Con vantaggi ma anche problemi.
Un vantaggio sarà la maggiore competizione locale: la presenza del distributore a basso prezzo di un ipermercato trascinerà anche le compagnie petrolifere a ribassare in quella zona. I prezzi provinciali si sommano all'ipotesi di imposte locali sui carburanti. Già oggi in alcune regioni ci sono accise maggiori di quelle nazionali: ci sono 2,58 centesimi in più al litro in Campania, la regione più cara, e in Puglia, Molise e Liguria. Soldi che affluiscono nelle casse della Regione. Più sobrio in rincaro delle Marche, con due centesimi netti di sovrattassa al litro.
Maggiore competizione, quindi? Per molti versi, sì. Per rimanere sull'esempio immaginario di Vigevano, i consumatori potranno passare il ponte sul Ticino e rifornirsi nella vicina Abbiategrasso. Ma non è detto che sia vera competizione: al tempo stesso il benzinaio della provincia sfortunata perderà clienti, e non potrà fare nulla per impedirlo.
Loro, i benzinai, hanno margini risicati, spesso nell'ordine dei 3-4 centesimi, e non potrebbero competere: rimarrà loro sempre meno margine (in senso anche economico) per delineare le personali politiche commerciali. Con il prezzo provinciale, la scelta delle politiche commerciali locali si sposta così dal benzinaio alla compagnia.
Si rischia anche una minore trasparenza del sistema prezzi. Oggi le compagnie comunicano al ministero dello Sviluppo economico i loro prezzi nazionali. Due calcoli, e il censimento è fatto. Un domani il ministero riceverà i singoli prezzi provinciali, dovrà ponderarli con il peso che ogni provincia rappresenta sul mercato. Il prezzo di Milano ha un peso diverso sulla media nazionale rispetto al prezzo della provincia di Campobasso, che ha 230mila abitanti. Poi dovrà estrarne il peso dei fai-da-te. Alla fine il monitoraggio, così prezioso per il Governo, sarà difficile e laborioso.
Oggi le compagnie vendono i carburanti ai loro benzinai a un prezzo unico nazionale, uguale per tutti a parità di condizioni commerciali. A questo prezzo si aggiungono o si tolgono differenziali ufficiali: le autostrade, le isole minori e le zone remote di montagna sono più care. Già oggi ci possono essere già all'ingrosso divari forti da una zona all'altra: a Trieste il prezzo a cui la compagnia vende ai suoi benzinai può essere 6 centesimi in più rispetto Genova e 4 in più rispetto a Udine. L'effetto si vede sui prezzi finiti.
Il regolamento europeo numero 2790 del '99 dice che nei contratti di esclusiva non ci possono essere condizioni differenti per lo stesso stadio distributivo: nel caso dei carburanti, infatti, il gestore non può cambiare fornitore.
Dove con i prezzi provinciali i carburanti potranno costare meno? Le compagnie temono le occhiatacce dell'Antitrust e non danno alcuna indicazione. Ma si sa che lo sconto sarà nelle province vicine a raffinerie e depositi (è il caso di Genova, Siracusa o Venezia), in quelle dove è maggiore il numero di benzinai (l'Hinterland di Milano, per esempio), e in quelle dove ci sono gli ipermercati a fare competizione (è il caso del Torinese).
Ieri intanto gran parte delle compagnie - che negli ultimi otto mesi hanno aumentato i margini lordi del 7,4% - hanno limato i prezzi, in media 1 centesimo sulla benzina e 2 sul gasolio.
Benzina: prezzi locali anche per l'Agip
Dopo Shell ed Esso scende in campo anche il gruppo Eni con Agip nella definizione dei prezzi di gasolio e benzina verde su base provinciale e non più nazionale. Secondo quanto risulta al «Sole 24 Ore» il gruppo italiano «assicurerà una pluralità di listini consigliati per la rete Agip in Italia», come riferisce una fonte, anche se sui tempi c'è ancora riserbo.
In particolare, oltre a differenziare i listini in base alle specificità territoriali, al tipo di rete (autostradale rispetto a quella ordinaria) e alla modalità di servizio ("Servito" o "Fai da te"), è stata introdotta la modalità "Iperself", valida negli orari di chiusura degli impianti aderenti.
I listini provinciali piacciono ai petrolieri, vengono bocciati dai benzinai e lasciano indifferenti gli esperti di energia. Tutto come da copione, in attesa del giudizio più importante: quello dei consumatori.
Se le iniziative Shell ed Esso e ora di Eni di introdurre listini locali per i carburanti sono la nuova tendenza delle compagnie – anche a causa delle spinte in questa direzione dell'Antitrust il rischio principale potrebbe essere quello della trasparenza.
«Da una parte questa iniziativa mi spaventa spiega Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia – visto che su gasolio e benzina ci sono già molti problemi nel trovare i prezzi rappresentativi a livello nazionale. Ma dall'altro avere un riferimento cherifletta una struttura di costi più aderente alla realtà si traduce di solito in un miglioramento dell'efficienza».
Il concetto che sta alla base dei prezzi diversi per i carburanti a seconda delle Province parte infatti dal territorio. In aree come Genova e Marghera, vicine a depositi o raffinerie, solo per fare un paio di esempi, i costi minori di logistica e la più diretta disponibilità delle benzine dovrebbe portare le compagnie ad abbassare le tariffe. Al contrario, fare il pieno costerà al litro qualche centesimo in più, come del resto già avviene, in zone più difficili da raggiungere come i paesi di montagnae in generale le aree disagiate dal punto di vista del mercato, come la costa abruzzese. Positivo, sul tema, è il presidente dell'Unione Petrolifera, Pasquale De Vita: «Vorrei ricordare che il tema dei prezzi provinciali dei carburanti era già stato inserito nell'accordo tra le compagnie e l'Antitrust dell'anno scorso dice De Vita e si tratta di una spinta alla regionalizzazione dei prezzi che darà una maggiore flessibilità al mercato».
Chi boccia senza appello que-sta iniziativa è Luca Squeri, presidente della Federazione italiana gestori impianti stradali carburanti (Figisc). «Nei fatti cambierà ben poco – dice Squeri – perché già oggi i prezzi sono diversificati sia dal punto di vista delle compagnie, sia da quello geografico. Cambierà invece la trasparenza complessiva del nostro sistema e questo per colpa dei diktat dell'Antitrust. Accadrà insomma proprio quello che l'Autorità voleva evitare e cioè che sarà più complicato controllare il comportamento delle singole aziende. Se prima, infatti, ogni gruppo depositava presso il ministero un listino unico, oggi i listini dopositati saranno oltre cento, come il numero delle Province».
Tra i vantaggi di un sistema "federale" dei prezzi c'è proprio la competizione locale che potrebbe innescarsi a pochi chilometri di distanza, anche se saranno le province più fortunate (quelle favorite dal punto di vista geografico) a spuntare le tariffe migliori, mentre le altre faranno più fatica a risultare "attraenti".
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Ahe qua si fa di tutto tranne che ridurre le accise, ma dove arriveremo di questo passo???
Ad Abbiategrasso (Milano) il gasolio potrebbe costare 4 o 6 centesimi in meno o in più rispetto a Vigevano (Pavia), a 11,4 chilometri di distanza.
Lo stesso tra Sant'Antonio Abate (Napoli) e Scafati (Salerno), che distano 4,1 chilometri pari a tre minuti di motorino.
Sono esempi immaginari. Ma non è immaginario il fatto che la Shell ha già varato i prezzi provinciali, ieri l'Esso ha deciso la sperimentazione e fra tre settimane i suoi distributori applicheranno il prezzo locale. Ma presto anche le altre compagnie seguiranno la stessa strada, indicata dall'Antitrust. Con vantaggi ma anche problemi.
Un vantaggio sarà la maggiore competizione locale: la presenza del distributore a basso prezzo di un ipermercato trascinerà anche le compagnie petrolifere a ribassare in quella zona. I prezzi provinciali si sommano all'ipotesi di imposte locali sui carburanti. Già oggi in alcune regioni ci sono accise maggiori di quelle nazionali: ci sono 2,58 centesimi in più al litro in Campania, la regione più cara, e in Puglia, Molise e Liguria. Soldi che affluiscono nelle casse della Regione. Più sobrio in rincaro delle Marche, con due centesimi netti di sovrattassa al litro.
Maggiore competizione, quindi? Per molti versi, sì. Per rimanere sull'esempio immaginario di Vigevano, i consumatori potranno passare il ponte sul Ticino e rifornirsi nella vicina Abbiategrasso. Ma non è detto che sia vera competizione: al tempo stesso il benzinaio della provincia sfortunata perderà clienti, e non potrà fare nulla per impedirlo.
Loro, i benzinai, hanno margini risicati, spesso nell'ordine dei 3-4 centesimi, e non potrebbero competere: rimarrà loro sempre meno margine (in senso anche economico) per delineare le personali politiche commerciali. Con il prezzo provinciale, la scelta delle politiche commerciali locali si sposta così dal benzinaio alla compagnia.
Si rischia anche una minore trasparenza del sistema prezzi. Oggi le compagnie comunicano al ministero dello Sviluppo economico i loro prezzi nazionali. Due calcoli, e il censimento è fatto. Un domani il ministero riceverà i singoli prezzi provinciali, dovrà ponderarli con il peso che ogni provincia rappresenta sul mercato. Il prezzo di Milano ha un peso diverso sulla media nazionale rispetto al prezzo della provincia di Campobasso, che ha 230mila abitanti. Poi dovrà estrarne il peso dei fai-da-te. Alla fine il monitoraggio, così prezioso per il Governo, sarà difficile e laborioso.
Oggi le compagnie vendono i carburanti ai loro benzinai a un prezzo unico nazionale, uguale per tutti a parità di condizioni commerciali. A questo prezzo si aggiungono o si tolgono differenziali ufficiali: le autostrade, le isole minori e le zone remote di montagna sono più care. Già oggi ci possono essere già all'ingrosso divari forti da una zona all'altra: a Trieste il prezzo a cui la compagnia vende ai suoi benzinai può essere 6 centesimi in più rispetto Genova e 4 in più rispetto a Udine. L'effetto si vede sui prezzi finiti.
Il regolamento europeo numero 2790 del '99 dice che nei contratti di esclusiva non ci possono essere condizioni differenti per lo stesso stadio distributivo: nel caso dei carburanti, infatti, il gestore non può cambiare fornitore.
Dove con i prezzi provinciali i carburanti potranno costare meno? Le compagnie temono le occhiatacce dell'Antitrust e non danno alcuna indicazione. Ma si sa che lo sconto sarà nelle province vicine a raffinerie e depositi (è il caso di Genova, Siracusa o Venezia), in quelle dove è maggiore il numero di benzinai (l'Hinterland di Milano, per esempio), e in quelle dove ci sono gli ipermercati a fare competizione (è il caso del Torinese).
Ieri intanto gran parte delle compagnie - che negli ultimi otto mesi hanno aumentato i margini lordi del 7,4% - hanno limato i prezzi, in media 1 centesimo sulla benzina e 2 sul gasolio.
Benzina: prezzi locali anche per l'Agip
Dopo Shell ed Esso scende in campo anche il gruppo Eni con Agip nella definizione dei prezzi di gasolio e benzina verde su base provinciale e non più nazionale. Secondo quanto risulta al «Sole 24 Ore» il gruppo italiano «assicurerà una pluralità di listini consigliati per la rete Agip in Italia», come riferisce una fonte, anche se sui tempi c'è ancora riserbo.
In particolare, oltre a differenziare i listini in base alle specificità territoriali, al tipo di rete (autostradale rispetto a quella ordinaria) e alla modalità di servizio ("Servito" o "Fai da te"), è stata introdotta la modalità "Iperself", valida negli orari di chiusura degli impianti aderenti.
I listini provinciali piacciono ai petrolieri, vengono bocciati dai benzinai e lasciano indifferenti gli esperti di energia. Tutto come da copione, in attesa del giudizio più importante: quello dei consumatori.
Se le iniziative Shell ed Esso e ora di Eni di introdurre listini locali per i carburanti sono la nuova tendenza delle compagnie – anche a causa delle spinte in questa direzione dell'Antitrust il rischio principale potrebbe essere quello della trasparenza.
«Da una parte questa iniziativa mi spaventa spiega Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia – visto che su gasolio e benzina ci sono già molti problemi nel trovare i prezzi rappresentativi a livello nazionale. Ma dall'altro avere un riferimento cherifletta una struttura di costi più aderente alla realtà si traduce di solito in un miglioramento dell'efficienza».
Il concetto che sta alla base dei prezzi diversi per i carburanti a seconda delle Province parte infatti dal territorio. In aree come Genova e Marghera, vicine a depositi o raffinerie, solo per fare un paio di esempi, i costi minori di logistica e la più diretta disponibilità delle benzine dovrebbe portare le compagnie ad abbassare le tariffe. Al contrario, fare il pieno costerà al litro qualche centesimo in più, come del resto già avviene, in zone più difficili da raggiungere come i paesi di montagnae in generale le aree disagiate dal punto di vista del mercato, come la costa abruzzese. Positivo, sul tema, è il presidente dell'Unione Petrolifera, Pasquale De Vita: «Vorrei ricordare che il tema dei prezzi provinciali dei carburanti era già stato inserito nell'accordo tra le compagnie e l'Antitrust dell'anno scorso dice De Vita e si tratta di una spinta alla regionalizzazione dei prezzi che darà una maggiore flessibilità al mercato».
Chi boccia senza appello que-sta iniziativa è Luca Squeri, presidente della Federazione italiana gestori impianti stradali carburanti (Figisc). «Nei fatti cambierà ben poco – dice Squeri – perché già oggi i prezzi sono diversificati sia dal punto di vista delle compagnie, sia da quello geografico. Cambierà invece la trasparenza complessiva del nostro sistema e questo per colpa dei diktat dell'Antitrust. Accadrà insomma proprio quello che l'Autorità voleva evitare e cioè che sarà più complicato controllare il comportamento delle singole aziende. Se prima, infatti, ogni gruppo depositava presso il ministero un listino unico, oggi i listini dopositati saranno oltre cento, come il numero delle Province».
Tra i vantaggi di un sistema "federale" dei prezzi c'è proprio la competizione locale che potrebbe innescarsi a pochi chilometri di distanza, anche se saranno le province più fortunate (quelle favorite dal punto di vista geografico) a spuntare le tariffe migliori, mentre le altre faranno più fatica a risultare "attraenti".
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Ahe qua si fa di tutto tranne che ridurre le accise, ma dove arriveremo di questo passo???