Questa è fantastica...:grinser005:
La favola di Cappuccetto Rosso raccontata da nonno Rinco
- Dai, nonno, raccontaci la favola di Cappuccetto Rosso
- Sono vecchio, bambini, la memoria non è più quella di una volta e faccio un po’ di confusione ….
- Non fa niente nonno, a noi piace come la racconti … sembra vera …
- E va bene, ve la racconto .........
C’era una volta una bambina che tutti chiamavano Cappuccetto Rosso a causa di un impermeabile col cappuccio rosso che le aveva comprato la mamma. Era un cappuccetto talmente brutto e ridicolo che tutti la burlavano: “Cappuccetto Rosso falla tu che io non posso” e cose del genere. Il nome vero della bambina era Martina.
Un giorno Martina se ne stava tranquilla a vedersi ‘il grande fratello’ alla TV quando la mamma la chiamò: “Cappuccetto Rosso, vai dalla nonna a portarle le sigarette che è rimasta senza”.
Martina rispose: “che palle”.
Allora la mamma le disse: “Guarda che se non vai subito ti faccio fare la fine di tua sorella Cenerentola”.
Martina, che sapeva che sua sorella aveva sposato un principe solo perché a corte non riuscivano a trovare una rumena per le pulizie, soprattutto dei camini, disse: “Uffa, mamma … ora ci vado”.
La mamma le diede un cestino e Cappuccetto Rosso disse: “ A ma’ … non mi serve il cestino per le sigarette”.
Ma la mamma le disse che la storia era così e che doveva prendere il cestino. Cappuccetto Rosso pensò che il cestino le avrebbe fatto comodo per metterci le fragole e i lamponi che avrebbe raccolto.
Ma la mamma le disse: “ … e non raccogliere fragole e lamponi”.
Martina sbuffò e pensò che le conveniva stare zitta altrimenti la mamma le avrebbe tirato fuori ancora una volta quella stupida storia del lupo.
Così si limitò a dire un ‘va bene mamma’ mentre faceva le corna con le dita dietro la schiena, indossò quello schifo d’impermeabile con il quale avrebbe patito sicuramente il caldo, fece una boccaccia davanti allo specchio quando si vide e si avviò verso il bosco.
Cammina, cammina, cammina, Martina sentì improvvisamente un soffio di vento dietro di se e vide che stava arrivando il gatto con gli stivali.
Il gatto andava di fretta e Martina pensò di chiedergli dove andasse, non l’aveva mai capito. Ma il gatto era troppo veloce e non fece a tempo.
A un tratto vide due grossi lamponi in mezzo ad un cespuglio. Scostò i ramoscelli e scoprì che i lamponi altro non erano che gli occhi rossi di un lupo.
“Che occhi rossi che hai” esclamò Martina.
E il lupo rispose, un po’ seccato: “ … non vedi che faccio la cacca? … sono stitico..”
“Hai provato con Gardol?” chiese Martina.
“No! Che cos’è?” domandò il lupo.
“Non lo so” rispose Martina “so che per televisione dicono ‘cagate con Gardol’ e penso si prenda per bocca perché mostrano un tubetto.
Tutto a un tratto si sentirono rumori di gente che si avvicinava, gente che cantava.
Il lupo capì che non era giornata e si allontanò a cercare un cespuglio più riservato.
La gente, in realtà, erano i sette nani che andavano a lavorare cantando.
“Salve nani” disse Cappuccetto Rosso.
“Ciao” dissero in coro i sei nani perché Cucciolo aveva deciso da piccolo di non parlare.
“Dove andate di bello?” chiese Martina.
“A lavorare” rispose Gongolo, dondolandosi.
“E perché cantate?” chiese Martina “non ho mai sentito cantare chi va a lavorare.
Dotto, che era il più saggio, ci pensò su e poi disse: “E’ vero. E’ una stronzata.” E allora a tutti passò la voglia di cantare.
“E Biancaneve come sta?” chiese Martina.
“E’ a casa che aspetta il principe”
“Ma non era già arrivato?”
“Si, ma poi ha detto che andava a prendere le sigarette e non è più tornato”.
“Ma nella favola dicono che vissero felici e contenti”.
“Appunto, ora sono felici e contenti. E poi, sai, c’è stato lo scandalo dei nani. Tutta colpa di striscia la notizia.
“Non lo sapevo. Cosa è successo?”
“La strega è andata a denunciare Biancaneve per abusi su minori … cioè noi”.
“E poi?”
“Beh! Siamo andati alla polizia e abbiamo mostrato le prove”
“Cari nanetti”
“Beh! Nanetti si … ma fino a un certo punto …”
“Bene” disse Cappuccetto Rosso per cambiare discorso.
“Bene” risposero i nani che salutarono e se ne andarono.
Cappuccetto Rosso riprese il suo cammino e cammina, cammina, cammina, incontrò una brutta vecchia con un foruncolo sul naso.
“Ciao” disse la vecchia “io sono la strega”
“Non dica così” osservò Cappuccetto Rosso che cominciava a pensare che quel bosco era troppo frequentato.
“Hai visto forse i sette nani?” chiese la strega.
“No” rispose Cappuccetto Rosso che era una bambina sincera.
“Allora devo aspettare che vadano a lavorare per far visita a Biancaneve”
“Perché, la conosce?” chiese Cappuccetto Rosso che faceva finta di non sapere la storia.
“Cero, siamo diventate amiche”.
“Davvero? Ma ora devo andare”.
“Che cara bambina! Posso offrirti una mela?”
“No grazie. Il mio verme solitario è morto proprio ieri … per cui sono proprio a posto”.
“Che simpatica! Senti … ti do il mio numero di cellulare, così se vedi i sette nani mi spari un sms”.
“Ok” disse Cappuccetto Rosso. Tanto, la mamma le aveva nascosto il cellulare quando aveva scoperto che limonava con Pollicino.
Così Cappuccetto Rosso prese il biglietto da visita della strega e riprese il cammino.
Cammina, cammina, cammina, in una radura incontrò i tre porcellini.
Si chiamavano Tim, Tom e Jerry e si stavano riposando perché avevano appena finito di costruire tre monolocali.
“Che cosa fate di bello?” chiese Cappuccetto Rosso tanto per dire qualcosa.
“Aspettiamo il lupo collaudatore, quello che fa la prova soffio” risposero i porcellini.
“Vuoi assaggiare la mia casa?” disse Jerry che aveva costruito una casetta di marzapane, cioccolato e altri dolciumi utilizzando del materiale messo all’asta da Hans e Gretel che avevano vinto la causa contro i due che li avevano segregati.
Cappuccetto Rosso, che aveva fretta di arrivare a casa della nonna ringraziò il porcellino e rifiutò l’invito.
Ripreso il cammino e cammina, cammina, cammina, incontrò vicino a un sentiero, seduta su di un sasso, una ragazza che piangeva.
“Ciao, chi sei, perché piangi, vuoi la busta numero 1, la numerò 2 o la numero 3?” disse Cappuccetto Rosso tanto per fare qualche domanda.
“Quante domande tutte in una volta” esclamò la ragazza “ comunque scelgo la busta numero 1. Cosa c’è scritto?”
“C’è scritto chi sei e perché piangi” rispose Cappuccetto Rosso.
“Io sono la principessa sul pisello e piango perché in una scarpa mi è entrato un granello di sabbia e mi sono seduta su di un filo d’era e mi sono ammaccata il culo … sono molto delicata” rispose la ragazza che non era affatto volgare.
“Ma cosa c’entra il pisello?” domandò Cappuccetto Rosso.
“C’entra, perché se mi metto a letto sento un pisello anche sotto dieci materassi”.
Cappuccetto Rosso, che a scuola aveva studiato educazione sessuale e che pertanto s’intendeva di piselli, le augurò di trovare il pisello giusto che non le desse fastidio. Comunque, dentro di se, aveva seri dubbi che si potesse sposare, visto il suo rapporto con i piselli.
Così Cappuccetto Rosso continuò la sua strada, incontrò il principe azzurro che stava giocando a poker con Zorro ed era al verde e non più azzurro, Peter Pan che discuteva con Tarzan per un abuso edilizio su un albero, e tante altre persone che quel giorno sembravano essersi dati appuntamento nel bosco.
Cappuccetto Rosso, dopo aver detto non so quante volte ‘che palle’ arrivò finalmente a casa della nonna.
Come suonò alla porta una voce grossa e rauca le rispose avanti e Cappuccetto Rosso capì che il lupo stitico doveva aver fatto fuori la vecchia.
In quel momento un guardaboschi, che da anni cercava di far la festa al lupo, batté la mano sulle spalle di Cappuccetto Rosso, le fece cenno di stare zitta e si fece dare la mantellina rossa che indossò. Quindi entrarono; il guardaboschi travestito, davanti, e Martina, nascosta, dietro di lui.
Il finto Cappuccetto Rosso, sedutosi sul bordo del letto della finta nonna, disse al lupo: “nonna, ma che occhi grandi che hai!”
E il lupo: “sono i miei, cosa posso farci”.
E il finto Cappuccetto Rosso: “nonna, che orecchie lunghe che hai!”
E il lupo: “beh! Si, è vero … non ci avevi mai fatto caso?”
“Nonna, che bocca gran de che hai!”.
“Senti, Cappuccetto rosso, ma sei venuta qui solo per criticarmi? E poi … io non sono la nonna .. sono il lupo”.
“Ed io non sono Cappuccetto Rosso” disse il guardaboschi togliendosi la mantellina.
“E’ a solita storia” disse il lupo “non si può mai scherzare!”.
“Tu scherzi troppo” disse il guardaboschi “E poi … cosa hai fatto della vecchia?”
“Quando sono entrato l’ho trovata addormentata sul water. Deve essersi fatta una canna” rispose il lupo.
Il guardaboschi andò a controllare e dovette riconoscere che il lupo aveva detto la verità … anche sul fatto della canna. Quando però tornò nella stanza il lupo era scappato. In quel mentre qualcuno bussò alla porta e Cappuccetto Rosso, che si era nascosta per tutto quel tempo in un ripostiglio, andò ad aprire: era un giornalista, preavvisato dal guardaboschi, per le interviste.
Il guardaboschi, che voleva diventare famoso, raccontò una storia cretina, che lui aveva ucciso il lupo e che aveva estratto dalla sua pancia Cappuccetto Rosso e la nonna e altre palle del genere.
Si può essere più stupidi …. si domandò Cappuccetto Rosso quando lesse sui giornali la storia che era stata ancor più colorita dal giornalista. Pensò anche che se qualcuno avesse indagato avrebbe scoperto che il lupo era vegetariano. Comunque era andata così.
Cappuccetto Rosso diventò famosa per questa storia. Non visse, purtroppo felice e contenta con una nonna drogata e una mamma da telefono azzurro.
Del papà, dalla storia, non si sa proprio niente ed è probabile che sia nata sotto un cavolo.