Da tutta questa storia mi pare che si possa trarre una conclusione inequivocabile: Alfa Romeo - o, meglio, FCA - deve imparare dai gruppi automobilistici tedeschi ad essere più chiara: non è possibile che, al di là del generico piano presentato a Balocco, non vi siano date e tempi certi sulle tappe intermedie. Abbiamo il termine a quo (giugno 2018) e quello ad quem (2022) del nuovo piano industriale e poi il nulla! Se acquisto una qualsiasi rivista di automobili, trovo la tabella con le uscite programmate dei nuovi modelli o del restyling di quelli già esistenti per tutte le marche tranne Alfa Romeo. Mi chiedo come si faccia a fare concorrenza alle marche tedesche con questa politica. Per pura curiosità, sono andato a vedere anche BMW: anche volessi tradire la "fede alfista" acquistando la Serie 1 (tanto per fare un esempio) le mie considerazioni potrebbero appoggiarsi alla consapevolezza che, nel marzo 2019, uacirà il modello nuovo. Per contro, se voglio cambiare la Giulietta con un'altra vettura del segmento C di Alfa Romeo, non ho la più pallida idea se e quando uscirà la sostituta di questo modello. Il sospetto, lo scrivo chiaramente, è che FCA non abbia i soldi per dare concretezza al proprio piano industriale, visto che hanno dovuto recuperare un mare di debiti. Sarò prevenuto, ma tra cambio di management, rientro del debito, considerazioni sul mercato globale - chissà perchè tutte le altre marche hanno le segmento C hatchback e solo FCA pare non crederci! - e via dicendo, ho molti dubbi sul futuro del marchio ad eccezione di Stelvio, Giulia e di qualche altro modello di nicchia (8C). La decisione di non rimpiazzare la MiTo, ad esempio, è quanto mai sciagurata: come mi hanno detto tutti i concessionari interpellati, di MiTo se ne vendevano fino a 2 al giorno (a concessionario) mentre il futuro E-SUV venderà un esemplare al mese!