Orgoglio Alfa Romeo, annedoti, esperienze, eventi, ecc...

Motivo di orgoglio per i possessori di Giulia/Stelvio.
Il progetto Giulia è stato guidato dall'ingegnere Ferrari, Philippe Krief, che attualmente è ancora il direttore tecnico capo per la ricerca e sviluppo Ferrari. Quindi non un "semplice" ingegnere Ferrari, ma quello che attualmente dice agli altri ingegneri Ferrari come devono realizzare le supersportive del cavallino.

Philippe Krief:
  • 158708-83d2008f5cbe52fb8bab1a195bc49f50.png
    Direttore tecnico - Head of R&D
    Ferrari
    giu 2016 – Presente3 anni 7 mesi
    Maranello

  • 158709-f577020d911d29155ee633c6132d0cf1.png
    Head of Product Development - CTO
    Alfa Romeo
    gen 2014 – Presente6 anni
    Modena
    Chief Technical Officer

  • 158710-83d2008f5cbe52fb8bab1a195bc49f50.png
    Vehicle Department Responsible
    Ferrari
    set 2011 – dic 20132 anni 4 mesi
 
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Reactions: enzobig e forzaroma
Adesso non vedo più passare le Alfa ma solo Maserati ho provato a fare una foto ma è stata più veloce del mio cell. non c'è la macchina ma solo la strada. Un po mi dispiace vedevo tante Giulia tutti i giorni passare e mi piacevano tanto anche la Maserati ma io amo le Alfa.
 
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Buongiorno Alfisti mi sono riletto tutto, un Emozione, aneddoti, storie con i propri genitori, amici di famiglia o vicini di casa.
Più seguo questo club e più mi ammalo di questo fantastico Marchio con una Storia, soprattutto legato al'Italia, che le altre case si sognano.
Avrà qualche i difetto, ma l'emozione che ti da questo marchio, non ha eguali.
Non è una Ferrari, perché l'Alfa è più rivolta alla gente comune ma che Ama la guida, la sportività e le emozioni.
Mi sarebbe piaciuto molto se la dirigenza di Alfa romeo fosse stata più lungimirante, più organizzata, invece ci troviamo sempre con Alti e bassi continui.
Il grande Enzo Ferrari ha creato un mito per pochi guardando lontano ed ha avuto ragione, speriamo che imparino dagli errori fatti in questi 110 anni di Storia dell'Alfa Romeo.
P. S. Mia moglie mi ha detto che se continuo così mi fa internare.
Hahahaha ciao buona domenica
beh, ha detto internare, non interrare: quindi hai qualche possibilità. sfruttala. siamo con te.
 
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Il primo ricordo del mio primo mezzo di locomozione sono le spalle di mio padre mentre mi portava al lago, a Gavirate.
Avrò avuto meno di due anni...
Ma il ricordo successivo sono le sue automobili, sempre invase dalla nebbia del fumo delle Pall Mall.
Una 1100 nera, poi una beige col tetto cremisi.
Qualche Ford (l'orribile Taunus con cui mi portava a scuola, alle elementari in via Conservatorio. Odiavo l'auto e...la scuola) e poi, finalmente, le Alfa...

La prima volta che ne ho vista una ero ansioso come fosse in arrivo un regalo. Mi ricordo la faccia contrariata di mia madre che scuotendo la testa mentre aspettava di vederlo comparire in fondo al viale di ingresso ripeteva: "così finisce che si ammazza...ma cosa ho fatto di male!".
Era una Giulia Super 1600 color amaranto con gli interni beige che aveva appena ritirato dal concessionario a Melegnano e aveva fatto un viaggio di 150 chilometri apposta per mostrarla in tutta la sua bellezza venendoci a trovare a casa di mio zio, vicino a Parma, dove passavo l'estate.

Dopo la Giulia una 1750, poi la 2000, due Alfetta (1800 e 2000), un Alfasud in prestito e l'Alfetta GTV.
E tutte le volte suonava al citofono, mi diceva: "scendi?" e mi portava all'Idroscalo o al Bar Bianco sulla Muzza a mangiare un gelato e si beava nel vedere le reazioni delle persone che ammiravano le sue auto nuove.

Si, perché le comprava, anzi credo le prenotasse, in modo da essere tra i primi a possederle e godersele.
Il concessionario era un suo paziente e condividevano, credo, anche la passione per la pista.
Che, ovviamente, frequentava all'insaputa di mia madre. Che sono certo avrebbe preferito avesse un'amante, come tutti, invece di rischiare l'osso del collo mentre fingeva di essere a casa di qualcuno per una visita urgente.

Ho guidato, col suo permesso ed unica persona a cui l'abbia mai fatto fare, l'Alfetta, l'Alfasud e la GTV. Sempre e solo per cercare di far colpo su qualche ragazza perché avevo il terrore di rovinargliele...
Ma mi sarebbe piaciuto spingerle ben oltre i limiti che mi ero imposto!

Poi, e non so bene perché, aveva chiuso con Alfa Romeo per passare alla Volvo...
Credo ci fosse lo zampino di mia madre o forse solo la morte del suo amico concessionario, non so.
Ma da allora continuava a vantare solo "la sicurezza" della Volvo, l'economia e la praticità di una Citroen ma senza più quel lampo di passione e di gioia che gli aveva fatto fare 150 Km solo per mostrare l'auto nuova a suo figlio e che gli si accendeva quando io e lui andavamo a mangiare improbabili gelati in altrettanto improbabili posti solo per stare insieme e per parlare di auto mentre spiavamo l'ammirazione della gente per le Alfa parcheggiate...

Sono passati decenni e adesso so cosa provava.
Non sono mai stato tanto vicino a mio padre: ho vissuto, sofferto il rapporto difficile di una vita di liti tra lui e mia madre e la sua mancanza di tempo per me se si escludevano i pochi momenti felici rubati al suo lavoro, per merito delle Alfa.

Per cui adesso, quando guido la Giulia, ogni tanto penso a lui e mi manca e vorrei tanto che mi potesse vedere...
Anche questi sono i miracoli di Alfa Romeo.
 
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Il primo ricordo del mio primo mezzo di locomozione sono le spalle di mio padre mentre mi portava al lago, a Gavirate.
Avrò avuto meno di due anni...
Ma il ricordo successivo sono le sue automobili, sempre invase dalla nebbia del fumo delle Pall Mall.
Una 1100 nera, poi una beige col tetto cremisi.
Qualche Ford (l'orribile Taunus con cui mi portava a scuola, alle elementari in via Conservatorio. Odiavo l'auto e...la scuola) e poi, finalmente, le Alfa...

La prima volta che ne ho vista una ero ansioso come fosse in arrivo un regalo. Mi ricordo la faccia contrariata di mia madre che scuotendo la testa mentre aspettava di vederlo comparire in fondo al viale di ingresso ripeteva: "così finisce che si ammazza...ma cosa ho fatto di male!".
Era una Giulia Super 1600 color amaranto con gli interni beige che aveva appena ritirato dal concessionario a Melegnano e aveva fatto un viaggio di 150 chilometri apposta per mostrarla in tutta la sua bellezza venendoci a trovare a casa di mio zio, vicino a Parma, dove passavo l'estate.

Dopo la Giulia una 1750, poi la 2000, due Alfetta (1800 e 2000), un Alfasud in prestito e l'Alfetta GTV.
E tutte le volte suonava al citofono, mi diceva: "scendi?" e mi portava all'Idroscalo o al Bar Bianco sulla Muzza a mangiare un gelato e si beava nel vedere le reazioni delle persone che ammiravano le sue auto nuove.

Si, perché le comprava, anzi credo le prenotasse, in modo da essere tra i primi a possederle e godersele.
Il concessionario era un suo paziente e condividevano, credo, anche la passione per la pista.
Che, ovviamente, frequentava all'insaputa di mia madre. Che sono certo avrebbe preferito avesse un'amante, come tutti, invece di rischiare l'osso del collo mentre fingeva di essere a casa di qualcuno per una visita urgente.

Ho guidato, col suo permesso ed unica persona a cui l'abbia mai fatto fare, l'Alfetta, l'Alfasud e la GTV. Sempre e solo per cercare di far colpo su qualche ragazza perché avevo il terrore di rovinargliele...
Ma mi sarebbe piaciuto spingerle ben oltre i limiti che mi ero imposto!

Poi, e non so bene perché, aveva chiuso con Alfa Romeo per passare alla Volvo...
Credo ci fosse lo zampino di mia madre o forse solo la morte del suo amico concessionario, non so.
Ma da allora continuava a vantare solo "la sicurezza" della Volvo, l'economia e la praticità di una Citroen ma senza più quel lampo di passione e di gioia che gli aveva fatto fare 150 Km solo per mostrare l'auto nuova a suo figlio e che gli si accendeva quando io e lui andavamo a mangiare improbabili gelati in altrettanto improbabili posti solo per stare insieme e per parlare di auto mentre spiavamo l'ammirazione della gente per le Alfa parcheggiate...

Sono passati decenni e adesso so cosa provava.
Non sono mai stato tanto vicino a mio padre: ho vissuto, sofferto il rapporto difficile di una vita di liti tra lui e mia madre e la sua mancanza di tempo per me se si escludevano i pochi momenti felici rubati al suo lavoro, per merito delle Alfa.

Per cui adesso, quando guido la Giulia, ogni tanto penso a lui e mi manca e vorrei tanto che mi potesse vedere...
Anche questi sono i miracoli di Alfa Romeo.
Carissimo! vite parallele? eri mio fratello? tranne la Volvo. identico percorso, Taunus inclusa. Giulietta berlina, Giulie Super, 1750, Alfette... una Giulia Sprint in condivisione. Ma la Taunus rossa due porte soffocanti, e' stato un'indimenticabile incubo. Li' nacque l'avversione delle auto guidate da soggetti muniti di cappello d'ordinanza. Le Lancia? solo un Aprilia di seconda (?) mano con la quale abbiamo rischiato di crepare impastati in una discesa a Santa Margherita Incubo: si era sganciato il freno a mano, rincorsa al volo. Adesso? la Stelvio non la conosce.
ciao
 
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Ti vede e legge questi tuoi bellissimi ricordi ;)

Il primo ricordo del mio primo mezzo di locomozione sono le spalle di mio padre mentre mi portava al lago, a Gavirate.
Avrò avuto meno di due anni...
Ma il ricordo successivo sono le sue automobili, sempre invase dalla nebbia del fumo delle Pall Mall.
Una 1100 nera, poi una beige col tetto cremisi.
Qualche Ford (l'orribile Taunus con cui mi portava a scuola, alle elementari in via Conservatorio. Odiavo l'auto e...la scuola) e poi, finalmente, le Alfa...

La prima volta che ne ho vista una ero ansioso come fosse in arrivo un regalo. Mi ricordo la faccia contrariata di mia madre che scuotendo la testa mentre aspettava di vederlo comparire in fondo al viale di ingresso ripeteva: "così finisce che si ammazza...ma cosa ho fatto di male!".
Era una Giulia Super 1600 color amaranto con gli interni beige che aveva appena ritirato dal concessionario a Melegnano e aveva fatto un viaggio di 150 chilometri apposta per mostrarla in tutta la sua bellezza venendoci a trovare a casa di mio zio, vicino a Parma, dove passavo l'estate.

Dopo la Giulia una 1750, poi la 2000, due Alfetta (1800 e 2000), un Alfasud in prestito e l'Alfetta GTV.
E tutte le volte suonava al citofono, mi diceva: "scendi?" e mi portava all'Idroscalo o al Bar Bianco sulla Muzza a mangiare un gelato e si beava nel vedere le reazioni delle persone che ammiravano le sue auto nuove.

Si, perché le comprava, anzi credo le prenotasse, in modo da essere tra i primi a possederle e godersele.
Il concessionario era un suo paziente e condividevano, credo, anche la passione per la pista.
Che, ovviamente, frequentava all'insaputa di mia madre. Che sono certo avrebbe preferito avesse un'amante, come tutti, invece di rischiare l'osso del collo mentre fingeva di essere a casa di qualcuno per una visita urgente.

Ho guidato, col suo permesso ed unica persona a cui l'abbia mai fatto fare, l'Alfetta, l'Alfasud e la GTV. Sempre e solo per cercare di far colpo su qualche ragazza perché avevo il terrore di rovinargliele...
Ma mi sarebbe piaciuto spingerle ben oltre i limiti che mi ero imposto!

Poi, e non so bene perché, aveva chiuso con Alfa Romeo per passare alla Volvo...
Credo ci fosse lo zampino di mia madre o forse solo la morte del suo amico concessionario, non so.
Ma da allora continuava a vantare solo "la sicurezza" della Volvo, l'economia e la praticità di una Citroen ma senza più quel lampo di passione e di gioia che gli aveva fatto fare 150 Km solo per mostrare l'auto nuova a suo figlio e che gli si accendeva quando io e lui andavamo a mangiare improbabili gelati in altrettanto improbabili posti solo per stare insieme e per parlare di auto mentre spiavamo l'ammirazione della gente per le Alfa parcheggiate...

Sono passati decenni e adesso so cosa provava.
Non sono mai stato tanto vicino a mio padre: ho vissuto, sofferto il rapporto difficile di una vita di liti tra lui e mia madre e la sua mancanza di tempo per me se si escludevano i pochi momenti felici rubati al suo lavoro, per merito delle Alfa.

Per cui adesso, quando guido la Giulia, ogni tanto penso a lui e mi manca e vorrei tanto che mi potesse vedere...
Anche questi sono i miracoli di Alfa Romeo.
 
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Quando anche i Queen (o meglio Roger Taylor) si erano innamorati di un'Alfa Romeo...
Questa è la storia della canzone "I'm in love with my car" uno dei grandi successi dei Queen. Questa vicenda, che i fans dei Queen conoscono bene, è spesso riportata in modo non corretto e un po' superficiale ma la storia vera è questa.
Roger è sempre stato un amante delle auto e della velocità e con i primi guadagni come membro dei Queen, si è comprato un'Alfa Romeo Spider. Di quest'auto era profondamente innamorato di un amore quasi sessuale come in effetti si evince dal testo della canzone che ha scritto pensando proprio alla sua auto anche se lo stesso Roger non lo ha mai ammesso espressamente. Infatti nello stesso album Roger dedica la canzone al suo amico Jonathan Harris fonico della band e corridore automobilistico per passione. Riporto però quanto detto da Brian May ( altro membro dei Queen, per quei pochi che non lo sanno): " Roger dirà sicuramente che parla di qualcun altro ma noi sappiamo la verità, giusto Rog?" (dal libro "Queen. Opera omnia"). Quando nella canzone si sente un'auto sgasare, è proprio l'Alfa Romeo di Roger. Preciso anche che tutti gli altri membri della band erano molto perplessi in merito a questa canzone perché la reputavano troppo strana in quanto parlava di un amore viscerale e quasi erotico nei confronti di un'auto preferendolo a quello per una donna.
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Ecco traduzione e video della canzone.

I'm in love with my car, Queen - Testo, traduzione e video
 
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