In un cambio automatico con convertitore di coppia, i rapporti di marcia sono fatti da rotismi epicicloidali: ingranaggi sempre in presa tra loro e con schema simil differenziale (banalizzando) con satelliti, planetari ecc. A seconda di quali vengono fatti ruotare e quali vengono bloccati, tramite apertura e chiusura di frizioni e/o freni, si hanno le varie marce. Quando si è fermi a freno premuto in D, la differenza di velocità tra il motore al minimo e le ruote frenate, è assorbita per intero dallo slittamento del convertitore di coppia. Questo di per sé non è un problema, ma comporta un aumento di consumi, un inutile sforzo del motore ed un inutile riscaldamento dell'olio del cambio. Per ovviare a questo sullo ZF8, al minimo e con freno premuto, viene mantenuta ingranata la prima marcia, ma si allenta leggermente una frizione di uno dei rotismi della marcia, suddividendo così lo slittamento tra convertitore e frizione interna. Questo permette di alleggerire il carico sul motore senza togliere completamente la marcia (il cambio non va in N come se lo comandassimo noi). Diciamo che è una specie di via di mezzo tra la N e la D.
Per cui tornando al tema, per brevi soste (semafori, incroci trafficati ecc.) si può tenere tranquillamente il piede sul freno col cambio in D che pensa lui a ridurre al minimo lo sforzo, mantenendosi comunque sempre pronto alla ripartenza. Per soste più lunghe si può valutare di mettere in N. In ogni caso nessuna delle 2 opzioni, alla lunga, usura o rompe il cambio, è più una questione di comfort e comodità. Gli utilizzi errati che posso fare danni sono ben altri...
Se volete approfondire a pagina 45 è spiegato nel dettaglio.