Costi Petrolio, carburanti e assurde accise

Beh non esageriamo... è sempre una percentuale altissima ma si aggira tra il 60% ed il 65%

Forse ho esagerato un po', ma resta il fatto che la benzina fatta e finita costa intorno ai 40/45 centesimi al litro.

Tanto per dare un'idea, è più o meno la stessa cifra con ciu si paga un litro di etanolo in Brasile, anche se in questo caso l'etenolo lo estraggono dalla canna da zucchero, ma da comunque l'idea di quanto il circus dei petrolieri ci marci su.

Comunque, se dovessero stimare il prezzo del petrolio in Euro, qualche vantaggio dovremmo averlo, specialmente nei confronti dei paesi che utilizzano il dollado USA come riferimento.
 
Comunque, se dovessero stimare il prezzo del petrolio in Euro, qualche vantaggio dovremmo averlo, specialmente nei confronti dei paesi che utilizzano il dollado USA come riferimento.

Mah, forse una volta, anche l'Euro ha perso parecchio, circa 20 centesimi, rispetto a qualche mese fa e la cosa di sicuro non ha aiutato sul prezzo finale alla pompa.

Chiaro che i primi "mangiatori" siano le aziende petrolifere ma non dimentichiamoci che, comunque, i governi non hanno interesse particolare se cala troppo il costo finale, proprio perchè la loro fetta è bella grossa ed aumenta in modo esponenziale.
 
Per quello che possono servire inziative in merito:

"Per combattere il caro-carburante, l'associazione dei consumatori Adiconsum ha stretto un accordo di collaborazione con il sito prezzibenzina.it, servizio web gratuito che offre al consumatore un utile strumento per conoscere il distributore più conveniente tra quelli presenti sul territorio nazionale.

Poca concorrenza. Sul mercato operano circa 24.000 impianti di erogazione dei quali 2.300 indipendenti - le cosiddette pompe bianche - e con circa 30 insegne legate alla grande distribuzione organizzata (quelli inseriti, per esempio, nei grandi centri commerciali). Al momento, purtroppo, la concorrenza tra le Compagnie rimane molto limitata. Tuttavia, per gli automobilisti a seconda di dove vanno a fare il pieno possono arrivare a risparmiare tra i 5 e i 10 centesimi al litro.

Per spendere meno. Proprio per aiutare i consumatori a ridurre la spesa della voce carburanti l'Adiconsum invita a collaborare attivamente allo sviluppo del sito, che vive principalmente delle segnalazioni degli utenti. Nato nel 2004, Prezzibenzina.it presenta un costante monitoraggio dei prezzi dei carburanti, che vengono aggiornati costantemente attraverso le segnalazioni inviate dai consumatori nonché, grazie a specifici accordi, da Agip, Q8, Autostrade per l'Italia e regione Friuli Venezia Giulia.

App per iPhone. Una delle prime conseguenze del "matrimonio" tra Adiconsum e prezzibenzina.it è stata la realizzazione di una App per iPhone che consente di visualizzare il contenuto del sito e di aggiornarlo direttamente dal "melafonino". Entro la fine del 2010 questa possibilità sarà estesa anche ad altri cellulari ed è prevista una partnership con i principali produttori di navigatori satellitari."

Adiconsum-Prezzibenzina - ACCORDO CONTRO IL CARO CARBURANTE - News - Quattroruote
 
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Con la benzina ormai stabilmente dalle parti di 1,50€ rispolveri questa vecchia discussione per postare un interessante analisi fatta dal mensile Auto:

OK, la scusa è buona

Intendiamoci, il bonus fiscale ai gestori delle pompe era stato promesso dall’Esecutivo, ma per mancanza di fondi non appariva nell’ultimo decreto “milleproroghe”, firmato a Natale. Il problema è che il bonus fiscale non è altro che una concessione privilegiata a pagare meno tasse, che alla fine ricade su tutti noi cittadini. Il balletto fra gestori e compagnie, col Governo in veste di mediatore, si è sempre risolto nella concessione di maggiori margini, cioè in aumenti progressivi del prezzo della benzina a carico degli utenti. Mai in provvedimenti che di fatto abbiano reso più concorrenziale la rete nazionale. Questa volta si è scelta una strada un po’ imbiancata: quella di far apparire immutato il prezzo alla pompa. In realtà, è solo un artificio, perché paghiamo in altri modi.
A far cambiare i prezzi, peraltro, ci ha pensato una vecchia abitudine della speculazione internazionale: quella di far crescere il Platt’s ogni volta che la scusa è buona. Probabilmente anche il Natale era una di quelle, visto che aumentano i consumi. Così come lo sono le vacanze estive, l’avvicinarsi dell’inverno, la riduzione delle scorte militari Usa, le liti in seno all’Opec. Il Platt’s è il listino ufficiale dei carburanti già raffinati, per consegne a distanza di tre mesi. Il prezzo del greggio non c’entra, o meglio non ce lo fanno entrare, così come non c’entra – almeno direttamente - il cambio euro/dollaro: conta solo il prezzo attuale dei due carburanti per consegne differite. Come dire che c’entrano tutte le manovre di chi ha comperato scorte di carburanti e scommette di rivenderle a prezzi più elevati quando il prezzo sale. E siccome il prezzo sale quando si lesina l’offerta, ecco che chi possiede navi cariche di petrolio, capitali da investire in greggio, depositi costieri e raffinerie ben dimensionate può gestire la faccenda. Che in termini più orecchiabili si chiama speculazione internazionale.
Mai così cara, la benzina

L’aspetto triste e incancrenito della faccenda è che i prezzi alle pompe in Europa si muovono sempre all’unisono quando si muove il Platt’s. Anche se non c’è legame diretto fra i due valori: infatti, quello è un listino futuro, mentre oggi si vendono carburanti prodotti mesi fa e gran parte di essi deriva da petrolio estratto da giacimenti di proprietà delle compagnie. Non dobbiamo poi dimenticare che in Italia circa l’8% della benzina venduta è ricavata da petrolio italiano, estratto in Basilicata, e che solo il 7% dei carburanti venduti da noi viene acquistato spot a Rotterdam, al prezzo Platt’s. In due parole: la benzina non viene considerata un prodotto da vendere e sul quale far valere le economie di scala e le leggi della concorrenza, ma moneta di scambio, denaro contante, come l’oro che si vende alla quotazione ufficiale anche se è stato pagato la metà.
Le compagnie petrolifere si difendono affermando che non sono loro a gestire la speculazione. É vero, ma poi non fanno nulla per affrancarsi dal Platt’s, cioè dal prezzo futuro stabilito dagli speculatori. Ecco perché all’inizio del 2011 i prezzi di benzina e di gasolio crescono ancora, nonostante il prezzo del greggio sia sceso a 90 dollari al barile e l’euro sia salito a 1,32 dollari. Oggi, i prezzi alla pompa sono più alti che mai, addirittura più alti di 20 mesi fa quando il petrolio aveva toccato i 150 dollari al barile.
E fin qui possiamo discutere in eterno, individuare chi sono gli speculatori, additarli alla pubblica condanna, giudicarli eticamente riprovevoli, ma non risolveremo nulla perché il mercato ascolta solo il tintinnio della moneta.
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Qui era presente un link corrotto ed è stato eliminato.


La tassa che tutti pagano

La parte più pesante e indigesta del prezzo dei carburanti è costituita dalle accise, cioè dalle tasse specifiche sugli idrocarburi. In Italia, dal 50 al 60% del prezzo alla pompa. Non siamo i più esosi del mondo, ma occupiamo le prime posizioni: la benzina è tassata fino a sfiorare 0,8 euro al litro, il gasolio un po’ meno (vedi tabella in alto). Ma il nostro Fisco ha l’insana abitudine di applicare anche un’Iva del 20% sul prezzo di vendita, tasse comprese. Quindi, paradosso dei paradossi, il Fisco è felice ad ogni aumento del costo industriale. Nel 2008 lo Stato ha incassato più di 36 miliardi di euro dalle tasse sui carburanti, più di quanto incassano gli Emirati vendendo petrolio. Nella tabella “Accise e Iva” abbiamo riassunto la situazione europea, separando l’imposizione fiscale di benzina e di gasolio dal peso dell’Iva..
Ma sulle tasse non possiamo discutere: se non altro tassare i carburanti è un modo democratico e “antievasione” per contribuire proporzionalmente ai bisogni dell’Erario. Dove invece possiamo e dobbiamo intervenire è sulla situazione nazionale, sulla rete dei distributori, sulla logistica che li rifornisce, sulle regole che Regioni e sindacati fanno, disfano, rifanno e poi boicottano. E sulla latitanza dei governi che non sono mai stati capaci di affrontare con forza e lungimiranza la situazione. Da vent’anni abbiamo prezzi di vendita in Italia (tasse escluse) da 5 a 7 centesimi al litro superiori alla media europea. E se ci confrontiamo con i Paesi europei simili a noi, per quantità venduta e numero di raffinerie, la differenza è ancora maggiore e tocca uno “stacco” di 9 centesimi. Cos’è che non va?
Dove si spuntano i prezzi migliori?

Se vi chiedessero: “In generale, dove si trovano i prezzi migliori, nei piccoli distributori o nelle grandi stazioni di servizio?
Risposta semplice: nei grandi distributori. Infatti, vendono quantità elevate di carburante e sono in grado di ricavare utili accettabili vendendo a prezzi inferiori. Il piccolo distributore, invece, deve campare con piccole quantità e deve giocoforza speculare al massimo su ogni litro di benzina. Quindi occorre ridurre il numero dei distributori. Anche perché abbiamo in Italia, nel 2010, oltre 24.000 distributori, più di qualunque altro Paese d’Europa. Perché non si riesce a portare a 18.000 il numero delle stazioni di servizio, come era stato solennemente promesso da gestori e compagnie 15 anni fa? Subito detto: ogni volta che i gestori lamentano di non riuscire a campare con i margini nazionali (che sono comunque più elevati di quelli percepiti dai colleghi tedeschi e francesi), invece di affidarli alle leggi di mercato, invece di invitarli a chiudere riscuotendo il premio di fine gestione (pagato, negli anni, dagli automobilisti con un aggio su ogni litro) chiedono un margine maggiore, lo ottengono e così sopravvivono. Fino alla ennesima minaccia di serrata, giacché nessun ministro dell’Industria ha mai avuto il coraggio di trovare soluzioni più geniali e razionali. Magari più banali che un aumento del prezzo della benzina.
Perfino le compagnie petrolifere nicchiano di fronte alla riduzione del numero degli impianti: dicono che l’automobilista è disposto a pagare di più pur di avere il distributore sottocasa.
Strana, una posizione così retrò, vero? Somiglia a quella che sostenevano 15 anni fa quando ritardavano l’ingresso in Italia delle pompe self-service “tanto gli italiani sono pigri ”.
E pensare che il numero degli impianti è in continuo aumento, grazie alle cosiddette pompe bianche, piccoli distributori anonimi che praticano prezzi più convenienti di 5-6 centesimi rispetto alle pompe blasonate, di ugual dimensione. Come fanno a vendere poco, a meno, e a sopravvivere? Semplice, hanno margini maggiori perché non investono in pubblicità, in impianti lussuosi e soprattutto in concorsi a premi. Quindi, ecco il secondo rimedio. I concorsi assorbono una quota rilevante (da 3 a 5 centesimi) che potrebbe essere devoluta a vantaggio di chi i concorsi non li vuole. E, infatti, le ultime campagne di Total, di Esso e di Agip prevedono sconti fino a 10 centesimi se ci si rifornisce a impianto chiuso. E si rinuncia, ovviamente, a pretendere i punti premio. Ma questo le campagne pubblicitarie non lo dicono.
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Ecco chi rema contro

Perché non tenere aperti gli impianti automatici, senza personale, anche di notte? Perché i vari Governi hanno rinunciato a regolare la materia in modo uniforme e hanno preferito affidare alle singole Regioni questa semplice soluzione. Che decidono in funzione demagogica, territoriale, politico-elettorale, sindacal-popolare.
Due esempi per tutte: la Q8 ha tentato in diverse Regioni di praticare sconti supplementari negli orari di chiusura: i sindacati si sono opposti chiedendo comunque la presenza (inutile) di un operatore.
La grande distribuzione potrebbe supplire alla funzione calmieratrice dei prezzi, se solo il numero degli impianti presso i supermercati potesse raggiungere il 10% del totale. Oggi siamo ancora al di sotto dell’1%, in Francia sono al 51%. Ancora una volta le Regioni concedono licenze col contagocce agli ipermercati e così mortificano il libero mercato.
La riprova? Guardate la tabella sugli orari di apertura degli impianti in Italia, a confronto con gli altri Paesi europei. Siamo gli ultimi e rimarremo in fondo alla classifica a lungo, perché nessuno degli attori — gestori, compagnie e politici — hanno interesse a cambiare le cose.
Ma c’è di più. In autostrada, ove gli impianti sono aperti giorno e notte e dove il venduto giornaliero è elevatissimo, i carburanti hanno prezzi molto simili fra loro e più elevati (tranne poche eccezioni, per esempio alcuni distributori Erg) di quelli riscontrabili nelle grandi stazioni di servizio urbane, sia perché si tratta di impianti gestiti direttamente dalle Case petrolifere, sia perché su ogni litro venduto la concessionaria autostradale pretende una sua percentuale.

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Buon viaggio col pensiero luminoso

Quanto poco trasparente e ingessato sia il mercato dei carburanti (e quanto distratta sia l’attenzione del mondo politico dal problema) si ricava da alcuni avvenimenti: — l’abolizione, nel 2002, della sanzione per omessa indicazione del prezzo alla pompa; — l’abolizione, nello stesso anno, dell’obbligo di indicazione del prezzo consigliato dalla compagnia.
Il doppio prezzo sarebbe invece l’unico strumento in grado di differenziare la politica delle varie Case petrolifere, capace di far comprendere all’automobilista se a far salire il prezzo è il gestore o il petroliere; — lo spegnimento dei totem autostradali che permettevano di leggere il prezzo prima di entrare nella stazione. Ragione nobilissima: ostacolavano la sicurezza del guidatore ( evidentemente “Buon viaggio con Telepass” appanna meno i riflessi ).
L’attuale soluzione dei cartelloni posti all’inizio dell’autostrada è solo un bell’esempio di come si può fare pessima informazione.
Infine, osservate la tabella pubblicata qui sotto. Mostra a cosa serve concedere alle stazioni di servizio di ampliare la lista dei prodotti in vendita, dal latte ai giornali. Le nostre pompe hanno un erogato medio di benzina che è la metà di quello di Germania, Gran Bretagna e Francia: ovvio che per vivere o vendono più carburanti o vendono altri beni: ovvero il cosiddetto “non oil”. Ed è esattamente quanto si fa negli altri Paesi, ove politici, burocrazia, sindacati e amministratori pubblici non remano contro. E non fanno lo “sciopero della benzina”.

Enrico De Vita
www.auto.it
 
Ragazzi...è davvero una bella discussione per uno che ha studiato per anni la questione!!!!

L'articolo postato da Blackjack spiega quasi alla precisione i veri meccanismi che regolano il sistema industria e distribuzione, e mi fa piacere che finalmente anche i giornali cominciano a scavare un po piu a fondo senza limitarsi alle solite analisi superficiali (e del tutto inadatte) come la variazione prezzo barile o la variazione €uro-Dollaro....questo semplicemente perchè le ipotesi alla base del funzionamento di tali analisi non sono applicabili al problema in questione!!!

Semplificando il tutto, come gia detto nell'articolo, il prezzo finale che si paga è frutto di pura e semplice speculazione niente di più, e se poi aggiungiamo il prelievo fiscale che i vari stati impongono ecco che la situazione è quella che conosciamo....
I "ladroni" sono sia petrolieri sia governi (in egual misura, condannare solo uno dei due è un errore) che tirano l'acqua al proprio mulino, il che è concepibile per un' azienda privata ma per un ente pubblico proprio no (ma questa è un'altra storia...)

Le associazioni dei consumatori provano a fare qualcosa, e le iniziative descritte prima possono essere anche ritenute interessanti ma rappresentano solo un palliativo, (robetta di pochi cent/litro insomma)...di più non possono fare contro queste grosse lobby sostenute spesso da governi compiacenti...

Personalmente l'idea che mi sono fatto dopo tutto il tempo è che il prezzo dei carburanti sia destinato sempre a crescere nel tempo (ed anche in maniera piu che lineare)...indipendentemente da qualsiasi altro fattore esterno (prezzo petrolio, cambio, inflazione, ecc..) ed il motivo, oltre che la nota questione della scarsa concorrenza, è legato alla tipologoa del bene stesso...il petrolio (nel settore carburanti) non ha vere alternative e ciò comporta che sia un prodotto ad "elasticità" negativa sia rispetto al prezzo sia rispetto la quantità prodotta....naturalmente non voglio annoiarvi con queste cose ma vi invito (chi fosse interessato) a leggere quacosina sull'elasticità di un bene e sui beni "perfetti sostituti" che si trovano su qualsiasi libro di economia (roba di poche paginette, tranquilli!!)

In definitiva l'unico modo per abbassare i prezzi e controllare la produzione sarebbe quello di avere un sostituto della benzina (che però sia utilizzabile nello stesso motore!!!!) il gpl potrebbe essere qualcosa ma purtroppo viene ricavato sempre dalla stessa materia prima e prodotto sempre dalle stesse aziende...
Per il diesel invece esistono i bio-diesel ma sapete bene gli squilibri economici che hanno introdotto, e comunque in Europa è attualmente poco diffuso rispetto al gasolio tradizionale (e forse sempre cosi sarà)....

Alla fine l'unica speranza ogni mattina è che chi gestisce il sistema si passi una mano sulla coscienza e non aumenti il prezzo alla pompa... :fragend008:
 
La superficialità con cui i mezzi di informazione, specialmente nei telegiornali, trattano le notizie meriterebbe altra discussione ma, restando più sul "pezzo" non si può non notare come gli indubbi progressi nel campo dei motori, con relativa diminuzione dei consumi sia vanificato, perlomeno in termini economici, dal continuo alto prezzo dei costi petroliferi.
Evito volutamente di entrare nel discorso "mezzi pubblici" per non andare OT ma è innegabile che la mancanza di un alternativa valida al mezzo privato non fa altro che rafforzare la posizione di "cartello" delle compagnie, appiattite sui prezzi del ENI.
Peraltro a vedere come la maggior parte delle persone usi l'auto anche per percorsi che richiedono meno tempo che il trovare parcheggo a destinazione oppure lo scarso uso del "fai da te", assolutamente standard fuori dall'Italia, fa pensare che in fondo il pagare a carissimo prezzo i carburanti sia un problema poi così sentito.
 
Che dire...hai colto nel segno, proprio oggi parlando con un amico, che si lamenatva, dei progressi tecnologici dei motori in ambito consumi, gli ho fatto notare che sarà pur vero che il rendimento dei motori non è elevato, ma è anche da considerare che se la benzinsa/diesel costasse un "tantinello" meno ora nessuno si lamenterebbe....

Cmq sono d'accordissimo quando dici che il problema "caro carburante" non è avvertito nella maniera adeguata...
 
uno scandalo veramente .. mi viene quasi da piangere ... benzina 91NO 0,09 euro al litro ... cioè .. non dico che noi dovremmo pagarla tanto , anche perchè sono loro che la danno a noi quindi sarebbe impossibile ... ma 1,49999 al litro è Esagerato!!! .. eh si 1,4999 ti prendono pure per il c***... metti 1,50 che mi innervosisco di meno ... però non lo so ... non abbiamo ancora finito di pagare accise per guerra e alluvione di firenze ??? o ovviamente fanno finta di dimenticarsi , tanto chi dico io la benzina non la paga . Scandaloso

Se solo tutti quanti avessimo le P**** di non fare rifornimento per una settimana intere vedreste ... =(

Mi ricordo quando a 14 anni mettevo benzina alla vespa a 600 lire al litro alias 0,30 euro/litro per arrotondare , poi ci fu l'euro ... quindi si è passati da 600 lire a 0,30 ? e noooo , da 600 lire a 0,60 cent .. così come tutto del resto ... è una questione gravissima questa , non solo per il petrolio , ma ormai per tutto .. poi si dice la crisi .. e vabè ormai sembra un circolo vizioso senza piu uscita

Si potrebbero analizzare miliardi di fattori , se il prezzo della benzina ( dico benzina per dire carburante) fosse realmente basso? a chi le vendiamo le auto con minori consumi , minori emissioni e bla bla bla ,? a chi le vendiamo le ibride? e si potrebbe continuare all'infinito ..

Io mi sono rassegnato completamente !!! , se avete delle buone idee , una rivoluzione , qualcosa ditemelo , ma temo che ormai non Ci Sia Piu Nulla Da fare me ne vado a Boston !!! aahahah :D ( scherzo)
 
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Se solo tutti quanti avessimo le P**** di non fare rifornimento per una settimana intere vedreste ... =(

Mi ricordo quando a 14 anni mettevo benzina alla vespa a 600 lire al litro alias 0,30 euro/litro per arrotondare

Visto che i signori della benzina fanno lo sciopero quando non gli stanno bene le cose, dovremmo allora farlo anche noi! ::cop:: Si, se tutti noi poveri automobilisti, che non alziamo mai la voce perchè la benzina è seconda solo all'acqua per importanza (ma forse un giorno senza bere resistiamo mentre senza macchina moriamo) riuscissimo a metterci d'accordo per non fare rifornimento per una settimana... sarei curioso di vederne l'effetto. Magari la settimana dopo ci aspettano con i prezzi raddoppiati! :aktion086:

Anch'io ho bei ricordi: nel 1990 mia madre faceva il pieno di super alla Panda con 30.000lire (15€!!!!!!) e mio padre alla Tempra 1.8 con 80.000lire facendoci circa 600km. In tempi più recenti nel 2000 il pieno di quella Panda era arrivato a 70.000lire (e riuscivo a farci quasi 700km). Nel 2005 ho comprato una Stilo 1.6 benzina e ho installato subito il gpl: pieno con 23,00€ x 480km! Oggi quella Stilo fa il pieno gpl con 30€. .: sgrat :.

E andrà sempre peggio, perchè nessun produttore nè petrolifero, nè automobilistico ha interesse a farci risparmiare. Se ci vogliamo muovere il petrolio dobbiamo comprare e finchè ci sarà il petrolio.... :WC:
 
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