Questo il
testo del Master Agreementi GM Fiat del 2000. Si forma la joint venture fra le due case, l'americana per espandersi ancora di più nel mondo, quindi in EMEA e LATAM dove Fiat era ben radicata, la seconda per aver accesso a tecnologia e per evidenti sinergie ed economie di scala. Nel 2001 arriva la famosa crisi DotCom, preambolo di quella che sarà la subprime 2008, ed è il contesto, quindi di crisi, in cui si trova il mercato in quel determinato momento storico e che portò poi alla fine della JV.
Il Master Agreement prevedeva, oltre alle sinergie di ambito prettamente automobilistico (
motori e cambi, acquisti):
- l'acquisto del 20% di Fiat da parte di GM ed il 5% di GM da parte di Fiat,
- diritto di put (diritto di vendita del completo settore auto Fiat a GM) nei confronti di General Motors esercitabile tra il gennaio 2004 e il luglio 2009 sulla residua partecipazione di Fiat in Fiat Auto Holdings
- un
diritto di prelazione di Detroit sugli asset di Fiat.
Fiat vendette
FIDIS e fece un aumento di capitale (diluendo il 20% di GM), che, stando a quanto dice GM, non era previsto nei contratti. Fiat allora dice a GM che vuole esercitare il put. Gm afferma che allora lascia fallire Fiat. Dopo un periodo di mediation si arriva all'accordo di
San Valentino. Fiat rinuncia al diritto di put incassando
1550 milioni di euro, GM si tiene il 50% dello stabilimento di
Bielsko Byala (Polonia) dove si produce il 1.3 multijet e la sua proprietà intellettuale, condividendo la proprietà della tecnologia del motore Jtd, e continuando ad avvalersi in Europa dei motori prodotti nello stabilimento Fiat di Pratola Serra (quindi si tenne la tecnologia Multijet Common Rail su Opel, cfr. unità vendute da Opel Corsa, motori Astra e Insignia). Fiat e Gm hanno continuato a sostenere lo sviluppo congiunto delle piattaforme e la società torinese continuò a vendere supporto ingegneristico a Detroit per lo sviluppo di tecnologie diesel.